Pandemia Daniel Koch: «Non siamo stati abbastanza attenti durante l'estate»

24.11.2020

Daniel Koch
Daniel Koch
Keystone / archivio

La Svizzera è criticata da tutte le parti per la gestione della seconda ondata. Daniel Koch, il volto della lotta contro il Covid-19 durante la prima ondata, ha espresso le proprie impressioni critiche al microfono del programma «La Matinale» della RTS.

Nei giorni scorsi si sono levate diverse voci critiche sulla reazione della Svizzera alla recrudescenza dell'epidemia.

Per esempio, quella di David Nabarro, Delegato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il coronavirus, che ha denunciato le mancanze della Svizzera nell’approntare le infrastrutture «necessarie» durante i mesi estivi. «Se non si fa nulla, ci sarà una terza ondata all'inizio del 2021», ha stimato sulla stampa domenicale, intervista che ha avuto risalto anche a livello internazionale.

O come quella dell'epidemiologa Emma Hodcroft, dell'Università di Berna, che ha detto a Le Matin Dimanche che ci sono stati segnali «insidiosi» durante l'estate: «A giugno, luglio, abbiamo visto una crescita dei casi molto lenta. [...] Questi dati avrebbero dovuto avvertirci che, anche in estate, non siamo riusciti a tenere sotto controllo l'epidemia».

Un atteggiamento troppo attendista

Daniel Koch, l'ex capo della sezione «malattie trasmissibili» dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), ammette un rilassamento: «Non abbiamo prestato abbastanza attenzione durante l'estate. Ci siamo concentrati troppo sulla riapertura», ha detto martedì mattina alla RTS.

Ha anche parlato di un atteggiamento eccessivamente attendista: «Ciò che non ha funzionato è stata l'implementazione del tracciamento. Non abbiamo reagito abbastanza all'aumento dei casi durante l'estate. Non abbiamo ripensato le strategie».

«Preparati meglio»

L'ex «Mister coronavirus» della Confederazione ricorda che altri Paesi hanno reagito «molto più forte» ai primi segnali di aumento dei casi. «Ma non è solo la Svizzera che non è riuscita a fare uno sforzo, è tutta l'Europa», spiega.

In pensione dal 27 maggio, Daniel Koch insiste sull'importanza del contact tracing: «Dobbiamo ripensare i criteri e le strategie di test per essere meglio preparati. Dobbiamo evitare un inverno in cui il numero dei casi resta troppo alto, con il rischio di una terza ondata permanente», indica l'ex medico di 65 anni.

«È troppo presto per fare il punto e identificare dove non ha funzionato. Dobbiamo guardare avanti e prepararci per la fine della seconda ondata», ha concluso Daniel Koch.

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