Moschea di Lugano L’imam ribatte alla SEM: «Non sono un terrorista»

SwissTXT

3.11.2019 - 16:40

Nella foto un momento durante la conferenza stampa indetta da l'Imam Samir Radouan Jelassi, per informare la stampa sugli sviluppi della sua richiesta di naturalizzazione
Nella foto un momento durante la conferenza stampa indetta da l'Imam Samir Radouan Jelassi, per informare la stampa sugli sviluppi della sua richiesta di naturalizzazione
Ti-Press

La SEM ha dato preavviso negativo alla naturalizzazione dell'imam per legami con islamisti radicali.

Da verifiche effettuate Radouan Jelassi, sarebbe coinvolto in attività di terrorismo islamico. La Segreteria di Stato (SEM) della migrazione motiva così, 3 novembre 2017, il suo "no" alla cittadinanza svizzera dell'imam della moschea di Lugano/Viganello.

La città di Lugano gli aveva concesso invece l’attinenza nel 2016 a seguito della richiesta di naturalizzazione inoltrata da Jelassi nel 2014.

Informazioni avute dai servizi segreti

Le accuse della SEM sono specifiche e di peso, fondate su un altro preavviso negativo: quello dei servizi di intelligence svizzeri. Sono infatti loro a dire che gli elementi raccolti sulla persona di Rodouan Jelassi dimostrano legami con islamisti radicali o persone sospettate di partecipare ad attività legate al terrorismo islamico.

D'altra parte rilevano anche risvolti poco chiari circa i finanziatori della moschea luganese. Elementi che non hanno tuttavia permesso ai servizi di intelligence di procedere penalmente, ma sono stati ritenuti sufficienti per negare la cittadinanza svizzera all'imam.

Jelassi ha sporto querela

Jelassi da parte sua ha risposto con una querela ai funzionari della Segreteria di stato della migrazione per diffamazione e ingiuria, ma il Ministero pubblico della Confederazione ha archiviato la denuncia con un non luogo a procedere e la vicenda è ancora pendente davanti al Tribunale federale.

Se finora non si è parlato di questo caso, nonostante giovedì il quotidiano italiano Libero abbia dedicato ampio spazio alla vicenda, è perché l'alta corte losannese aveva accolto la richiesta di Jelassi di impedire la diffusione giornalistica fino a sentenza definitiva.

L’imam: «Nessun legame con il terrorismo»

Domenica pomeriggio Paolo Bernasconi, avvocato dell’imam, ha convocato un incontro con la stampa per esporre il punto di vista del religioso luganese che, da parte sua, nega ogni addebito e respinge tutte le accuse al mittente.

Jelassi ha infatti risposto alla SEM con una presa di posizione articolata, dove nega categoricamente di essere implicato in ogni atto o attività legata al terrorismo, «che ho sempre denunciato e continuerò a farlo».

Per Jelassi il terrorismo non ha infatti niente a che fare con l’Islam e neppure con tutte le altre religioni, pur ammettendo che una «minoranza ha commesso degli atti di terrorismo in nome dell’Islam, mettendo così in pericolo l’immagine dell’Islam e dei musulmani, anche in Svizzera».

«I soldi dati dai fedeli»

Sui finanziamenti, l'imam ha poi ribadito in conferenza stampa che la Moschea luganese è sostenuta unicamente dai contributi dei fedeli e ha escluso l'arrivo di denaro da altri Stati o entità pubbliche.

A comprova della sua estraneità l’imam ricorda poi tutte le sue pubblicazioni nei suoi 17 anni di vita in Svizzera, «le quali provano che io sono contro il terrorismo. Come persona credo a un Islam equilibrato, pacifico e ricco dei valori del rispetto verso il differente».

Anche nel suo ruolo religioso Jelassi conferma di aver sempre richiamato la propria comunità «all’integrazione della legge, all’apertura verso la società e alla partecipazione dello sviluppo della Svizzera su tutti i fronti».

Ticino e Grigioni giorno per giorno

Tornare alla home page

SwissTXT