Pandemia COVID-19: la stampa punzecchia il Governo dopo le nuove misure

ATS

29.10.2020

La stampa d'Oltralpe è tutt'altro che tenera verso il Consiglio federale dopo l'annuncio delel nuove misure mercoledì
La stampa d'Oltralpe è tutt'altro che tenera verso il Consiglio federale dopo l'annuncio delel nuove misure mercoledì

«Finalmente!», «Era ora»: il giorno dopo che il Consiglio federale ha annunciato nuove misure per contenere l'epidemia di Covid-19, la stampa d'Oltralpe critica il Governo per la sua lentezza nel riprendere il controllo della situazione.

Per il quotidiano «La Liberté», il progetto del Consiglio federale di riprendere la gestione della crisi potrebbe chiamarsi come il celebre libro di Marcel Proust «Alla ricerca del tempo perduto».

«Piuttosto che assumere la direzione delle operazioni per gestire la più grave crisi sanitaria che da cento anni scuote il Paese, come ogni Esecutivo che assume le sue responsabilità, ha preferito passare la patata bollente al piano inferiore», sottolinea il giornale di Friburgo. L'opinione è condivisa da «24 Heures» e «La Tribune de Genève», che osservano che il governo avrebbe potuto adottare tali misure «già una settimana fa».

La Liberté sottolinea inoltre che le misure decise mercoledì sono «forse già superate». E aggiunge che se il governo vuole «riprendere il controllo di questo focolaio», ci vorranno «dei taglia fuoco», vale a dire dei semi-contenimento di almeno due settimane.

Se è sorpreso dalla cautela dell'approccio svizzero e dal fatto che le misure di questo autunno siano «paradossalmente meno restrittive di quelle della primavera scorsa», Le Quotidien Jurassien osserva che hanno il merito di armonizzare, almeno in parte, le istruzioni in tutto il paese. Ciò aiuterà ad evitare «la cacofonia che ha regnato alla fine della scorsa settimana».

«Adesso tocca a noi»

Pur concordando sul fatto che era giunto il momento per il Consiglio federale di agire, Le Courrier sostiene, in sua difesa, che il governo ha dovuto affrontare forti pressioni. Da un lato la popolazione era ancora scottata dal primo  parziale lockdown, dall'altro «sono state insistenti le critiche - talvolta al limite della negazione - del mondo economico». Il quotidiano deplora che i salari e l'occupazione siano assenti dalle misure emanate.

Le Temps si sofferma sulle conseguenze per lo sport professionistico. Il settore deve ora imparare a convivere con l'incertezza, «imparando a giocare a calcio con un pallone da rugby».

Se diversi giornali segnalano la lentezza del Consiglio federale, invitano tutti ad assumersi le proprie responsabilità. «Ogni individuo che non esce con la mascherina in pubblico è un vettore in più verso misure brutali e liberticide. Sta a noi agire», esorta La Liberté.

«Si possono stringere tutte le viti del mondo, non sarà sufficiente se la popolazione non farà la sua parte», aggiungono la Tribune de Genève e 24 Heures.

Stesse opinioni nella Svizzera tedesca

Tira lo stesso vento al di là della Sarine. Il Tages-Anzeiger ritiene che il Consiglio federale adotti una posizione eccessivamente cauta. Dà più peso ai desideri dell'economia. È una strategia rischiosa e sono i più deboli a correre questo rischio, osserva il quotidiano. Il Consiglio federale è intrappolato nella ragnatela del federalismo, ma l'esplosione di casi mostra che la responsabilità non può essere condivisa, aggiunge il quotidiano, che chiede al governo di reintrodurre la situazione straordinaria.

La NZZ sottolinea che se la Svizzera vuole tenere sotto controllo l'epidemia, tutti devono tirare la corda nella stessa direzione: la popolazione, l'economia e la politica. Per troppo tempo l'impatto della seconda ondata è stato sottovalutato. Per il quotidiano le misure del Consiglio federale sono un campanello d'allarme che dovrebbe incoraggiare tutti a ridurre il rischio di contagio per sé e per gli altri.

Per Blick, queste misure rappresentano l'ultima possibilità per la Svizzera di ridurre il numero di casi ed evitare di sovraccaricare gli ospedali. Aggiunge che le ultime settimane hanno rappresentato un totale fallimento per i governi cantonali e il Consiglio federale.

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