L'infermiere che cambia In crescita in Ticino il settore delle cure a domicilio

SwissTXT / red

30.4.2023

Immagine d'illustrazione
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archivio Ti-Press

Orari e lavoro pesanti spingono molti infermieri ad allontanarsi dalla professione. Se n'è parlato molto negli ultimi mesi, in particolare durante la pandemia. C'è dunque chi abbandona il lavoro, chi invece si riorienta verso le cure a domicilio.

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È il caso, per esempio, di Franco Castelli: dopo dieci anni passati in ospedale nei reparti di cure intense, oggi è infermiere indipendente. Una scelta che gli ha portato diversi vantaggi, come racconta lui stesso ai microfoni della RSI: «Dal punto di vista personale, ho la possibilità di decidere quanto voglio lavorare e riesco così a gestire molto meglio i bisogni famigliari. Sul fronte professionale, c'è il fatto di poter costruire una relazione anche a lungo termine con i pazienti, che è fondamentale non solo per me ma anche per i pazienti stessi».

Nel settore ticinese delle cure a domicilio, gli infermieri indipendenti sono oltre quattrocento, un numero in crescita (dieci anni fa erano 106). La maggior parte dei professionisti lavora però per le 55 organizzazioni private e per i sei servizi pubblici.

Qui, proprio perché si opera su mandato del Cantone, c'è un po' meno flessibilità. «Per legge vanno assicurati i principi dell'universalità, dell'economicità e dell'efficienza» spiega Alessandra Viganò, direttrice sanitaria dell'Associazione Locarnese e Valmaggese di Assistenza e cura a domicilio (ALVAD). «Va quindi garantita la giusta prestazione con il giusto operatore, quello economicamente meno oneroso. E ovunque, indipendentemente dal domicilio dell'utente».

La professione resta attrattiva

Ma la professione resta ugualmente attrattiva e la richiesta c'è. Se n’è discusso pure in una conferenza organizzata dal Master in cure infermieristiche della Scuola universitaria della Svizzera italiana (SUPSI): curare a casa comporta la modifica della presa a carico e di conseguenza della formazione.

«Si vanno a preparare - lo spiega Monica Bianchi, responsabile del Master in cure infermieristiche SUPSI - dei professionisti che siano formati per lavorare a fianco del medico, con cui collaborano sempre di più».

In questo modo si hanno più sguardi disciplinari sul paziente: «Ognuno raccoglie i bisogni della persona che è al domicilio e insieme definiscono il piano di cure». Si tratta così di avere dei professionisti che se ne occupano a domicilio.

Il mantenimento a domicilio: una direzione in cui vuole andare anche il Cantone, lo ha dimostrato con la pianificazione integrata per gli anziani.