Un'escursione con Albert Rösti «Il DNA dell’UDC non cambia come cambiano le condizioni meteo»

di Anna Kappeler

7.9.2019

L’UDC ha pochi punti di riferimento in questo anno elettorale? Il presidente del partito, Albert Rösti, respinge con fermezza questa valutazione nel corso della salita allo Stockhorn (Canton Berna). A suo avviso, il partito resta semplicemente ancorato alle sue tematiche tradizionali, anziché seguire le mode.

Subito prima della vetta, Albert Rösti è senza fiato. Letteralmente: ha bisogno di fermarsi. Di respirare. Prima di forzare la voce: «Per favore. Per pietà. Basta domande durante il cammino». Il volto del presidente dell’UDC è paonazzo a causa dello sforzo, ma è sorridente. «Un tempo avrei corso in montagna». Fa una pausa. «Un tempo andato, evidentemente».

La sequenza immediatamente precedente era rappresentata da un duello verbale sullo stile politico dell’UDC. In particolare su sicurezza e immigrazione. La parte più interessante: «Signor Rösti, perché l’UDC provoca costantemente?».                                                                                                  «Noi provochiamo?».                                                                                                      «Se non è così, allora perché posa, ad esempio, in fotografie nelle quali indossa un giubbotto antiproiettile sulla Langstrasse a Zurigo?».            «Parla di quel reportage nel quale mi sono recato sul posto con la polizia di Zurigo per farmi un’idea della situazione in termini di sicurezza? La polizia mi ha chiesto di indossare il giubbotto e io l’ho fatto».                                      «In questo modo, lascia passare l’idea che Zurigo, città nella quale quasi un abitante su tre ha un passaporto straniero, è una zona pericolosa. Significa fare polemica».                                                                                                                   «Il giubbotto non era una mia idea. La polizia non voleva correre rischi con noi».

Originario dell’Oberland bernese, conosce Zurigo dai tempi dei suoi studi di Scienze agrarie alla Scuola politecnica federale. Replica alla velocità della luce, si mostra di base aggressivo (cosa che giudica «coerente»), mantiene però un tono gradevole («Essere gentili è una buona cosa. A chi non piace la gentilezza?»). E difende con le unghie e coi denti la linea del partito.

Albert Rösti a quasi 2000 metri di altitudine

Albert Rösti si trova a quasi 2000 metri di altitudine. La vetta dello Stockhorn sembra vicinissima, ma l’ultimo troncone è in realtà perfidamente lungo. Dopo un’ora e mezzo di salita ripida i muscoli delle gambe fanno male. Il sole del pomeriggio picchia sul sentiero mentre uno stormo di gracchi alpini si leva con fragore verso il cielo da una roccia lontana. Quegli uccelli sembrano ridere.

Lo Stockhorn è la montagna di Albert Rösti. Uetendorf, una località di 6000 anime nella quale vive e della quale è sindaco da cinque anni, dista soltanto qualche minuto di strada. La funivia sale da Erlenbach fino alla stazione intermedia di Chrindi. Stipata di escursionisti: l’odore di crema solare si mischia al profumo e al sudore. Un impiegato non perde l’occasione e augura il benvenuto a Albert Rösti attraverso l’altoparlante. Tutte le conversazioni si interrompono brevemente. Il leader dell’UDC si trova visibilmente a disagio di fronte all’attenzione suscitata, come confermerà lui stesso più tardi.

Una copertura mediatica negativa

In occasione delle ultime elezioni nazionali, l’UDC ha registrato un risultato record pari al 29,4% dei consensi. Ma da allora, al partito sembra siano mancati i punti di riferimento. Anziché dettare l’agenda, ha stimolato una copertura mediatica negativa, come ad esempio in occasione di un comunicato stampa della sezione zurighese, dopo il delitto perpetrato da un eritreo alla stazione ferroviaria di Francoforte, a seguito del quale l’intera comunità della nazione africana è stata presa di mira. L’UDC rischia una denuncia per razzismo. «La stragrande maggioranza dei crimini violenti è commessa da stranieri», sostiene Albert Rösti.

