Ricerca fondi nel privato? Le spese ticinesi per la cultura fan discutere

SwissTXT / pab

6.1.2020

L'esterno del LAC a Lugano
L'esterno del LAC a Lugano
Ti-Press

Con 395 franchi pro capite spesi nel 2017, il Ticino si piazza al quarto posto nella classifica nazionale per ciò che riguarda le spese nel settore culturale.

E per il municipale di Lugano e consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri sono decisamente troppi, a fronte di una media svizzera di 315 franchi. «Spendiamo troppo per la kultura e troppo poco per la promozione del lavoro», ha scritto infatti in un post su Facebook, nel quale prende spunto dai dati dell'Ufficio di statistica.

Il post di Lorenzo Quadri

Facebook

Contattato dalla RSI, il municipale e deputato a Berna ha commentato che «la spesa pubblica deve orientarsi su delle priorità e, se guardo al Ticino, la priorità è evidentemente di tipo occupazionale, quindi ritengo che sia in questo ambito che occorra investire più risorse, senza toglierne per darne alla cultura».

Ricerca dei fondi per la cultura nel privato?

Secondo Quadri «spendere meno soldi pubblici in cultura non vuol dire necessariamente fare meno cultura. Ad esempio il canton Lucerna, del famoso KKL, spende poco più della metà di quello che spende il Ticino e non credo faccia meno cultura. Però magari la finanzia in modo diverso, coinvolgendo maggiormente privati e associazioni ed aumentando l'autofinanziamento. Non deve essere sempre e necessariamente lo Stato a finanziare la massima parte».

Il settore pubblico, a suo avviso, dovrebbe quindi darsi maggiormente da fare per ricercare i fondi necessari alla cultura nel privato.

La replica di Bertoli

«Il coinvolgimento dei privati in taluni settori funziona egregiamente in Ticino, penso in particolare al festival del film di Locarno e allo stesso LAC, ma non è sempre facile. Ci sono inoltre delle nicchie in cui la presenza del pubblico è molto importante perché altrimenti sparirebbero del tutto. Si tratta di realtà che spesso non sono basate nei centri, ma in zone più periferiche", replica il direttore del DECS Manuele Bertoli.

Il quale però invita a considerare la questione anche senza dimenticare che «il Ticino, grazie anche a risorse che vengono da fuori Cantone e in particolare dalla Confederazione, spende per la promozione della cultura di lingua italiana in Svizzera. In questo senso il nostro è un cantone particolare».

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