Ristrutturazione Clima di incertezza alla Schindler di Locarno

Swisstxt

11.5.2021 - 20:18

Sarebbe stata soppressa almeno una quarantina di impieghi
Sarebbe stata soppressa almeno una quarantina di impieghi
tipress

La ristrutturazione è una risposta al cambiamento del mercato, si vuole mantenere la ditta in salute a lungo termine e il numero di posti da sopprimere è in corso di valutazione, ma il futuro della Schindler in Ticino non è in discussione.

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È quanto fa sapere l'azienda, senza fare cifre né fornire date, rispondendo per iscritto alle sollecitazioni dopo quanto pubblicato oggi, martedì, da laRegione.

Stando al quotidiano, di settimana in settimana a Locarno si procede a licenziamenti scaglionati, andando a toccare in particolare l'amministrazione e causando incertezza. Sarebbe così stata soppressa almeno una quarantina di impieghi, secondo le valutazioni dei sindacati.

Come vuole il CCL, a trattare con la direzione è la commissione del personale, che - legata da un accordo di confidenzialità - non parla. I sindacati, dal canto loro, sono ancora in attesa di incontrare i vertici aziendali.

«I contenuti della ristrutturazione non li conosciamo (...) chiederemo un faccia a faccia nei prossimi giorni», afferma Marco Pellegrini dell'OCST. «Ci aspettavamo di essere integrati nella discussione ma così non è stato. È stato concluso un piano sociale di cui non conosciamo i contenuti», aggiunge dal canto suo Gianluca Bianchi di Unia.

L'ottimizzazione dei costi, con la stima di 2'000 posti in meno a livello mondiale di cui 200 in Svizzera, era stata preannunciata l'estate scorsa, con sullo sfondo la crisi del Covid e la forza del franco. In Ticino era già stata chiusa la sede di Quartino, un annuncio giunto già a fine 2019.

Le difficoltà dell'industria

La crisi del Covid non ha mancato di colpire il settore industriale. Gli impianti di produzione non sono stati costretti a chiudere dalle autorità, ma non per questo è andato tutto bene. Se nel 2020 a mancare era la domanda, nel 2021 i grattacapi arrivano da altrove.

«L'anno è cominciato sicuramente meglio dello scorso, riusciamo a vendere quasi ai livelli di pre-pandemia, ma la produzione è resa più difficile dalla reperibilità dei materiali e dall'aumento dei prezzi, che possono arrivare al 30%», spiega per esempio Michele Beffa, direttore della Tenconi SA di Airolo, che lavora essenzialmente con acciaio e alluminio.

Uno sguardo più generale, spiega invece il direttore dell'AITI Stefano Modenini, mostra che «vere e proprie chiusure totali non ce ne sono state, ma c'è stato un rallentamento nella primavera 2020». Dopo l'estate si è tornati «quasi a tempo pieno», ma alcune aziende ricorrono tuttora all'orario ridotto. Il settore guarda soprattutto a mercati esteri che, tranne Cina e Stati Uniti, «sono in sofferenza».