Covid Riaperture: pressione sul Governo, l'economia svela le sue carte 

ats

14.2.2021 - 13:46

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE

L'economia chiede al Consiglio federale un'uscita rapida e graduale dal semi confinamento. Numerose associazioni hanno presentato un piano di misure in quattro fasi, con un allentamento iniziale a partire dal 1° marzo per negozi e ristoranti.

Invece di divieti rigidi e talvolta arbitrari, il Consiglio federale dovrebbe prendere le sue decisioni sulla base di principi dipendenti dal livello di copertura vaccinale della popolazione, scrivono in una nota congiunta economiesuisse, l'Unione svizzera degli imprenditori, diverse camere di commercio cantonali ed associazioni di categoria.

Gli ambienti economici, i cantoni e Gastrosuisse si rivolgono al Consiglio federale in vista della prossima seduta in programma mercoledì, anche se da Berna è già trapelato che nuove misure dovrebbero essere annunciate solo il 24 febbraio. Il «ministro» della sanità Alain Berset ha lasciato intendere la scorsa settimana che ci potrebbero essere allentamenti, ma non generali.

Un'uscita in quattro fasi

Il comunicato congiunto delle organizzazioni economiche propone un piano d'azione in quattro fasi. La situazione epidemiologica – vi si legge – è nettamente migliorata in queste ultime settimane. Nella prima fase, dal 1° marzo, è quindi auspicato l'allentamento delle restrizioni per la maggioranza delle attività all'aperto e del limite di 5 persone per le riunioni in spazi pubblici. Anche i ristoranti dovrebbero essere autorizzati ad aprire i loro spazi esterni, come pure i negozi che vendono beni non di prima necessità.

La seconda fase dovrebbe partire al momento in cui i gruppi a rischio saranno vaccinati: i ristoranti, i cinema o le strutture per il benessere dovrebbero poter riaprire con piani di protezione appropriati. Anche le attività sportive e gli assembramenti all'aperto devono nuovamente essere possibili senza restrizioni.

Nella terza fase, ossia quando ogni persona che lo desidera potrà essere vaccinata, dovrebbe essere di nuovo possibile organizzare grandi eventi sportivi, concerti e fiere, a condizione che le persone che vi partecipano siano vaccinate.

La quarta fase, con l'eliminazione di tutte le restrizioni, dovrebbe infine scattare non appena sarà raggiunta l'immunità di gregge, ossia quando il 60-80% della popolazione è stata vaccinata.

Secondo il «SonntagsBlick», anche Gastrosuisse ha sottoposto al Consiglio federale un piano che prevede la riapertura dei ristoranti a partire dal primo marzo, nel rispetto di severi piani di protezione (chiusura alle 23.00, distanziamento, obbligo della mascherina fino a quando ci si siede e nessuna consumazione in piedi).

Le rivelazioni nella stampa domenicale

Sulle colonne del «"SonntagsBlick», il presidente dell'UDC Marco Chiesa afferma che la popolazione ha bisogno di un piano che mostri, passo dopo passo, a quali condizioni le misure potranno essere allentate.

Il consigliere agli Stati ticinese ritiene che i negozi dove può essere garantita la distanza di sicurezza debbano poter riaprire. E in merito alla riunione del Consiglio federale di mercoledì Chiesa afferma: «Presumo che i consiglieri federali dell'UDC porteranno proposte in questa direzione».

Secondo la «SonntagsZeitung», i principali sostenitori delle riaperture sono i cantoni. Bisogna riaprire in primo luogo i negozi che vendono beni non essenziali, ha detto al domenicale il presidente del governo vallesano Christoph Darbellay.

In dichiarazioni riportate dal «SonntagsBlick», Mauro Poggia, direttore del Dipartimento della sanità del canton Ginevra, chiede di riaprire le strutture per il fitness e lo sport, le piscine e i piccoli eventi culturali per i quali è possibile garantire il rispetto delle norme igieniche.

Anche Anne-Claude Demierre, direttrice della sanità del canton Friburgo, auspica, secondo la «SonntagsZeitung», la riapertura di negozi, musei e strutture sportive, come pure un'apertura graduale dei ristoranti.

«La popolazione è stanca, e molte industrie soffrono per il lockdown», ha detto da parte sua il direttore del Dipartimento della sanità del canton Zugo Martin Pfister.

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