Ticino De Rosa: «Siamo di fronte a una nuova ondata», Merlani: «Usate le mascherine»

pab

24.3.2022

A sinistra il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) Raffaele De Rosa e a destra il medico cantonale Giorgio Merlani in un'immagine d'archivio.
A sinistra il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) Raffaele De Rosa e a destra il medico cantonale Giorgio Merlani in un'immagine d'archivio.
Keystone / Ti-Press / archivio

Il numero di nuove infezioni da SARS-CoV-2 rimane alto in Ticino e gli ospedali sono tornati sotto pressione. De Rosa: «Siamo di fronte a una nuova ondata». Merlani: «Collegamento chiaro tra allentamenti e aumento. Continuate a mettere la mascherina». Zanini: «Col vaccino evitati 400 morti in un mese in Svizzera».

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24.3.2022

Davanti ai media hanno preso la parola il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento Sanità e socialità (DSS), il medico cantonale Giorgio Merlani e Giovan Maria Zanini, farmacista cantonale.

Il punto stampa è stato aperto da Raffaele De Rosa: «Il virus non è sparito, lo dimostrano l’evoluzione dei contagi e l’aumento delle ospedalizzazioni e dei decessi. Siamo di fronte a una nuova ondata causata dalla sotto variante di Omicron, più contagiosa, forse meno virulenta, ma che porta all'ospedalizzazione e anche a decessi delle persone non vaccinate o vaccinate, ma che sono vulnerabili».

De Rosa: «La mia scelta ci protegge»

La pressione sul sistema ospedaliero è ritornata, ha aggiunto il capo del DSS, che ha comunicato che, vista la situazione, la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale italiano di Lugano e di quello di Faido è stata posticipata. Il Governo, ha aggiunto De Rosa, ha pure approvato il potenziamento del dispositivo ospedaliero.

«L’abrogazione delle misure deve farci essere più attenti: vogliamo sensibilizzare la popolazione sulla necessità di continuare a proteggersi e di proteggere le persone più vulnerabili», ha dichiarato De Rosa, e il Cantone lo fa con un nuovo slogan: «La mia scelta ci protegge».

«Così rilanciamo la campagna di sensibilizzazione con lo scopo di favorire un maggior uso della mascherina nei luoghi al chiuso, dove c’è molta gente e dove ci si infetta di più. Sappiamo bene che la gente è stanca di sentir parlare di Covid, anche perché nell'attualità ci sono altri temi dominanti, come la guerra in Ucraina, ma non dobbiamo dimenticarci che il Covid non è una semplice influenza».

«Abbiamo scritto al Consiglio federale una lettera chiedendo di rivalutare la situazione e di posticipare la fine di tutte le misure prevista per la fine di marzo», ha poi concluso De Rosa.

La mia scelta ci protegge
La mia scelta ci protegge
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Merlani: «Difficile fare previsioni»

La parola è poi passata al medico cantonale Giorgio Merlani: «Possiamo sperare in un nuovo rallentamento dei contagi, ma la percentuale di test positivi è di oltre il 50%. Questo significa che solo le persone chiaramente sintomatiche si testano», ha sottolineato, aggiungendo che «buona parte dei casi positivi circolano tra la popolazione senza testarsi».

«È difficile fare delle previsioni proprio perché la gente si fa testare molto meno di prima. Notiamo un piccolo calo nei casi giornalieri, ma non possiamo sapere se questo è dovuto al fatto che il virus si espande meno o se, appunto, si trovano meno casi perché ci si fa testare di meno».

«Terremo sott'occhio il numero delle ospedalizzazioni», il cui numero è un indicatore più attendibile, ma «fare previsioni anche in questo settore è davvero difficile», ha proseguito Merlani.

«Collegamento chiaro tra allentamenti e aumento»

Merlani ha poi spiegato che c'è un nuovo strumento per capire l'andamento della pandemia: «Ora possiamo stimare la circolazione del virus anche tramite l’analisi delle acque reflue», in collaborazione con la SUPSI. «In certe situazioni la presenza del virus nelle acque reflue permette di capire cosa sta succedendo nella popolazione».

«Basandosi su questi dati, si è visto che dopo il picco dei contagi si è assistito a una chiara discesa, ma dopo l’abrogazione dell’obbligo di quarantena, i casi sono tornati a salire».

Merlani ha poi spiegato che secondo i dati ticinesi la correlazione diretta tra l'aumento dei casi e l'allentamento delle misure è stata pure riscontrata con gli altri dati: «Dopo il picco, quando è stato tolto l'obbligo della quarantena, la curva dei casi ha smesso di scendere, e ha iniziato a crescere. Subito dopo il cosiddetto «Freedom day» questa crescita è aumentata ancor di più».

Il medico cantonale ha poi detto che secondo le ipotesi vi è stata la «combinazione di due fattori: Omicron è nettamente più contagiosa e, in più, la variante Omicron 2 lo è ancora di più. Omicron 2 tre settimane fa era il 5% dei casi, due settimane fa il 25%, la settimana scorsa oltre il 50%. Penso che i dati che riceverò fra qualche giorno mi diranno che saranno attorno al 90%».

