Migrazione Centri asilanti: «Nessun ricorso sistematico alla violenza, ma ...»

cp, ats

18.10.2021 - 14:42

Niklaus Oberholzer (sin.) e Mario Gattiker durante la presentazione del rapporto.
Niklaus Oberholzer (sin.) e Mario Gattiker durante la presentazione del rapporto.
Keystone

Nei centri federali d'asilo (CFA) i diritti fondamentali e umani dei richiedenti sono in linea di massima rispettati.

18.10.2021 - 14:42

È la conclusione cui è giunto l'ex giudice federale Niklaus Oberholzer, incaricato dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) di verificare se i collaboratori dei servizi di sicurezza ricorrano a misure di coercizione sproporzionate.

Il rapporto, presentato oggi ai media, è la risposta dell'amministrazione alle accuse, pubblicate la primavera scorsa da alcuni media e da organizzazioni non governative, secondo cui nei CFA si fa un ricorso eccessivo e sistematico alla violenza da parte dei collaboratori dei servizi di sicurezza.

Alcuni errori, ma nessuna tortura

L'ex giudice federale ha esaminato sette casi in cui si sospettava un uso sproporzionato della forza contro i richiedenti asilo, aggiungendo tuttavia oggi davanti ai media che la sua è stata «un'indagine amministrativa, non penale». Oberholzer ha precisato di non aver visitato personalmente i CFA, ma di essersi concentrato sugli aspetti strutturali da migliorare per evitare ulteriori sbavature.

Stando all'ex magistrato, nei centri non avvengono violazioni sistematiche dei diritti dei richiedenti asilo, né sussistono pregiudizi nei confronti degli ospiti da parte di chi si occupa della sicurezza. «In linea di massima, il sistema funziona». Per Mario Gattiker, capo della SEM, le accuse «di tortura sono ingiustificate e false».

Indagine penale in sei casi

Per quanto attiene agli episodi problematici verificatisi nei CFA, quattordici dipendenti di società di sicurezza sono stati sospesi dopo che sette casi di maltrattamenti sono stati resi pubblici; queste persone non lavoreranno più nei centri federali di asilo. Diversi collaboratori della SEM sono stati anche trasferiti ad altre posizioni.

In sei dei sette casi esaminati è stata aperta un'inchiesta penale, «segno che è garantita un'indagine indipendente e imparziale da parte delle autorità giudiziarie», secondo la SEM.

Tre episodi dubbi

In tre casi, nel corso di una situazione conflittuale, il personale di sicurezza privato ha reagito in modo sproporzionato e, forse, anche illegale. Il fatto di rinchiudere persone considerate problematiche in una stanza di riflessione (o di contenimento, ossia una cella di isolamento) non era affatto giustificato, stando all'ex giudice federale.

Anche se si contano sulle dita di una mano, «si tratta pur sempre di tre casi di troppo», ha aggiunto il Segretario di stato, Mario Gattiker. Frattanto, questi episodi sono oggetto di un'indagine indipendente, ha aggiunto.

In altri tre casi, l'impiego di metodi coercitivi è stato proporzionato e giustificato in riposta all'atteggiamento violento di un richiedente asilo, noto per consumo eccessivo di droghe e alcol. Nell'ultimo caso esaminato sussistono invece dubbi sull'adeguatezza della risposta data a una situazione conflittuale.

Sicurezza e impiego dei privati

Per l'ex giudice federale, l'impiego di società di sicurezza private nei centri andrebbe sottoposto ad un'analisi critica. La vexata quaestio è: «Chi è autorizzato a ordinare misure coercitive, come l'uso di una stanza di contenimento? «Sicurezza e ordine sono prima di tutto compiti dello Stato», ha puntualizzato Oberholzer.

Tuttavia, quanto accaduto andrebbe contestualizzato, dal momento che gli agenti della sicurezza che lavorano nei centri sono circa 700 a fronte di oltre 2 mila richiedenti asilo che vi soggiornano contemporaneamente.

Misure preventive

Tenuto conto di quanto accaduto, e ancora prima della pubblicazione del rapporto, la SEM ha già approntato alcune misure correttive per evitare che problemi e conflitti degenerino; in particolare si punta sul dialogo per disinnescare i conflitti.

Nel secondo trimestre di quest'anno, il numero di casi di episodi violenti e di interventi della polizia è diminuito di quasi il 40% rispetto al primo trimestre. Nonostante i provvedimenti della SEM, Oberholzer ha fatto tuttavia notare che non è sempre possibile evitare i conflitti nei CFA.

Raccomandazioni

Oberholzer raccomanda quindi alla SEM maggiori controlli e una migliore formazione del personale addetto alla sicurezza e di piazzare il proprio personale formato dalla polizia nelle posizioni chiave in questo settore. I dipendenti dei servizi di sicurezza privati assumerebbero in questo caso una funzione di supporto.

La SEM dovrebbe anche definire più chiaramente le regole per l'applicazione delle misure disciplinari e l'uso delle cosiddette sale di riflessione, rivedendo la base legale per l'uso della coercizione e delle misure di polizia destinate a proteggere i candidati all'asilo e il personale. Anche le procedure per la segnalazione degli incidenti andrebbero migliorate.

La SEM, secondo Gattiker, esaminerà le raccomandazioni e le applicherà nella misura del possibile. Di primo acchito, l'idea che il personale del SEM occupi le mansioni chiave è possibile, ma sarà difficile, a suo avviso, fare a meno completamente della cooperazione con i privati.

Misure più ambiziose

In una nota odierna, Amnesty International, l'organizzazione che aveva segnalato questo problema nella primavera scorsa, ha accolto con favore il rapporto dell'ex giudice federale, ma sostiene che si possano adottare misure più ambiziose.

«Quello che manca è un meccanismo operativo e una protezione efficace per gli informatori che denunciano gli abusi nei centri. Un meccanismo di denuncia veramente indipendente per le vittime di violenza deve essere messo in atto», sottolinea la ONG nel suo comunicato. Anche in questo caso la SEM ha replicato affermando che esaminerà queste raccomandazioni e le attuerà dove possibile.

cp, ats