Attualmente, sono i nuovi manifesti del partito, che rappresentano gli avversari politici come dei vermi, a suscitare malcontento. Il linguaggio visuale ricorda quello dei nazional-socialisti, e per questo le critiche sono arrivate anche dall’interno della stessa UDC. Ma Albert Rösti resta sereno: «Come presidente, mi assumo la responsabilità della campagna. La libertà in Svizzera è in pericolo: occorre perciò un linguaggio visuale chiaro».

I sondaggi attuali indicano un calo di 2,6 punti percentuali per l’UDC rispetto al 2015. L’assenza di punte di diamante come Toni Brunner, Adrian Amstutz e Natalie Rickli si fa sentire. Il partito ha superato i suoi limiti? E se il più grande partito della Svizzera non riesce più a crescere, ciò significa che potrebbe perdere ulteriormente consensi? Albert Rösti riflette qualche istante: «Certo, in quanto presidente del partito, ho delle aspettative in merito ai risultati. La cosa non mi lascia indifferente».

«Il DNA dell’UDC non cambia come cambiano le condizioni meteorologiche», assicura Albert Rösti. In quel momento, la vetta dello Stockhorn era già avvolta dalla nebbia.
«Il DNA dell’UDC non cambia come cambiano le condizioni meteorologiche», assicura Albert Rösti. In quel momento, la vetta dello Stockhorn era già avvolta dalla nebbia.
Peter Klaunzer

Ma secondo lui, il DNA dell’UDC non cambia come cambiano le condizioni meteorologiche: «Occorre attenersi ai propri cavalli di battaglia, anche se temporaneamente essi non sono al primo posto nell’agenda mediatica». Qualunque altra strategia, secondo lui, è impensabile: «La nostra missione è di essere sufficientemente bravi da convincere gli elettori a recarsi alle urne. Per farlo, dobbiamo rimanere fedeli a noi stessi».

L’UDC continua perciò a lottare contro «l’adesione progressiva all’UE» e l’accordo-quadro. Secondo Rösti, solamente l’UDC impedirà alla Svizzera di diventare presto un nuovo membro dell’Unione Europea. «Il pericolo di un’adesione esiste. Si tratta di una minaccia per la Svizzera. Ed è necessario combattere ciò che minaccia il Paese». Il presidente democentrista suppone che l’accordo-quadro sarà firmato rapidamente dopo le elezioni. «È in atto un complotto. Le associazioni professionali vogliono comprare i sindacati con delle concessioni sociopolitiche in cambio del loro “sì” all’accordo quadro».

La crema solare, poi la nebbia

Il benessere fisico non deve essere sottovalutato: si comincia dunque col riprendere le forze al rifugio con dei croissant alle nocciole, del caffè e dell’acqua minerale, prima di riprendere il percorso, inizialmente tranquillo lungo il lago di Hinterstocken. Poi - come Rösti spera possa accadere anche al suo partito - sarà una costante ascesa.

Il tempo è meraviglioso in questa giornata estiva. «Logico - spiega Rösti ridendo -. Quando l’UDC si avvicina, il sole brilla». Il ritmo è sostenuto, interrotto soltanto da alcune brevi pause necessarie per rimettere la crema solare o bere un sorso d’acqua.

«Andiamo lassù! Albert Rösti, presidente dell’UDC, si lancia nella salita dello Stockhorn a ritmo sostenuto.
«Andiamo lassù! Albert Rösti, presidente dell’UDC, si lancia nella salita dello Stockhorn a ritmo sostenuto.
Peter Klaunzer

Qualche giorno prima, durante le vacanze, questo stesso sentiero si era rivelato meno faticoso per Albert Rösti e per sua moglie Theres. «Beh, non avevamo parlato», sorride. Quando cammina, dice, rimane in silenzio. Forse c’è una legge non scritta - spiega - che fa sì che ogni parola costi un passo. Purtroppo, lui e sua moglie hanno chiacchierato troppo al ristorante e perso l’ultima funivia. Non gli è rimasto perciò altro da fare che scendere a valle a piedi.

