Aiuto ai media Aiuto ai media: il pacchetto di misure bocciato alle urne con il 54,6% dei voti

mp, ats

13.2.2022 - 16:24

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE/GAETAN BALLY

Il pacchetto di misure da 151 milioni di franchi in favore dei media è stato bocciato alle urne con il 54,6% dei voti contrari. Il risultato conferma le prime proiezioni dell'istituto demoscopico gfs.bern. La partecipazione è stata del 43,6%.

13.2.2022 - 16:24

Il comitato referendario - composto di parlamentari di UDC, UDF, Lega, ma anche di PLR e Alleanza del Centro - è riuscito alla fine della campagna a convincere la maggioranza degli elettori che con gli aiuti statali si sarebbe messa in discussione l'indipendenza dei media.

A nulla sono valsi gli appelli dei sostenitori del testo, in primis sinistra e ministra delle comunicazioni Simonetta Sommaruga, che hanno tentato invano di sottolineare come l'autonomia dei giornalisti non sarebbe stata rimessa in causa con il pacchetto di aiuti.

Oggi un fossato si è profilato tra Svizzera tedesca e romanda, anche se non è stato così netto come si aspettavano i commentatori, ed è emersa pure qualche sorpresa: ad esempio Uri è tra i cantoni che hanno sostenuto il testo (50,5%), mentre il Vallese ha detto di «no» (53,3%).

«Röstigraben» non così netto

Oggi un fossato si è delineato tra Svizzera tedesca e romanda, anche se non è stato così netto come si aspettavano i commentatori, ed è emersa pure qualche sorpresa: ad esempio Uri è tra i cantoni che hanno sostenuto il testo (50,5%), mentre il Vallese ha detto di «no» (53,3%).

Fra i cantoni contrari spiccano in particolare Turgovia con il 65,6% e Appenzello interno il 66,4% dei suffragi, ma anche a Zurigo (54,7%), Lucerna (55%) e Berna (58%) il «no» ha prevalso in modo chiaro.

Ticino e Grigioni si ritrovano nel campo dei cantoni ostili al pacchetto di misure a favore dei media, anche se in questi casi il risultato è stato un po' più tirato: gli elettori grigionesi l'hanno bocciato con il 52,7%, quelli ticinesi con il 52,8%.

In Romandia si distinguono in particolare i cantoni di Neuchâtel (63,2%) e Giura (64,9%), dove due elettori su tre sono stati favorevoli al testo. Anche a Friburgo (57,4%), Vaud (57,1%) e Ginevra (56,8%) il «sì» al pacchetto di aiuti è stato chiaro.

In controtendenza rispetto agli altri cantoni svizzero-tedeschi figura Basilea-Città, sebbene non sia la prima volta che gli elettori di questo cantone votino in modo simile ai romandi: qui il pacchetto di misure in favore dei media l'ha spuntata con il 55,3%.

Preoccupazione e nuove proposte

Secondo la vicepresidente del Partito socialista Elisabeth Baume-Schneider, l'opposizione al pacchetto si è focalizzata sui milioni che avrebbero ricevuto i grandi editori zurighesi. La consigliera agli Stati giurassiana si dice ora preoccupata per le testate regionali.

Di tutt'altro avviso il consigliere agli Stati Philippe Bauer (PLR/NE), che si è battuto contro gli aiuti statali ai media. «Domani, la Svizzera non sarà meno democratica rispetto ad oggi», ha dichiarato il «senatore» neocastellano all'emittente romanda RTS. I media continueranno a ricevere gli aiuti, secondo la legislazione attualmente in vigore.

Il chiaro «no» alle urne sul pacchetto di misure a favore d media ha sorpreso il comitato favorevole «Sì alla pluralità mediatica». Secondo una delle sue coordinatrici, Olga Baranova, il dibattito non è tuttavia terminato, in particolare nella Svizzera romanda.

Anche l'ex consigliere nazionale e presidente di Medienfreiheit (Azione libertà dei media) Manfred Bühler (UDC/BE), auspica che i dibattiti sui media riprendano in Parlamento. «C'è un bisogno innegabile» di discutere in Parlamento, ma «in maniera più intelligente», ha aggiunto. A suo parere, il progetto sottoposto al voto è stato sovraccaricato di elementi non applicabili, come l'aumento dell'aiuto indiretto.

Dal canton suo, Bauer ha già sin d'ora annunciato di voler depositare un'iniziativa parlamentare per aumentare la quota del canone alle radio e tv private locali.

Progetto da oltre 150 milioni

Il pacchetto proponeva, tra le altre cose, di estendere il sostegno indiretto alla stampa per la distribuzione mattutina dei giornali. Per tale scopo erano stati stanziati 120 milioni.

Altri 30 milioni all'anno erano destinati ai media online per promuovere la transizione digitale. I contributi sarebbero stati versati fino a un massimo del 60% del fatturato generato dall'azienda. Sarebbero stati anche sostenuti le agenzie di stampa, le scuole di giornalismo e il Consiglio svizzero della stampa.

Non erano previste nuove tasse. Le riduzioni del costo della distribuzione e il sostegno ai media online nazionali sarebbero inoltre stati limitati nel tempo e sarebbero decaduti dopo sette anni.

mp, ats