Ticino Merlani: «In cure intense molti 50enni non vaccinati per scelta»

Swisstxt

1.9.2021 - 19:17

Un reparto di cure intense della Clinica Luganese Moncucco
Un reparto di cure intense della Clinica Luganese Moncucco
Keystone / Ti-Pres

Nei reparti acuti degli ospedali ticinesi i ricoveri restano contenuti, anche se il dato - che attualmente è di 8 persone - pian piano sta aumentando. Il tasso di occupazione delle cure intense (compresi i pazienti non Covid) in Ticino è del 50-55%, un valore al di sotto della media svizzera. Ma chi sono i ricoverati?

1.9.2021 - 19:17

«È presumibile che quello che vediamo sia dovuto in gran parte ai vaccini, ma forse non solo, perché c'è un cambiamento chiaro. Sono infatti rari i pazienti anziani. L'età media dei ricoverati è ora intorno ai 50 anni. Moltissimi hanno fra i 50 e i 55 anni e in grandissima parte si tratta di persone non vaccinate per scelta, più che impossibilità», spiega Paolo Merlani, direttore sanitario e primario a capo della medicina intensiva dell'ospedale regionale di Lugano, ai microfoni della RSI.

«Ci sono rari casi di pazienti che sono vaccinati, ma che hanno risposto male al vaccino, nel senso che non hanno prodotto anticorpi. Stiamo parlando di coloro che sono immunosoppressi per altre malattie, e che forse sarebbero i destinatari della terza dose di cui si sta tanto parlando», aggiunge.

Obesità, ipertensione e diabete restano fattori di rischio, ma il primario spiega che a finire in terapia intensiva ci sono anche persone senza particolari patologie. I numeri (tutto sommato contenuti) delle ospedalizzazioni non permettono di stimare oggi una percentuale che indichi quanti ricoveri finiscano in cure intense. In passato, la percentuale era circa il 10-15%, poi è scesa verso il 7% e poi è risalita.

«In questo momento ci sono 32 pazienti ospedalizzati nel cantone, di cui 8 in cure intense. La proporzione sarebbe del 25%, che sarebbe una cifra molto alta, ma si tratta di dati ancora provvisori, da cui non è ancora possibile trarre conclusioni», conclude Merlani, sottolineando che - sebbene in questo momento i numeri siano contenuti - in caso di peggioramento il sistema è «pronto».

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