PandemiaCovid-19: la crescita rallenta, ma il rischio è sempre elevato
cp, ats
10.11.2020 - 14:41
La propagazione del coronavirus in Svizzera sta rallentando, anche se il numero di infezioni è ancora troppo alto per sgravare gli ospedali e per dire che il peggio è passato.
Circa un vaccino, specie quello di Pfizer, la prudenza è d'obbligo: i dati su sicurezza e efficacia sono ancora provvisori e un preparato efficace difficilmente sarà disponibile entro la prima metà del 2021, ha sostenuto Samia Hurst, vice presidente della Task force COVID-19. A tale riguardo, secondo Kuster è difficile fare previsioni.
Rallentamento, ma situazione critica
Secondo Kuster, responsabile della sezione malattie trasmissibili all'UFSP, i dati mostrano una certa stabilizzazione della situazione; insomma, siamo prudentemente ottimisti, ma il tasso di riproduzione del virus è ancora superiore a 1, benché di poco, a un livello insomma ancora troppo elevato.
Anche il numero dei ricoveri si sta stabilizzando, ma per poter guardare al futuro con maggior ottimismo deve ancora scendere di più al fine di allentare la pressione sulle strutture sanitarie, ha sottolineato Kuster.
Per quanto attiene alla diffusione del virus, la Svizzera fa peggio degli stati confinanti, con tassi elevati di contagio specie in Romandia. Secondo Kuster, benché si stia andando nella giusta direzione, il numero di infezioni è ancora tropo elevato: per questo è importante farsi esaminare all'apparizione dei primi sintomi e scaricare l'applicazione SwissCovid per rompere le catene di propagazione.
Samia Hurst ha insistito nel suo intervento sul fatto che la situazione rimane grave in Svizzera e che la curva delle infezioni sta solo rallentando; un accenno di inversione di tendenza non è ancora in vista. Il rischio per la salute, l'economia, il sistema sanitario rimane importante e non è quindi il momento di allentare le misure protettive. Il tasso di riproduzione del virus dovrebbe scendere attorno allo 0,7-0,6 per poter tirare un sospiro di sollievo.
In alcuni Cantoni non si può escludere, ha aggiunto, che a giorni si possa raggiungere la saturazione delle cure intensive e che sia necessario ricorrere alla selezione (leggi: triage) dei malati.
Per quanto attiene alle speranze suscitate dall'annuncio di ieri secondo cui Pfizer avrebbe sviluppato un vaccino efficace al 90%, Hurts ha gettato acqua sul fuoco, sostenendo che si tratta senz'altro di una buona notizia, ma che sarebbe prematuro allentare le misure: la situazione rimarrà a suo parere difficile fino alla prossima primavera. Prima di cantar vittoria, insomma, è importante disporre di dati più precisi sul vaccino circa l'efficacia per classi d'età e la sicurezza.
Pazientare ancora
Interrogata dai giornalisti presenti sul posto, Hurts ha sostenuto che il grande numero di malati rende possibile avanzare con una certa velocità nello sviluppo di più vaccini anticovid.
Tuttavia, se ne saprà di più nei prossimi mesi, quando saranno disponibili dati più soliti non solo sul vaccino della Pfizer, ma anche su altri preparati circa sicurezza ed efficacia. Solo in seguito si potrà pensare a una produzione industriale di massa di vaccini e all'acquisto per la popolazione: difficilmente ciò accadrà prima di giugno 2021.