La Convenzione sulle munizioni a grappolo, che ne vieta l'uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio, festeggia sabato il suo decimo anniversario. Eppure esse continuano a mietere vittime.
Lo sottolineano in una lettera aperta pubblicata da diversi quotidiani la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga e il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) Peter Maurer.
Le bombe o munizioni a grappolo (dall'inglese cluster) sono degli ordigni contenenti submunizioni (bomblets) che vengono poi disperse a distanza per colpire a vasto raggio. Il tipo più comune è progettato per colpire persone e veicoli, ma esistono varianti specifiche per distruggere piste di atterraggio, linee elettriche, liberare sostanze chimiche, biologiche, incendiarie e alcune che hanno diversi effetti combinati. La quasi totalità di queste munizioni è progettata per esplodere all'impatto.
«Le munizioni a grappolo sono una delle armi più pericolose che ci siano», scrivono Sommaruga e Maurer. Negli ultimi anni questo tipo di munizioni è stato segnalato, tra l'altro, in Siria, Yemen e Libia. Inoltre – aggiungono – molti Paesi rimangono contaminati dagli ordigni inesplosi di queste armi. «Qualsiasi uso di queste armi, ovunque, da parte di chiunque, deve essere condannato», sottolineano i due.
Sommaruga e Maurer osservano poi che «questa eredità mortale della guerra non è inevitabile» e che la Convenzione sulle munizioni a grappolo, alla quale hanno aderito 108 Paesi, ha permesso di eliminare 1,5 milioni di tonnellate di queste armi ancora immagazzinate.
La seconda Conferenza di esame del Convenzione, che valuterà i progressi compiuti, si terrà a Losanna dal 23 al 27 novembre ed è presieduta dalla Svizzera.
In aprile il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) aveva indicato che la Svizzera avrebbe cercato di aumentare l'importanza politica di questo strumento di disarmo umanitario e il numero di Stati partecipanti. L'anno scorso la Confederazione ha investito 17,6 milioni di franchi nella lotta contro le mine.
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