ParadisoParadiso, una truffa da 20 milioni di franchi
Swisstxt
24.3.2022 - 20:40
Ha i contorni di un film la truffa che presto porterà in aula un avvocato italiano residente a Paradiso, appena rinviato a giudizio. Rischia molti anni di carcere. Lo riporta la RSI.
24.03.2022, 20:40
24.03.2022, 21:11
Swisstxt/ Red.
Il 48enne italiano avrebbe preso parte a un raggiro da quasi 20 milioni di franchi. A farne le spese alcuni clienti, americani e canadesi, che un altro italiano aveva provveduto ad adescare. I soldi sono spariti nel nulla.
L'uomo si presentava come dottor Rossi e prometteva l’incasso di ingenti eredità. A condizione che però i facoltosi stranieri coprissero le spese generate dalla procedura. In questo era incluso anche l’acquisto a prezzi altissimi, ben 3-400’000 franchi, di società con sede in Ticino, cedute dall'avvocato in cambio un mandato per amministrarle.
Il legale sotto accusa frequentava gli alberghi migliori e a volte era accompagnato da un amico che fingeva essere il nipote di Mario Draghi, il presidente del Consiglio italiano.
Presto a processo, rischia grosso
Da tutto questo arriva l’accusa di truffa per mestiere, ipotizzata anche per una serie di crediti Covid. In totale si parla di 200’000 franchi, ottenuti nella primavera del 2020.
L'uomo si dichiara innocente, riporta la RSI. Afferma di essersi reso conto della bufala dell'eredità solo nel 2017. «Inizialmente pensavo che le società da me amministrate servissero per il deposito di fondi in nero», ha dichiarato.
Il processo, che dovrebbe durare un paio di giorni, inizierà il 2 giugno. Il giudice sarà Amos Pagnamenta. Contro l’imputato, che si trova in carcere da ottobre, la procuratrice pubblica Chiara Borelli vuole chiedere una pena di più di cinque anni.
Non è il primo reato di cui è accusato
Non è il primo arresto per l'avvocato residente nel luganese: in Italia, nel 2014, era sospettato di far parte di un'organizzazione transnazionale che faceva riciclaggio e frode fiscale.
I reati venivano eseguiti attraverso fatturazioni fittizie, che portavano dalla Calabria, da Piana di Gioia Tauro, a vari paesi come Estonia, Olanda e Svizzera. Il procedimento penale è ancora pendente.