Minoranze discriminate Rom e sinti: basta con il termine «Zingari»

ATS

4.4.2019 - 17:40

Albert Barras, rappresentante degli jenish svizzeri, in occasione di una seduta di informazione pubblica nel novembre scorso a Mont-sur-Lausanne.
Albert Barras, rappresentante degli jenish svizzeri, in occasione di una seduta di informazione pubblica nel novembre scorso a Mont-sur-Lausanne.
Source: KEYSTONE/JEAN-CHRISTOPHE BOTT

Le comunità rom e sinti non intendono più tollerare la designazione «Zigeuner» (zingari) ancora molto diffusa nella Svizzera tedesca, giudicandola «diffamatoria» e «umiliante».

In occasione della giornata internazionale loro dedicata lunedì prossimo, sostenuti dalla Società per i popoli minacciati (SPM), lanciano un'azione basata su fotografie. Le immagini ritraggono persone rivolte verso l'obiettivo che mostrano manifesti con la scritta «Siamo contro il termine Zigeuner». Iniziative analoghe saranno prossimamente intraprese anche nella Svizzera italiana e in Romandia.

«Siamo sinti e rom e vogliamo essere designati come tali», indica, citato in una nota diramata oggi, Igor Colic, coordinatore della campagna. Nelle regioni germanofone, il termine «Zigeuner» è associato al genocidio nazista che fece almeno 500'000 vittime tra sinti e rom. È considerato come ingiurioso da queste minoranze.

In Svizzera, sottolinea la nota, fino agli anni Novanta il termine «Zigeuner» costituiva una categoria distinta per la polizia. All'epoca il Dipartimento federale di giustizia e polizia, nell'ambito di una politica repressiva ad hoc («Zigeunerpolitik»), teneva un «registro degli zingari», in cui erano raccolte tutte le informazioni relative a rom, sinti e jenisch fermati, si legge nel comunicato. «Anche durante la Seconda Guerra mondiale, gli jenisch, sinti e rom perseguitati erano respinti alle frontiere svizzere. Un gran numero di loro è morto nei campi di concentramento». Fino al 1972 l'entrata in Svizzera di zingari stranieri era vietata.

Queste minoranze colgono l'occasione per denunciare l'assenza dai programmi scolastici di lezioni relative alla «Zigeunerpolitik» e un presunto aumento dei casi di «denigrazione razzista». Spesso ciò avviene per bocca di politici che alimentano deliberatamente i pregiudizi utilizzando il termine «umiliante» Zigeuner.

Contattata da Keystone-ATS, la militante rom Rina Caldari, auspica che anche in Ticino popolazione e politici maturino la consapevolezza del carattere diffamatorio dei termini «zingari» e «nomadi». Il 98% circa di sinti, rom e jenisch svizzeri è infatti sedentario. Nel corso dei prossimi mesi azioni analoghe a quella della Svizzera tedesca saranno avviate anche nella Svizzera italiana e in Romandia (dove il termine «tsigane» ha pure una connotazione negativa).

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