Covid in Ticino Mattia Lepori sulle decisioni ticinesi: «Sono insufficienti, serve di più»

SwissTXT / pab

11.1.2021

Il vice capo area medica dell'Ente Ospedaliero Cantonale Mattia Lepori.
Il vice capo area medica dell'Ente Ospedaliero Cantonale Mattia Lepori.
RSI

La situazione epidemiologica in Ticino resta preoccupante, nonostante il netto calo del numero di nuovi contagi. Oggi, lunedì, sono 61 i casi accertati ed era dalla fine di ottobre che il dato non scendeva sotto quota 100.

Ci sono comunque stati 8 morti e il numero delle persone ricoverate rimane elevato (352 ricoverati, 51 in cure intense). Una situazione che preoccupa da tempo il mondo sanitario, tanto che l'Ordine dei medici ha indetto per domani un momento di protesta proprio a fronte «di appelli rimasti inascoltati». A partire dalle 14 i medici sono chiamati a esporre su finestre e balconi un camice bianco.

Una preoccupazione espressa, ai microfoni della RSI, anche dal vice capo area medica dell'Ente Ospedaliero Cantonale Mattia Lepori.

Come giudica la presa di posizione del Governo ticinese, che si è sostanzialmente allineato a quanto proposto da Berna?

«Personalmente le giudico piuttosto negativamente. Ritengo che la situazione attuale in Ticino, che è ben peggiore del resto della Svizzera, avrebbe richiesto l’introduzione di misure supplementari. Molto bene quindi che si accetti che la Confederazione decida di prolungare la chiusura dei locali pubblici fino alla fine del mese prossimo, tuttavia questo calo dei contagi del 19%, che andrà confermato nelle prossime settimane, non mi sembra una ragione sufficiente per essere soddisfatti».

Possiamo dire che il mondo sanitario non è stato ascoltato questa volta?

«Penso che ci sia sempre una questione di ponderazione degli interessi nelle decisioni del Consiglio di Stato, ma io ritengo che - dal punto di vista strettamente sanitario - queste misure si rivelano insufficienti. Il calo dei contagi può essere forse legato alla chiusura di bar e ristoranti, ma in parte lo è anche per la diminuita mobilità perché la gente era in vacanza. Adesso le persone tornano a muoversi, per andare a scuola o al lavoro, e sappiamo che c’è una correlazione evidente tra l’aumento della mobilità e l’aumento dei contagi. Pertanto non sono per niente tranquillo di fronte alle settimane che ci aspettano».

Il mondo sanitario ticinese ha parlato con il Governo e proposto nuove misure?

«Le misure che si sono rivelate efficaci le conosciamo tutti e io penso che in Svizzera, e lo ripeto da mesi, quello che si deve fare ce lo ha mostrato il Canton Ginevra, che ha fatto una chiusura che non era un vero e proprio lockdown: le attività produttive non sono state interrotte, ma sono state chiuse le attività commerciali non essenziali. E ora sta beneficiando di questa serrata effettuata nel mese di novembre, con un tasso di contagi e di ricoveri che sono tre volte inferiori a quelli ticinesi».

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