Libera circolazione SECO: l'immigrazione non ha influito sui salari

ATS

1.7.2019 - 12:39

Negli ultimi anni l'immigrazione dagli Stati UE/AELS non ha esercitato una pressione salariale significativa sulla popolazione elvetica (foto simbolica)
Negli ultimi anni l'immigrazione dagli Stati UE/AELS non ha esercitato una pressione salariale significativa sulla popolazione elvetica (foto simbolica)
Source: KEYSTONE/GIAN EHRENZELLER

Negli ultimi anni l'immigrazione dagli Stati UE/AELS non ha esercitato una pressione salariale significativa sulla popolazione elvetica.

È quanto emerge dal 15esimo rapporto della Segreteria di Stato dell'economia (SECO) sulle ripercussioni dell'accordo sulla libera circolazione delle persone.

Lo studio, presentato lunedì ai media a Berna, esamina l'impatto dell'intesa sul mercato del lavoro e sulle assicurazioni sociali in Svizzera. Le misure di accompagnamento hanno dato il loro fondamentale contributo alla protezione degli stipendi, ha affermato in conferenza stampa Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, direttrice della SECO.

La crescita dei salari è stata equilibrata, indica il documento. Tra il 2002 e il 2016 il tasso medio di progressione per i residenti permanenti è stato dell'1,1%, contro l'1,2% sul totale della popolazione attiva.

Le differenze di stipendio tra dimoranti temporanei e residenti fissi, sia positive sia negative, possono essere spiegate da fattori quali ad esempio l'età, la formazione, la professione esercitata e il settore d'attività. Nel periodo 2010-18, il livello salariale delle persone entrate nella Confederazione per effetto della libera circolazione è risultato in media inferiore dello 0,4% a quello di chi occupava posti analoghi prima dell'entrata in vigore dell'accordo.

Per quanto riguarda i frontalieri, la discrepanza a livello di busta paga che la SECO definisce «inspiegabile» è salita dal -3,3% del 2002 al -4,5% del 2016. Si tratta di circa la metà dello scarto registrato (-9,2%): il resto è motivato da caratteristiche personali, dalla funzione ricoperta o dall'azienda stessa.

In Ticino, ha messo in evidenza il responsabile della Direzione del lavoro della SECO Boris Zürcher, lo scarto inspiegabile è il più marcato in assoluto (-8%). Ciò è dovuto «alla situazione particolare» del cantone italofono, si legge nel rapporto. I lavoratori che attraversano il confine costituiscono il 27,5% del totale (+4,6% rispetto al 2010). Nonostante l'aumento dei frontalieri, non è stato identificato alcun effetto negativo sui salari dei ticinesi.

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