Dall’adozione, con una maggioranza risicata, dell’iniziativa «contro l’immigrazione di massa» nel 2014, le urne non sorridono più all’UDC. Che vuole cambiare passo attraverso l’iniziativa di limitazione, che dovrebbe essere votata nel mese di febbraio del 2020 o in quello di maggio. Obiettivo: abolire la libera circolazione delle persone. Rösti si dice certo di vincere: «La libera circolazione delle persone ci impone una tale quantità di inconvenienti sul lungo termine che gli elettori voteranno a favore della nostra iniziativa». A suo avviso, occorre porre fine all’immigrazione. A tal fine, «se necessario, è interesse della Svizzera accettare la cancellazione di sei degli oltre 100 trattati bilaterali esistenti».

Albert Rösti e l’insegnamento di Thun

Albert Rösti forse ha scelto lo Stockhorn per ragioni geografiche, dal momento che si trova vicino a casa sua. Ma non solo. Colui che occupava il posto di capo della campagna del partito prima di diventare presidente è uno stratega. Uno stratega in piena campagna elettorale. Sulla cresta, si ferma su una panchina che offre una vista eccezionale. In basso, da lontano, si può vedere da un lato la stazione intermediaria della funivia, mentre il panorama si perde sui pascoli lussureggianti.

Il politico mostra quindi l’altro lato, dove a valle di trova la città di Thun. Tuttavia, siamo appena arrivati e una fitta nebbia si alza, per cui si può solo immaginare la presenza della città. «A Thun ci sono circa 42'000 abitanti. È più o meno equivalente al numero di immigrati dell’Unione europea che arrivano ogni anno in Svizzera - afferma il presidente dell’UDC -. Vogliamo davvero erodere in questo modo la nostra nazione ogni anno?». Ovviamente, è lui stesso a rispondere alla domanda: «Chi non vuole farlo deve votare per l’UDC e sostenere l’iniziativa di limitazione».

È esattamente in questo istante, pianificato precisamente da Albert Rösti, che il sole dell’UDC viene offuscato dalla nebbia. Si vergogni chi osa pensar male.

«Vogliamo erodere ogni anno l'Altipiano svizzero a beneficio di un’intera città di Thun?», si chiede Albert Rösti sullo Stockhorn. Senza nebbia, Thun sarebbe visibile nell’angolo in basso a sinistra nella foto.
«Vogliamo erodere ogni anno l'Altipiano svizzero a beneficio di un’intera città di Thun?», si chiede Albert Rösti sullo Stockhorn. Senza nebbia, Thun sarebbe visibile nell’angolo in basso a sinistra nella foto.
Peter Klaunzer

Parlando di prati lussureggianti, Albert Rösti rifiuta la critica secondo la quale l’UDC avrebbe occultato la questione principale di questo anno elettorale, ovvero quella climatica. «Non è affatto vero. Evitiamo semplicemente di gettarci sulla moda del clima». Ma non si tratta di una tattica volta ad ottenere i consensi dei climato-scettici, assicura. Benché alcuni dirigenti dell’UDC postino regolarmente dei tweet puntando il dito contro il «delirio climatico», secondo il bernese le responsabilità dell’uomo rispetto ai cambiamenti climatici sono incontestabili. Tuttavia, lui stesso non ne conosce l’ampiezza: «Faccio politica, non sono uno scienziato».

«Voglio assumermi una responsabilità per la Svizzera»

Albert Rösti indica i dintorni con un ampio movimento del braccio: «Voglio assumermi una responsabilità per la Svizzera. Le vittime dei nuovi divieti legati alla protezione del clima si trovano qui. Sono gli agricoltori montani». Di conseguenza, disapprova le manifestazioni studentesche in città. Se la «politica di divieti e di imposizioni della sinistra e degli ecologisti» fosse adottata, numerosi agricoltori dovrebbero cessare la loro attività poiché non più redditizia, sostiene il politico». In quanto figlio di agricoltori - suo fratello maggiore, Hans, ha rilevato l’impresa dei genitori e d’estate fa pascolare il bestiame sull’alpeggio di Ueschinen, al di sopra di Kandersteg - ha potuto toccare la questione con mano.

«In materia di politiche climatiche, abbiamo bisogno di misure su scala mondiale. La Svizzera non deve fare passi avventati. Poiché ciò non fa che aumentare il prezzo dei nostri prodotti alimentari locali». È favorevole ad un’economia locale a filiera corta e al sostegno delle produzioni regionali. Senza di esse, si verificherebbe un aumento delle importazioni, il che sarebbe negativo per il clima, sostiene Rösti: «È così che la nostra prosperità sprofonda: le famiglie della classe media sono abbandonate a loro stesse».

