SvizzeraIl Consiglio federale vuole abolire il divieto di costruzione di nuove centrali nucleari
mc, ats
28.8.2024 - 16:17
Il Consiglio federale vuole abolire il divieto di costruzione di nuove centrali nucleari adottato nel 2017. Lo ha annunciato oggi precisando che presenterà un controprogetto indiretto all'iniziativa popolare «Elettricità per tutti in ogni momento (stop al blackout)».
mc, ats
28.08.2024, 16:17
28.08.2024, 17:10
SDA
Il governo condivide l'opinione del comitato d'iniziativa secondo cui l'apertura tecnologica è un prerequisito necessario per assicurare anche a lungo termine la copertura della crescente domanda di elettricità in modo rispettoso del clima e affidabile, spiega un comunicato.
«L'attuale divieto di costruire nuove centrali nucleari non è compatibile con l'obiettivo dell'apertura tecnologica e comporta inoltre rischi anche per lo smantellamento degli impianti esistenti», prosegue la nota.
L'abolizione del divieto di costruzione di nuovi centrali atomiche non mette in discussione lo sviluppo delle energie rinnovabili. È «solo un'opzione di ripiego», ha dichiarato davanti ai media il «ministro» dell'energia Albert Rösti.
Il Consiglio federale è responsabile della definizione della strategia energetica a lungo termine della Svizzera, ha affermato, aggiungendo che è un modo per anticipare la crescita della domanda di elettricità che si verificherà in futuro e lasciare aperte tutte le opzioni possibili.
Le quattro centrali nucleari attualmente in funzione coprono circa un terzo della produzione totale di elettricità in Svizzera. Quando saranno dismesse, l'elettricità che verrà a mancare dovrà essere compensata da altri impianti di produzione.
«È ancora da vedere se il potenziamento delle energie rinnovabili avverrà tanto rapidamente da permettere di sopperire con tempestività alle capacità produttive venute meno e di coprire il fabbisogno elettrico crescente», scrive il Consiglio federale. I progetti per le centrali idroelettriche e i parchi eolici continuano infatti a incontrare opposizioni che ne ritardano la costruzione, ha spiegato Rösti.
Contesto diverso
Negli ultimi anni il mercato elettrico e la politica climatica hanno conosciuto cambiamenti radicali. La Svizzera ora punta all'azzeramento delle emissioni entro il 2050. Questo implica la sostituzione dei combustibili fossili con energia elettrica prodotta nel rispetto del clima.
«Nel 2017, quando è stata adottata la strategia energetica 2050, non si parlava di abbandonare completamente i combustibili fossili. L'idea era di produrre l'elettricità mancante utilizzando centrali a gas. Ma con l'obiettivo zero emissioni questo è impensabile», ha precisato il consigliere federale.
Le centrali elettriche a petrolio e a gas potranno essere solo utilizzate come riserve in caso di emergenza.
A causa delle tensioni geopolitiche, inoltre, non è più pensabile fare affidamento sulla possibilità di importare in qualsiasi momento la quantità di energia elettrica mancante sul territorio nazionale, come fatto in passato. Bisogna tener conto inoltre che la popolazione cresce più rapidamente del previsto, quindi il fabbisogno di elettricità è maggiore.
No all'iniziativa, ma controprogetto indiretto
La Costituzione federale prevede già un approvvigionamento energetico diversificato, stando al governo, secondo cui la revoca del divieto di costruire nuove centrali nucleari non richiede quindi una modifica costituzionale, come prevede l'iniziativa «Stop al blackout». «È sufficiente un adeguamento a livello legislativo», ha sottolineato il capo del DATEC.
Il testo prevede inoltre che la Confederazione definisca le responsabilità per la sicurezza dell'approvvigionamento elettrico, «ma ciò non è necessario perché la Costituzione federale stabilisce già che la Confederazione e i Cantoni devono impegnarsi nell'ambito delle loro rispettive competenze per l'approvvigionamento energetico», afferma il governo.
Inoltre l'iniziativa potrebbe mettere in discussione l'eventuale esercizio di centrali di riserva in caso di penuria di energia elettrica.
Per tutte queste ragioni il Consiglio federale respinge l'iniziativa popolare, ma elaborerà un controprogetto indiretto entro la fine dell'anno. La consultazione durerà sino alla fine del prossimo mese di marzo. In seguito, il Parlamento discuterà sia dell'iniziativa che del controprogetto.