Chiesti 100 milioni Rimborsi alle casse malati: in Ticino le case per anziani sono preoccupate

ATS / SwissTXT / pab

19.9.2018

Immagine d'illustrazione (archivio)
Immagine d'illustrazione (archivio)
Ti-Press / Benedetto Galli

Numerose casse malattia, rappresentate da Tarifsuisse (filiale di santésuisse) hanno intentato causa a circa 900 case di cura per ottenere il rimborso di poco meno di 100 milioni di franchi per i costi addebitati per del materiale medico. In Ticino gli istituti per anziani toccati sono una cinquantina. C'è preoccupazione ma anche una qualche speranza a Sud delle Alpi.

Ad essere interessati sono istituti di tutta la Svizzera, ha riferito a Keystone-ATS il portavoce di santésuisse Christophe Kaempf, confermando un'informazione pubblicata oggi sui media di Tamedia. Gli importi recuperati andrebbero a confluire nelle riserve.

La richiesta si basa su una sentenza del Tribunale amministrativo federale (TAF) dell'autunno 2017 che ha dato ragione alla casse malattia stabilendo che non sono più tenute a rimborsare tramite l'assicurazione base il costo del materiale sanitario utilizzato dai servizi di cure a domicilio, dalle case anziani e degli ambulatori non medicalizzati.

Effetto retroattivo al 2015?

Nell'ambito della revisione del finanziamento delle cure del 2011, infatti, era stato deciso che i contributi dell'assicurazione malattia sarebbero stati limitati e che i cantoni dovevano assumersi il finanziamento residuo.

La scadenza per l'attuazione era stata fissata a fine 2014. "Nonostante ciò, le case di cura hanno continuato a fatturare i costi", ha affermato Kaempf. Il rimborso di questi soldi viene ora richiesto per via legale a partire dal primo gennaio 2015.

Delle circa 40 casse affiliate a santésuisse - secondo Kaempf - 16 partecipano alla richiesta di rimborso. "Per le altre non ne vale la pena", ha spiegato.

Preoccupazione in Ticino

È preoccupata ma non si dà per vinta l'associazione che rappresenta le case per anziani in Ticino. Per il solo cantone si parla, è bene ricordarlo, di quasi 3 milioni di franchi in tutto per una cinquantina di istituti sanitari.

A Lugano, che conta sei case di cura con quasi 600 residenti, la fattura rischia di essere particolarmente onerosa. I conti li ha fatti Paolo Pezzoli, direttore degli istituti sociali, che ai microfoni della RSI ha affermato: "Abbiamo avuto una richiesta di rimborso per circa 130'000 franchi all'anno, con retroattività al 2015".

C'è un piccolo margine di manovra 

La giurisprudenza federale sembra, come detto, dar ragione agli assicuratori: il materiale di cura come cerotti, garze e disinfettanti, per esempio,  non va fatturato a parte.

Secondo l'Associazione dei comuni in ambito Sociosanitario, che si occupa della vertenza, qualche margine di manovra giuridico esiste ancora, come spiega sempre ai microfoni della RSI, il suo segretario Roberto Perucchi: "È vero che un assicuratore ha dato la disdetta e ha intentato una causa che poi ha vinto davanti al Tribunale federale. Questo non significa ancora, ai nostri occhi, che la retroattività sia dovuta in tutti i casi".

Per legge, in ultima analisi, sarà il cantone a dover mettere la mano al portafogli. I pazienti, assicura Paolo Pezzoli, non hanno nulla da temere: "Questi sono problemi che devono gestire gli istituti di cura e il Dipartimento sanità e socialità, ma non riguarda assolutamente una richiesta di soldi superiore ai residenti".

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