Prevaricazioni religioseLa Chiesa riformata vuole delle indagini sugli abusi sessuali
sifr, ats
28.4.2024 - 10:05
La Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS) ha presentato questa settimana al proprio legislativo una richiesta affinché venga realizzato uno studio sugli abusi sessuali commessi nell'istituzione e dai suoi membri.
Keystone-SDA, sifr, ats
28.04.2024, 10:05
28.04.2024, 10:34
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Lo indica la presidente della CERiS, Rita Famos, in un'intervista pubblicata oggi dalla NZZ am Sonntag. L'indagine dovrà mostrare dove e con quale frequenza sono stati commessi gli abusi e cosa ha impedito di scoprirli.
Famos auspica che i risultati dello studio aiutino anche altre istituzioni a combattere gli abusi sessuali, che sono una realtà anche nelle famiglie, nelle associazioni sportive e nelle scuole.
«Non è possibile dormire sugli allori e cercare capri espiatori, come avvenuto ad esempio nella Chiesa cattolica», afferma.
Non si è voluto vedere la realtà
«Per molto tempo, noi della Chiesa riformata abbiamo pensato che questa questione non ci riguardasse più del resto della società», ammette Famos, ribadendo quanto da lei già affermato alla fine dello scorso anno.
Lo studio della Chiesa riformata tedesca, che a gennaio ha rivelato l'esistenza di almeno 2225 vittime di abusi, ha scatenato una riflessione anche nella CERiS.
Dall'inizio dell'anno, la presidente è venuta a conoscenza di casi quasi ogni settimana. «Stiamo parlando di casi gravi come stupro e coercizione».
Un metodo diverso
A differenza della Chiesa cattolica svizzera e della Chiesa riformata tedesca, la CERiS non intende esaminare l'insieme dei dossier negli archivi, ma condurre un sondaggio.
Un esame approfondito dei dossier sarebbe molto più complicato che per i cattolici, a causa della struttura federalista della CERiS, sostiene Famos.
Lo studio dovrebbe costare 1,6 milioni di franchi e i risultati dovrebbero essere disponibili entro la fine del 2027. Il parlamento della CERiS, il sinodo, si esprimerà sulla proposta in giugno.
La Chiesa riformata elvetica in gennaio, in vista della pubblicazione della ricerca tedesca, aveva intrapreso una riflessione su come affrontare la questione anche al suo interno.