Anche Merlani ha ribadito un concetto espresso da De Rosa: «Non è diventato un raffreddore, lo dimostrano i numeri in ospedale. Non è diventato meno virulento. È la popolazione in cui si diffonde che è cambiata grazie alla vaccinazione e dal fatto che dopo due anni ognuno di noi, in qualche modo, è entrato in contatto con il SARS-CoV-2, quindi la popolazione è meno vulnerabile, ha sviluppato anticorpi».

Merlani: «La responsabilità individuale rimane capitale»

«Abbiamo avuto in Ticino anche picchi di 20 ricoveri al giorno che si sommano e generano pressione sul sistema ospedaliero. I ricoverati sono sempre gli stessi: anziani vaccinati, ma fragili, o persone più giovani, ma non vaccinate o che non hanno risposto al vaccino».

«Possiamo però sperare che i dati si assestino, ma siamo noi a determinare cosa succederà», ha aggiunto. «Lo abbiamo detto fin dall'inizio due anni fa: sono le nostre scelte individuali che determinano l'andamento della pandemia».

«Francamente - ha proseguito Merlani - sono un po’ perplesso quando vado a fare la spesa perché non vedo più nessuno con la mascherina. È un piccolo gesto, ma che è molto efficace». In certi contesti quindi sarebbe meglio tornare a indossarla. «Non ci vogliono chiusure, ma riflettete sul mettere la mascherina nei luoghi chiusi», ha invitato Merlani in conclusione del suo intervento.

Zanini: «In 162.000 hanno fatto il booster»

La parola è infine passata al farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, che ha fatto il punto sulla campagna di vaccinazione, che è continuata anche nelle scorse settimane: «Tralasciando i minorenni, le persone che hanno scelto di non vaccinarsi in Ticino sono 51.000».

Le persone vaccinate con due dosi, ha aggiunto, sono 92’000, mentre quelle che hanno fatto anche il booster, la terza dose, sono 162’000. «Le cifre reali di protezione della popolazione sono però migliori, perché diverse persone hanno contratto il Covid e quindi hanno ricevuto quella che si definisce un’immunizzazione naturale».

«La vaccinazione rimane importante»

Per far capire che è ancora importante farsi vaccinare, Zanini ha usato l’esempio dell’elefante.

«Ci troviamo in una situazione in cui delle persone bendate toccano solo una parte diversa di un elefante. E per nessuno di loro risulta essere un elefante perché nessuno percepisce l'insieme dell'animale».

E così facciamo anche noi, secondo Zanini: «Ci si limita a guardare solo nella nostra piccola cerchia privata e quindi pensiamo che la vaccinazione non serva più, perché ognuno di noi conosce qualcuno che malgrado la vaccinazione si è ammalato o, ancora peggio, è morto. Ma, per capire che l’immunizzazione è ancora importante, si deve guardare la situazione nel suo insieme».

Il concetto ribadito è: più persone vaccinate ci sono, meno se ne ammaleranno gravemente e meno ne finiranno in ospedale.

«Il virus si è aggiornato, il vaccino non ancora»

Zanini ha poi spiegato che «la copertura del vaccino dopo quattro mesi scende, ma sono in fase di sviluppo vaccini specifici contro la variante Omicron, che dovrebbero arrivare nei prossimi mesi. Il richiamo vaccinale, la terza dose, con gli attuali preparati permette comunque di innalzare la protezione al 60%».

Per far capire la situazione ,Zanini ha usato un parallelo con le nuove tecnologie: «Il virus è mutato, si è aggiornato, mentre il vaccino è in fase di aggiornamento. Oggi stiamo usando ancora il vaccino basato sul SARS-CoV-2 originario, quello che è arrivato da Wuhan. Ma adesso c'è Omicron. Per il vaccino è come coi telefonini. Ci sono aggiornamenti che devono essere fatti per garantirne il buon funzionamento».

Zanini: «Col vaccino evitati 2.500 morti»

Il farmacista cantonale ha poi spiegato che grazie al vaccino sono stati evitati molti ricoveri e molti decessi e lo ha fatto mostrando un calcolo matematico.

«Applicando a tutta la popolazione svizzera i tassi di ospedalizzazione e di decesso fra i non vaccinati, si può calcolare che nelle 6 settimane e marzo 2022 invece delle 120 persone che in media sono state ospedalizzate ne avremmo avute in media 400. Di conseguenza sono state evitate 12’000 ospedalizzazioni».

Inoltre, ha aggiunto, «invece di 12 morti che in media ci sono stati ogni giorno ne avremmo avuti in media 73: sono stati evitati 2’500 morti».

La campagna vaccinale prosegue

Premesso tutto questo, il farmacista cantonale ha fatto sapere che quindi la campagna vaccinale continua e si mantiene l’attuale dispositivo.

Zanini ha infine fatto sapere che è possibile che in autunno si offrirà una quarta vaccinazione (il secondo richiamo), ma solo a determinate fasce di popolazione, come chi ha più di 80 anni o a persone particolarmente a rischio.

La situazione in cifre

Per la prima volta dopo più di due settimane, le infezioni giornaliere annunciate oggi sono meno di 1'000. Si sono tuttavia verificati altri due decessi, lo stesso numero annunciato il giorno precedente, per un totale di 1'149 in due anni. Negli ospedali ticinesi sono ancora ricoverati 114 pazienti (-5), ma in cure intense aumentano da 8 a 9.