Svizzera Gli esperti: «L'evoluzione della pandemia è incerta». Anticorpi anche dopo 6 mesi

ATS

2.3.2021

Virginie Masserey 
Virginie Masserey 
KEYSTONE/PETER SCHNEIDER

Le riaperture dei negozi e gli altri allentamenti delle misure anti-coronavirus sono un sollievo per tutti, ma l'epidemia non è finita e bisogna quindi continuare a prestare la massima attenzione. È questo in sintesi il concetto espresso dagli esperti della Confederazione nell'abituale incontro coi media a Berna.

L'evoluzione della pandemia rimane incerta, ha avvertito Virginie Masserey dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Le nuove infezioni ristagnano da due settimane, il tasso di riproduzione è tornato sopra 1 e le nuove varianti, più contagiose, rappresentano ormai quasi il 70% dei casi.

Un tasso di riproduzione superiore a 1 potrebbe portare a un ulteriore aumento del numero di casi, ha affermato la responsabile della Sezione malattie infettive dell'UFSP: «Questo è già il caso nei paesi che ci circondano».

Le nuove infezioni sono rimaste stabili a 160 per 100.000 abitanti per due settimane in tutte le regioni della Svizzera. Il numero di ospedalizzazioni continua a scendere, ma inizia una stagnazione anche in questo ambito, mentre il numero di decessi diminuisce costantemente e non si nota più una sovra-mortalità fra gli over 65. «Ma poiché c'è sempre un ritardo con le nuove infezioni, è possibile che i numeri ristagnino e poi aumentino di nuovo entro due settimane. Oppure no, grazie alla vaccinazione», ha aggiunto Masserey.

«L'effetto delle ultime aperture è difficile da prevedere» in questo contesto, ha aggiunto. È quindi fondamentale continuare ad applicare i gesti di barriera.

La pandemia non è finita

Come noto, da ieri, ci sono stati allentamenti nelle misure di lotta al coronavirus, ha ribadito anche Anne Lévy, direttrice dell'UFSP. Nonostante questa notizia confortante, «non dobbiamo dimenticarci che la pandemia non è finita e che la situazione è ancora molto fragile», ha sottolineato.

Bisogna continuare a testare, effettuare un tracciamento adeguato per spezzare le catene di contagio e vaccinarsi, ha proseguito. I test in particolare sono da effettuare in massa nei luoghi potenzialmente più sensibili, come le case di risposo o le scuole. I positivi devono assolutamente isolarsi, in modo da interrompere i contagi. Fondamentale rimane anche l'utilizzo dell'app SwissCovid, usata ogni giorno da quasi due milioni di persone.

Test a tappeto, decidono i cantoni

«Dobbiamo testare il più possibile», ha insistito Anne Lévy, soprattutto nei luoghi a trasmissione più elevata. I Cantoni decidono la loro politica in questo settore. Diciassette di loro hanno già trasmesso un concetto all'UFSP, che li consiglia su questo argomento.

I test di massa, eseguiti in alcuni cantoni, funzionano solo se ripetuti, ha ricordato Rudolf Hauri, medico cantonale di Zugo e presidente dell'Associazione dei medici cantonali. Nel Canton Zugo, ad esempio, gli studenti delle scuole secondarie vengono testati due volte a settimana per rilevare casi asintomatici. Ciò consente di continuare l'insegnamento faccia a faccia, precisa Hauri, aggiungendo che questa strategia apre la porta a possibili riduzioni delle misure nelle scuole.

I test rapidi della saliva, che aumenterebbero il ritmo, sono in fase di studio ma non sono ancora autorizzati, ha aggiunto Lévy. L'uso di autotest richiede anche l'adattamento della legislazione.

Case di riposo meno sotto pressione?

Per quanto riguarda la vaccinazione, fino a domenica sono state effettuate 807'799 iniezioni. Il 3% della popolazione ha già ottenuto anche la seconda dose. Un quarto delle persone vulnerabili ha ricevuto almeno una dose. Negli istituti medico-sociali, tutti i dipendenti che desideravano essere vaccinati potevano farlo, ha detto Rudolf Hauri.

La pressione su queste strutture dovrebbe quindi diminuire. Ma la strategia deve essere completata da frequenti test su persone non vaccinate che vi lavorano.

Gli anticorpi restano a lungo

La presenza delle varianti continua dal canto suo ad aumentare e si avvicina ormai al 70% del totale. Proprio questa è la vera incognita e in altri Paesi la fase di stagnazione ha fatto da preludio a nuovi aumenti, ha spiegato Masserey. Viste le nuove aperture, è quindi particolarmente importante rispettare tutte le misure di protezione.

Le persone con anticorpi sono nettamente aumentate rispetto alla prima ondata e sono arrivate fino al 20/25% in certi cantoni, ha spiegato Milo Puhan dell'Università di Zurigo, parlando del programma Corona Immunitas, che analizza appunto l'immunità nella popolazione in Svizzera.

È la prova che la seconda ondata ha colpito più duramente. Un altro dato interessante, in particolare nell'ottica della lotta al virus, è che 6 mesi dopo l'infezione, nei pazienti sono ancora rilevabili gli anticorpi.