EpidemiaScorta per Koch, «ma non mi hanno minacciato»
ATS
19.6.2020 - 16:08
Daniel Koch, volto di riferimento dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) durante la crisi del coronavirus e in pensione da giugno, si trova sotto scorta da febbraio.
Il diretto interessato afferma però di non sapere esattamente la ragione e di non aver mai ricevuto minacce.
Lo riferisce oggi il portale di notizie svizzerotedesco Nau.ch, al quale il 65enne ha rilasciato alcune dichiarazioni. Koch conferma il provvedimento ordinato dall'Ufficio federale di polizia (fedpol), ma aggiunge di non saperne i motivi. La sorveglianza sta continuando anche ora che «Mister coronavirus» è uscito di scena.
Non si conoscono le misure concrete
Al sito web la portavoce di fedpol, Katrin Schmitter, non ha voluto commentare le misure concrete nel caso di Koch, limitandosi a sottolineare che durante l'emergenza Covid-19 la situazione dal punto di vista della sicurezza è straordinaria per i rappresentanti dell'UFSP. «Ciò vale soprattutto per Koch, che è molto esposto».
Secondo le informazioni di Nau.ch, non si tratta però di una protezione personale in senso stretto. Dal canto suo, Koch dice che «i poliziotti ogni paio d'ore controllano che tutto sia a posto. Sono loro molto grato». L'ex capo della Divisione malattie trasmissibili riconosce che «è piuttosto insolito per un impiegato della Confederazione».
Molte lettere di ringraziamento scritte a mano
Una cosa comunque è certa. Pur se qualche insulto sui social non è mancato, Koch non è mai stato minacciato concretamente, «né di persona, né per posta, né per telefono».
D'altra parte, aggiunge, le lettere di ringraziamento, spesso redatte a mano, sono state innumerevoli, il che lo ha reso «molto felice». «Si stanno accumulando nelle scatole, ma cercherò di rispondere a ciascuno personalmente», promette.
Più di 8'000 mail, «che probabilmente non leggerò mai»
Meno fortuna avrà chi lo ha contattato per mail: «Ne ho oltre 8000 da leggere e probabilmente non lo farò mai», ammette Koch.
Schmitter rivela inoltre che pure i locali dell'UFSP a Berna rimangono monitorati. In quanto a Koch, le bocche restano cucite in merito all'eventuale mantenimento della protezione nei suoi confronti. Nemmeno il protagonista della vicenda sembra saperne di più.