Ammissione all'ONU La Svizzera può fare di più in merito alle violenze contro i bambini

sn, ats

20.9.2021 - 14:43

Gli esperti del Comitato ONU sui diritti dell'infanzia chiedono alla Svizzera di fare più sforzi perché questi partecipino alla società.
Gli esperti del Comitato ONU sui diritti dell'infanzia chiedono alla Svizzera di fare più sforzi perché questi partecipino alla società.
Keystone

La Svizzera ha ammesso all'ONU di poter «fare di più» riguardo alle violenze contro i bambini e al loro diritto di partecipare alla società. A preoccupare gli esperti dell'ONU sono inoltre gli effetti della nuova legge antiterrorismo sui sui fanciulli.

20.9.2021 - 14:43

«Potremmo fare di più» per prevenire la violenza contro i bambini, ha detto al Comitato ONU sui diritti dell'infanzia il capo della delegazione svizzera, l'ambasciatore Stefan Cueni, responsabile degli affari internazionali dell'Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS).

Discriminazioni sono infatti state identificate contro alcuni gruppi di bambini, ha affermato una dei membri del Comitato.

Un bambino su cinque è vittima di violenze

Quest'ultima denuncia in particolare l'assenza di un divieto formale di violenze contro i bambini nelle famiglie. In Svizzera, un bambino su cinque è confrontato a violenza fisica o morale grave, ha precisato.

Un problema denunciato la scorsa settimana dalla Rete svizzera diritti del bambino, in apertura dell'audizione della Svizzera lunedì per la prima volta in sei anni, davanti a 18 esperti indipendenti dell'ONU. Secondo questa coalizione di ONG, che ricorda i numerosi appelli internazionali affinché la Svizzera si allinei ad essi, diversi Stati vicini vietano le punizioni corporali.

Il comitato dell'ONU deve valutare il rispetto da parte della Svizzera degli obblighi derivanti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo. Cueni ha ricordato che in Svizzera l'applicazione è di responsabilità dei cantoni e delle collettività locali. Secondo Cueni «La situazione dei bambini può essere qualificata come relativamente buona».

Legge antiterrorismo nel mirino

Parallelamente, durante la pandemia, i cantoni hanno dimostrato di essere «capaci di reagire in modo efficace e concertato» sui diritti dei bambini, ha insistito la presidente della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali degli affari sociali (CDAS), la consigliera di Stato giurassiana Nathalie Barthoulot. Un gruppo di lavoro è stato rapidamente istituito e le azioni sull'aiuto di emergenza e l'animazione socio-culturale sono state adattate.

La presidente del governo giurassiano ammette tuttavia che bisogna ancora fare sforzi per il diritto di partecipare alla società. Per troppo tempo questo si è infatti limitato al semplice «diritto di essere ascoltati», afferma.

In seguito alle numerose critiche contro la nuova legge antiterrorismo approvata dalla popolazione svizzera lo scorso giugno, Luis Pedernera, uno degli esperti, solleva le sue preoccupazioni sulla sorveglianza elettronica dei bambini nell'ambito di questa disposizione. Per il quale desidera garanzie prima dell'entrata in vigore della legge. L'esperto si è inoltre rammaricato che la legge sulla protezione dei dati, che verrà applicata l'anno prossimo, non prenda in considerazione i diritti dei bambini.

Nonostante i cantoni siano competenti, gli esperti dell'ONU deplorano le disparità, chiedendo più sforzi in questo senso a livello nazionale.

sn, ats