Questa posizione non è amata da tutti all’interno dell’UDC, che un tempo si faceva chiamare Partito dei contadini. Konrad Langhart, che è stato invitato a rassegnare le dimissioni dal posto di presidente della sezione cantonale dell’UDC dopo le disastrose elezioni zurighesi, ha in seguito criticato pubblicamente la politica climatica del partito. Le sconfitte a Zurigo, terra dello stratega Christoph Blocher, hanno colpito duramente i democentristi. Le sue relazioni con il dirigente? «Molto buone, dopotutto è grazie a lui se la Svizzera non è ancora nell’Unione europea». Blocher è sempre molto influente ed è una buona cosa, afferma Rösti.

«Papà, tu sei contro tutti gli stranieri?»

Rösti ha una figlia di 18 anni e un figlio di 21. «Sono felice che l’opportunità di presiedere il partito si sia presentata solo quando i ragazzi erano già grandi». In precedenza, non avrebbe probabilmente rifiutato il posto, ma sarebbe stato difficile conciliare tale impegno con la vita familiare, poiché in qualità di capo del partito è costretto ad uscire tutte le sere. «Assieme a mia moglie Theres, che lavora come hostess, pianifichiamo la settimana successiva ogni domenica sera, per evitare di perderci di vista».

Durante l'escursione, il cellulare di Albert Rösti non fa che suonare rumorosamente: non sorprende, in queste due settimane di 60-80 ore.
Durante l'escursione, il cellulare di Albert Rösti non fa che suonare rumorosamente: non sorprende, in queste due settimane di 60-80 ore.
Peter Klaunzer

La sua notorietà nel mondo della politica non è stata sempre semplice per i figli, spiega. Albert Rösti racconta un episodio che risale a molto prima di diventare presidente del partito: «Mia figlia torna a casa dopo la scuola e mi chiede: “Papà, è vero che sei contro tutti gli stranieri?”». Il dirigente le spiegò di essere «soltanto contro gli stranieri che non si integrano e che non vogliono lavorare». «“Ah, va bene allora”, ha risposto mia figlia. Dopodiché, la questione per lei era chiusa».

Ma non lo era per Albert Rösti: una «politica coerente rispetto agli stranieri» è a suo modo di vedere estremamente importante. Cosa significa? «Dobbiamo assumerci una responsabilità di fronte al Paese e al nostro popolo». La cultura dell’accoglienza deve a suo avviso finire ed essere sostituita da un aiuto sul posto, che sarebbe più efficace e meno caro. «Sono contrario all’articolo sul razzismo - afferma peraltro -. Non farebbe altro che limitare la libertà d’espressione».

«Le sconfitte fanno parte del gioco»

Dopo 600 metri di salita, arriviamo al rifugio panoramico dello Stockhorn. Anche se lo stomaco brontola, occorre innanzitutto percorrere gli ultimi metri che portano al punto d’osservazione, a 2190 metri d’altitudine. La vista è completamente oscurata dalla nebbia: «È come in politica: le sconfitte fanno parte del gioco», relativizza Albert Rösti. Che individua il lato positivo: «Dopo la nebbia, torna il sole». Ne sa qualcosa, lui che ha mancato una poltrona nel governo di Berna nel 2010 e che è stato privato di un posto al Consiglio degli Stati nel 2015.

Qualche minuto dopo, al ristorante, il suo telefono cellulare continua a suonare incessantemente e rumorosamente. Il tempo stringe: Albert Rösti ha una riunione tra un’ora e si trova ancora in cima. Consacra al suo mandato di sindaco e alla sua attività di consulente per la società «Büro Dr. Rösti» una ventina d’ore a settimana. Altre 20 ore sono dedicate al mandato presso il Consiglio nazionale. «Rimangono perciò tra 20 e 40 ore per la presidenza del partito». Quanto ai divertimenti, li mescola spesso con il ruolo di sindaco.

Albert Rösti ignora per un attimo il suo cellulare e assapora pienamente la sua piccata di pollo accompagnata da spaghetti al pomodoro.

Passeggiando con Petra Gössi

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