Per 3 episodi su 5 è stato confermato il reato di tentato omicidio intenzionale.
«Più che un padre, un despota maniaco del controllo»
Il giudice Amos Pagnamenta, pronunciando la pena, ha sottolineato come «più che un padre, l’imputato si è dimostrato un despota maniaco del controllo». Allo stesso modo ha sottolineato come le «vittime siano credibili e gli episodi agghiaccianti», ma pure come il «processo sia stato indiziario».
Il giudice non ha mancato pure di sottolineare come anche per «chi è abituato a trattare casi come questo, la violenza dell'imputato lascia interdetti».
La richiesta di pena
La procuratrice pubblica Marisa Alfier aveva da parte sua chiesto una pena di 11 anni per tentato omicidio, oltre a 10 anni di espulsione dalla Svizzera per lo stesso motivo.
La sua patrocinatrice, l'avvocata Maria Galliani, aveva invece chiesto il proscioglimento dal reato più grave, quello di tentato omicidio intenzionale, chiedendo una pena massima di 5 anni.
«È inutile fare appelli per denunciare se poi non si segnala»
Il giudice Pagnamenta, leggendo la sentenza, è pure tornato sull'obbligo di segnalazione, in quanto almeno sei persone erano a conoscenza dei fatti e non li hanno segnalati: «È perfettamente inutile fare appelli per denunciare quando chi deve segnalare non lo fa. Invito pertanto la procuratrice pubblica a procedere penalmente anche per questa fattispecie», ha concluso Pagnamenta.