TicinoIn calo i permessi negati, Gobbi: «Ma guardia alta contro gli abusi»
Swisstxt
22.9.2021 - 14:50
Le decisioni negative riguardo al rilascio di permessi a cittadini stranieri in Ticino sono state finora 40 dall'inizio dell'anno, 27 motivate con un soggiorno fittizio e 13 con questioni di ordine pubblico.
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22.09.2021, 14:50
22.09.2021, 14:56
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Un dato in netto calo rispetto al recente passato, se si pensa che nel 2020 le prime superavano le 160 unità e le seconde sfioravano ancora il centinaio, dopo aver sfondato quota 200 nel 2017. Sono queste le cifre presentate oggi, mercoledì, in conferenza stampa da Norman Gobbi e dalla caposezione della popolazione Silvia Gada.
I numeri in calo sono la conseguenza, è stato detto, della giurisprudenza del Tribunale federale, che non ha confortato la prassi restrittiva adottata dalle autorità cantonali, con due sentenze del novembre 2020 relative ad altrettanti casi ticinesi risalenti a 6 e 5 anni fa. «Ci adeguiamo, ma manteniamo alta la guardia contro gli abusi», ha detto il capo del Dipartimento delle istituzioni.
Mon Repos ha in particolare stabilito che l'aspetto del cosiddetto «centro vita e interessi» a cui si faceva riferimento nelle decisioni della sezione e confermate poi dal TRAM «ha una portata circoscritta alla decadenza del permesso e anche in questo contesto non è affatto è il criterio principale».
Pochi giorni fa, la massima corte elvetica ha poi «chiarito in modo inequivocabile», parole di Silvia Gada, la definizione di soggiorno. «Lo spostamento di domicilio e di centro di interessi da solo non determina la decadenza», scrivono i giudici di Losanna, «che interviene quando c'è la notifica di una partenza per l'estero» o in caso di assenza continuata di almeno 6 mesi.
Da prevedere un impatto su altri settori di attività pubblica
I controlli delle presenze restano da fare, ha tuttavia sottolineato l'alta funzionaria cantonale, e sono la base delle decisioni sia positive che negative, anche da parte del TRAM e del TF. Solo di rado, ha precisato, sono necessari sopralluoghi, mentre nella stragrande maggioranza dei casi la documentazione fornita (per esempio le bollette dell'elettricità) è sufficiente.
Anche i criteri relativi al pericolo per l'ordine pubblico, fra i quali gravità e lontananza nel tempo dei reati commessi, sono stati precisati attraverso la giurisprudenza. «Una truffa di 6 o 10 anni fa non può più essere considerata», ha detto Gobbi, che vede invece confermata la prassi rigorosa adottata contro le ditte fittizie, le cosiddette società bucalettere.
Il consigliere di Stato si è soffermato sulle conseguenze per il Cantone di quanto stabilito a Losanna: è da prevedere un impatto su altri settori di attività pubblica, fra gli altri quello fiscale, delle assicurazioni sociali e fondiario per la possibilità di acquisto di terreni o beni immobili.
Una questione che tiene banco da un paio di anni ormai
La questione permessi tiene banco da un paio di anni ormai, sollevata da sindacati e padronato. Era stata il tema di una puntata di Falò della RSI del 2020, in cui si evidenziavano controlli giudicati spropositati, rifiuti e revoche di permessi per questioni ritenute minori. Se ne sta occupando la Commissione della gestione del Gran Consiglio, a cui spetta l'alta vigilanza.
In una procedura rallentata dall'emergenza Covid, l'anno scorso era stato sentito proprio Gobbi. La settimana scorsa è stato il turno di padronato e sindacati e ieri, martedì, i commissari hanno tirato le somme e deciso di andare avanti.
Per Anna Biscossa, presidente della Gestione, «le audizioni hanno portato una serie di elementi che impongono di chiarire meglio se alcune difficoltà che si sono registrate sono ancora in vigore o se effettivamente tutto è stato risolto».