A 4 anni dalla «No Billag» Lanciata un'iniziativa per dimezzare il canone radio-tv

pl, ats

1.3.2022 - 16:04

Marco Chiesa, presidente dell'UDC svizzera e consigliere agli Stati ticinese, durante a presentazione dell'iniziativa che chiede di dimezzare il canone radio-televisivo.
Marco Chiesa, presidente dell'UDC svizzera e consigliere agli Stati ticinese, durante a presentazione dell'iniziativa che chiede di dimezzare il canone radio-televisivo.
Keystone

A quattro anni dall'iniziativa «No Billag», un comitato borghese che riunisce UDC e giovani PLR riparte all'attacco, con una nuova iniziativa popolare che chiede di dimezzare il canone radio-televisivo da 335 a 200 franchi all'anno.

1.3.2022 - 16:04

Oltre a ridurre la «tassa obbligatoria» per le famiglie e per i giovani, l'iniziativa intitolata «200 franchi bastano» chiede di esentare le società e le imprese dal pagamento del canone a favore della SSR. La ripartizione dei proventi del canone alle emittenti radiofoniche e televisive private rimarrebbe invece invariata.

Il comitato che ha lanciato l'iniziativa riunisce esponenti dell'UDC, dei giovani PLR e dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM).

Chiesa: «Ridimensionare la SRF»

Il canone radiotelevisivo di 335 franchi all'anno per economia domestica è «il più caro al mondo», ha affermato il presidente dell'UDC Marco Chiesa.

«Le attività della SSR devono essere riportate al mandato principale del servizio pubblico di base», ha aggiunto il consigliere agli Stati ticinese, secondo il quale l'offerta in favore delle minoranze linguistiche non è in pericolo. Visto che la concorrenza è maggiore nella Svizzera tedesca, «sarà in particolare la SRF di lingua tedesca a dover essere ridimensionata in modo massiccio».

Il consigliere nazionale Gregor Rutz (UDC/ZH) – che aveva annunciato il lancio dell'iniziativa il 13 febbraio, subito dopo la bocciatura del pacchetto di aiuti ai media – ha criticato la SSR per essere entrata in mercati non coperti dalla concessione.

«I portali online della SSR – ha ammesso Rutz – sono eccellenti, ma non devono devono essere finanziati con il canone», perché è proprio qui che l'ente radiotelevisivo pubblico esercita la principale concorrenza sulle emittenti private.

USAM: «Doppia tassazione ingiusta»

Il presidente dell'USAM Hans-Ulrich Bigler ha detto che la sua associazione ha combattuto la tassa fin dall'inizio. Le aziende sono tenute a pagare il canone in base al fatturato e indipendentemente dal fatto che utilizzino i servizi della SSR. Un'autofficina con un fatturato di 20 milioni di franchi paga oggi 6'000 franchi all'anno, ossia 26 volte i 218 franchi pagati prima dell'ultima revisione della legge sulla radio/televisione.

Per Bigler, si tratta in definitiva di una doppia tassazione che contraddice i principi del diritto fiscale, visto che gli imprenditori già pagano il canone come privati.

«La SSR non raggiunge i giovani»

«I giovani pagano per un'offerta che non usano e non conoscono», ha dichiarato il presidente dei giovani liberali-radicali Matthias Müller. La situazione è cambiata drasticamente negli ultimi 20 anni. I giovani si informano attraverso una moltitudine di altri canali su internet. E nonostante i milioni spesi, la SSR non li raggiunge nemmeno con le sue offerte online, ha detto Müller.

Il comitato ha presentato il testo dell'iniziativa alla Cancelleria federale per essere esaminato. La raccolta delle firme dovrebbe iniziare fra 6-8 settimane, stimano i promotori.

SSR: «Un attacco al servizio pubblico»

L'iniziativa che chiede di ridurre a 200 franchi il canone radiotelevisivo è «un nuovo attacco al servizio pubblico che giunge a quattro anni dal rifiuto dell'iniziativa 'No Billag'», bocciata con il 72% di voti contrari, scrive in una nota la SSR.

Con una simile riduzione del budget, la SSR non potrebbe più sostenere il suo attuale modello decentralizzato. «La conseguenza sarebbe una vasta centralizzazione, probabilmente in un unico sito di produzione, a scapito soprattutto della copertura regionale, delle minoranze linguistiche e di tutte le regioni del nostro Paese».

Un ridimensionamento massiccio della SSR sarebbe inoltre un duro colpo per la piazza mediatica svizzera, e «in particolare per i settori svizzeri del cinema, della musica, della cultura e dello sport». «Ad essere colpiti – si legge ancora nella nota – sarebbero anche numerosi posti di lavoro esterni che dipendono direttamente dalla SSR, così come gli investimenti per quasi 100 milioni di franchi all'anno nell'industria audiovisiva e nella produzione indipendente».

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