Pandemia Per gli esperti non tutto è filato liscio all'inizio della gestione della crisi

ATS /  pab

26.4.2022

La direttrice dell'UFSP Anne Lévy (archivio).
La direttrice dell'UFSP Anne Lévy (archivio).
KEYSTONE/PETER KLAUNZER

Confederazione e cantoni hanno gestito relativamente bene la prima fase della pandemia di Covid. Ma alcune misure, come la chiusura delle scuole e il divieto di visitare le case di riposo, sono state criticate da una valutazione esterna, che punta il dito pure sulla comunicazione deficitaria sulle mascherine e sul fatto che s'è agito troppo tardi per la seconda ondata. Diverse le raccomandazioni formulate dagli esperti per evitare gli errori.

ATS /  pab

26.4.2022

La maggior parte delle misure prese per contenere la pandemia durante la sua prima fase sono state spesso ben accettate dalla popolazione, ha detto martedì davanti ai media Anne Lévy, direttrice dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Ma l'analisi esterna effettuata dal centro di valutazione Interface mostra anche che non erano tutte rose e fiori.

La Confederazione e i cantoni non erano sufficientemente preparati ad affrontare la crisi, secondo gli analisti. La gestione della pandemia, almeno nella sua fase iniziale, non è stata sempre ottimale. Gli specialisti citano, in particolare, i divieti di visite e di uscite che hanno colpito gli anziani e i vulnerabili nelle case di riposo e nei centri di cura.

Queste regole severe sono state accolte male e hanno avuto un impatto negativo sulla salute psicologica di queste persone. La mancanza di preparazione da parte della Confederazione, dei cantoni e delle istituzioni interessate è in parte responsabile.

La cattiva comunicazione sulle mascherine

Il documento degli esperti si sofferma anche sul problema delle mascherine, un aspetto sul quale l'UFSP ha comunicato in maniera poco chiara in merito a disponibilità e efficacia.

Il rapporto evidenzia, per esempio, che il fatto di portare la mascherina è stato consigliato alla popolazione solo verso la fine di aprile 2020, dopo che diversi studi avevano messo sempre più in evidenza l'efficacia di una simile soluzione per il contenimento del virus.

Rispetto ai paesi vicini, l'obbligato della mascherina a livello nazionale sui mezzi pubblici (luglio 2020) e nei negozi (ottobre 2020) è stato introdotto troppo tardi.

Mascherine, scorte limitate?

Gli aspetti relativi a disponibilità di mascherine e all'obbligo di indossarla sono stati criticati dal settore sanitario. In particolare, all'inizio della pandemia diversi istituti – ospedali, studi medici ma anche case di cura – hanno constatato l'assenza di sufficiente materiale di protezione e la difficoltà di procurarsene.

Su tale aspetto, buona parte del corpo sanitario chiede che vengano effettuate delle scorte per non ritrovarsi scoperti in caso di necessità.

In merito alla strategia dell'UFSP, le ricerche suggeriscono che la disponibilità e l'efficacia della mascherina non siano state sufficientemente discusse in seno allo stesso Ufficio e agli esperti. Si presume anche che il Consiglio federale si sia inizialmente astenuto dal raccomandare alla popolazione l'uso generalizzato delle mascherine igieniche a causa delle scorte limitate.

La chiusure delle scuole sotto la lente

Anche le chiusure delle scuole durante il primo lockdown nella primavera del 2020 sono state inappropriate, secondo gli autori dell'analisi. Sono state molto pesanti per i genitori, i bambini e i giovani.

«Probabilmente hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo e l'educazione di molti bambini e giovani», afferma il professor Andreas Balthasar, fondatore di Interface. Nel confronto internazionale, tuttavia, le chiusure delle scuole svizzere sono state più brevi ed evitate in seguito.

«Seconda ondata? Agito troppo tardi»

Nella seconda ondata, sia l'Esecutivo federale che quelli cantonali sono stati troppo lenti a reagire. A causa della mancanza di una vera strategia nazionale di digitalizzazione dei dati, i servizi cantonali di ricerca di contatti, il contact tracing, sono stati sopraffatti. Di conseguenza, la Svizzera ha registrato un eccesso di mortalità che forse avrebbe potuto essere evitato.

L'UFSP e i cantoni hanno riconosciuto la loro responsabilità condivisa. «Abbiamo imparato molto da questa seconda ondata. Ora abbiamo più informazioni e possiamo reagire più rapidamente alle varianti e ai loro effetti», ha detto Anne Lévy.

La digitalizzazione, un tema prioritario

La digitalizzazione della salute è anche un tema prioritario per essere meglio preparati per il futuro, secondo il professor Balthasar. Questo dovrà essere regolato dalla legge. I dati sono sensibili, c'è del denaro in gioco e la politica deve essere attiva sull'argomento.

La valutazione si riferisce alla prima fase acuta della pandemia, durante la quale l'organizzazione di crisi ha dovuto prendere forma e consolidarsi. Già in questa fase sono state adottate misure di miglioramento, per esempio nel campo della digitalizzazione. L'UFSP ha migliorato il sistema di dichiarazione e ha messo a disposizione del pubblico le cifre chiave essenziali della pandemia su una dashboard.

Sta inoltre sviluppando un portale informativo su tutte le malattie a dichiarazione obbligatoria. Sono necessari ulteriori interventi, per esempio sul fronte dello sviluppo di sistemi di dichiarazione automatica tra diversi attori.

Malgrado tutto, il sistema sanitario svizzero ha funzionato bene e ha sempre fornito cure di alta qualità. Secondo le informazioni disponibili, non c'è mai stato un «triage» dei pazienti nelle unità di terapia intensiva a causa del Covid.

Cinque aspetti analizzati, ecco le raccomandazioni

Nella valutazione sono stati analizzati in modo approfondito cinque aspetti: la ripartizione delle competenze tra la Confederazione e i Cantoni, la disponibilità e l'utilizzo dei dati digitali, i ruoli e le responsabilità nella comunicazione con la popolazione, l'impiego delle competenze tecniche e la garanzia delle capacità di trattamento durante la pandemia.

Sono state fatte diverse raccomandazioni all'UFSP, per essere meglio preparati alla prossima crisi. Le risorse di personale qualificato devono essere assicurate in ogni momento. L'UFSP deve praticare regolarmente la gestione delle crisi.

A livello federale, è necessario un chiarimento sulla distribuzione dei compiti. L'UFSP deve anche garantire che i diversi attori, come i cantoni e le istituzioni, siano sistematicamente coinvolti nella preparazione e nell'attuazione delle misure.

Da non dimenticare la salute mentale

La salute ha anche una componente psicologica. È quindi essenziale che gli effetti indiretti di queste misure sulla popolazione siano presi in maggiore considerazione.

Gli autori dello studio sottolineano che alcuni di questi miglioramenti, come la digitalizzazione, erano già stati presi in considerazione durante la pandemia.

Gli esperti poi riconoscono che le misure adottate in Svizzera sono state generalmente meno severe che nei paesi vicini, poiché gli aspetti sociali ed economici sono stati presi in considerazione in misura maggiore.

L'UFSP, ricordano gli studiosi, ha lanciato una campagna per evidenziare l'impatto della crisi sulla salute mentale. In parallelo sono state promosse offerte di sostegno per le persone colpite.

Nuova legislazione

Tutte queste raccomandazioni saranno riprese nella revisione della legge sulle epidemie e del piano nazionale di pandemia, ha detto l'UFSP. Il lavoro dovrebbe essere completato entro il 2024.