Covid Covid: gli ospedali universitari in perdita chiedono una riforma nei modi di finanziamento 

ns, ats

6.5.2021 - 14:58

I cinque direttori degli ospedali universitari svizzeri oggi in conferenza stampa. In piedi a destra Uwe E. Jocham, presidente della direzione del gruppo ospedaliero cui fa capo l'Inselspital di Berna.
I cinque direttori degli ospedali universitari svizzeri oggi in conferenza stampa. In piedi a destra Uwe E. Jocham, presidente della direzione del gruppo ospedaliero cui fa capo l'Inselspital di Berna.
Keystone

La pandemia di Covid-19 ha avuto pesanti conseguenze economiche sugli ospedali universitari svizzeri. I nosocomi (Berna, Losanna, Basilea, Ginevra e Zurigo) chiedono dunque che il sistema di finanziamento sia rivisto.

Keystone-SDA, ns, ats

In una conferenza stampa odierna alla clinica pediatrica dell'Inselspital di Berna, diffusa in linea, Uwe E. Jocham, presidente della direzione del gruppo ospedaliero cui fa tra gli altri capo l'ospedale universitario della città federale, ha affermato che le cinque istituzioni hanno raggiunto i limiti delle loro risorse, sia in termini di personale che a livello finanziario.

Date le loro competenze, i nosocomi universitari hanno fornito più prestazioni nella cura dei pazienti infetti da coronavirus rispetto all'insieme del settore.

Sui circa 19'500 ricoverati in Svizzera, 8'153 lo sono stati negli ospedali universitari, pari al 40% del totale. A titolo di paragone, ha indicato Jocham, per gli altri pazienti in cure stazionarie la quota è leggermente inferiore al 20%.

Calo dei trattamenti non Covid

L'elevato tasso ha comportato una netta diminuzione dei trattamenti non legati al Covid-19 (oltre 19'000 in meno rispetto al 2019), in particolare in chirurgia, determinando un calo degli introiti, stando a quanto indicato da tutti e cinque i direttori, anche se le differenze regionali sono state sensibili.

Il fenomeno è stato particolarmente accentuato per gli Hôpitaux universitaires de Genève (HUG) che, da soli, hanno registrato 4078 ricoveri per Covid-19, ossia quanti se ne sono contati per l'insieme delle quattro altre istituzioni, ha sottolineato il direttore Bertrand Levrat.

86 milioni di perdite

Per i cinque nosocomi la perdita di introiti per il 2020 ha raggiunto 202 milioni di franchi, a cui vanno aggiunti i costi del personale e quelli per l'acquisto di materiale specifico per il Covid-19, che ammontano a oltre 340 milioni di franchi. Grazie al contributo dei Cantoni – in particolare a Ginevra e Vaud – la perdita complessiva è risultata di 86 milioni di franchi. E il trend prosegue anche per l'inizio del 2021, ha deplorato Levrat.

«Le affermazioni degli assicuratori malattia secondo cui il Covid-19 non ha avuto alcun impatto sulle entrate degli ospedali nel 2020 non si applicano agli ospedali universitari», ha sottolineato Jocham.

Usare riserve delle casse

Per Levrat non ci sono dubbi: analogamente agli auspici ad esempio della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (CDS), il direttore degli HUG chiede che le casse mettano mano alle loro riserve – di circa 11 miliardi di franchi – per ammortizzare le conseguenze finanziarie della pandemia.

È però anche necessario che il sistema tariffale sia modificato tenendo conto delle peculiarità degli ospedali universitari, ha chiesto il presidente della direzione del Gruppo Insel. Attualmente ad esempio le riserve di capacità in personale e i pazienti che determinano grosse perdite finanziarie non sono tenuti sufficientemente in conto.

Ottima collaborazione davvero?

I cinque direttori hanno sottolineato la rilevanza delle loro istituzioni per gestire la crisi del Covid-19. Sotto pressione, hanno saputo reagire rapidamente adottando i provvedimenti opportuni. Le capacità in terapia intensiva sono passate da 228 a 378 letti, con un aumento di circa il 65%. Lo scorso mese di novembre i soli pazienti infetti dal Covid ne occupavano 208, prova dell'assoluta necessità di potenziare le cure intense.

I cinque ospedali hanno lavorato in stretta e ottima collaborazione, anche nel trasferimento dei pazienti. Nessuna traccia quindi nelle dichiarazioni odierne delle presunte difficoltà per i nosocomi romandi di inviare ammalati nella Svizzera tedesca nel corso della seconda ondata. «La prima ondata ha permesso di mettere a punto la coordinazione applicata in seguito», ha detto Philippe Eckert, direttore del Centre hospitalier universitaire vaudois (CHUV) di Losanna.

Gli ospedali hanno costantemente saputo fornire cure di qualità. Malgrado i dati attuali ancora non consentano di trarre conclusioni definitive, «la mortalità nei reparti di cure intense elvetiche è inferiore a quella registrata all'estero», ha sostenuto Werner Kübler, direttore dell'Universitätsspital di Basilea.

Vaccinazioni e ricerca

I cinque ospedali hanno pure svolto un ruolo centrale nella strategia di vaccinazione istituendo appositi centri. E hanno contribuito in modo sensibile allo sviluppo delle conoscenze sul virus e sull'efficacia di mezzi diagnostici e terapeutici con centinaia di studi.

Il solo ospedale universitario di Zurigo, che ha massicciamente collaborato con la locale università e il Politecnico federale, ha lanciato 51 progetti e pubblicato 320 studi, ha detto il direttore Gregor Zünd.