Succede in SvizzeraEcco come gli adolescenti in difficoltà, ma innocenti, finiscono in prigione
phi
27.12.2023
Nel 2021 e nel 2022 in media almeno un giovane al mese è stato rinchiuso in carcere nonostante fosse innocente perché mancavano posti negli istituti di cura specializzati. La ricerca della SRF mostra come questa soluzione di emergenza a volte può durare però delle settimane.
phi
27.12.2023, 14:53
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Nel caso di giovani in difficoltà e senza accompagnatore, l'Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) deve disporre la terapia in un istituto specializzato.
Dato che questi posti sono scarsi, soprattutto per le ragazze, i giovani interessati vengono spesso messi in prigione finché non gli viene trovato un ospedale psichiatrico adeguato o una casa di cura.
Secondo SRF però questa soluzione d’emergenza durerebbe anche settimane, in alcuni casi dei mesi.
A Thun e Basilea si sono verificati 32 casi simili nel 2021 e nel 2022.
L'azione delle autorità ha suscitato delle critiche.
Ecco il caso sociale di una 14enne: la madre muore prematuramente e il padre non si preoccupa più di lei. La ragazza entra in contatto con alcol e altre droghe, finisce per strada e spesso in ospedale. Una notte la polizia la intercetta e segnala una situazione a rischio.
Dato che i posti negli ospedali psichiatrici minorili, nelle case di cura o in altri istituti specialistici sono scarsi, soprattutto per le giovani donne, l'Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) non vede altra opzione se non quella di collocare in prigione la 14enne, dove però in realtà non potrebbero essere recluse persone di età inferiore ai 16 anni.
Laura Jost descrive questo caso estremo alla SRF: l'avvocata rappresenta i giovani, che nonostante siano innocenti, sono ospitati nella divisione giovanile del carcere regionale di Thun.
L'APMA ricorre a questo «stratagemma» finché non trova dei posti adeguati: anche se questa dovrebbe essere una soluzione di emergenza, i giovani rischierebbero di restare dietro le sbarre per settimane.
Oltre 30 casi a Thun e Basilea in due anni
Spesso la colpa di tali situazioni straordinarie è da imputare alla penuria di posti letto nelle istituzioni di cura: in due anni sarebbero 27 i casi al carcere regionale di Thun.
Nel 2021 sono stati interessati dal fenomeno tre giovani uomini e otto giovani donne, stando alla ricerca della SRF. Nell'anno successivo si sarebbero verificati 16 casi con sei ragazzi e dieci ragazze. Nel 2021 e nel 2022 si sono verificati cinque casi simili anche nel carcere giovanile Waaghof di Basilea.
Sempre secondo SRF non è stata solo l'APMA bernese a rinchiudere i giovani nel carcere di Thun. Qui sono finiti anche dei minori provenienti dai cantoni di Argovia, Basilea, Lucerna, Vallese e Zurigo, oltre che dal Principato del Liechtenstein.
Le autorità si avvalgono dell'articolo 307 del codice civile, secondo il quale si possono e si devono adottare «misure adeguate» per proteggere un bambino.
Le autorità sostengono che la mancanza di luoghi terapeutici porta a una situazione in cui la permanenza in carcere per i giovani interessati è la misura migliore per tenerli lontani dalla droga e dalla strada.
Nel caso della 14enne però quello che doveva essere un breve soggiorno si è trasformato in qualcosa di più: la ragazza è rimasta a Thun per più di tre mesi, dice l'avvocata Jost. Nessuna istituzione ha voluto accoglierla per via del suo trascorso: ci sono stati ben 30 rifiuti prima che un centro l'accogliesse.
I giovani interessati «non hanno posto in prigione»
In caso di emergenza questa procedura è «l'ultima risorsa per tutti, cioè l'ultima opzione», assicura Andrea Zimmermann, la dirigente del dipartimento giovanile del carcere di Thun.
Anche Adrian Brand dell'APMA di Berna parla di «situazioni assolutamente eccezionali». Di settimane di detenzione non vuole sapere nulla: «In 11 anni non ho riscontrato una sola situazione come questa».
Tuttavia la SRF ribatte che la durata media di permanenza dei 27 casi a Thun è stata di oltre due settimane. Le critiche arrivano anche dalla presidente della Commissione nazionale per la prevenzione della tortura (CNPT): quei ragazzi «non hanno posto in carcere», sottolinea Martina Caroni. «Ciò certamente contraddice la Convenzione sui diritti dell’infanzia».
Jost aggiunge che i giovani interessati sono circondati dai criminali invece di ricevere le adeguate cure, e verrebbero anche privati dell'istruzione.