I dubbi degli scettici, la risposta di Hauri«Settimana delle vaccinazioni? Di certo senza di noi»
Di Gil Bieler
8.11.2021
Settimana nazionale delle vaccinazioni o no, alcune persone non vedono ancora nessuna ragione per farsi immunizzare contro il Covid-19. Tre di loro ci spiegano il perché e il presidente dell'Associazione dei medici cantonali Rudolf Hauri cerca di rispondere alle loro perplessità.
Di Gil Bieler
08.11.2021, 19:54
09.11.2021, 14:49
Di Gil Bieler
Dal villaggio alla stazione centrale di Zurigo ai concerti all'aperto di Baschi e Sophie Hunger, per citarne solo un paio: durante la settimana nazionale delle vaccinazioni, dall'8 al 14 novembre, la Confederazione e i cantoni non lasciano nulla di intentato per cercare di far cambiare idea a quella parte di popolazione non ancora immunizzata contro il Covid.
Più del 64% degli svizzeri è vaccinato completamente e un altro 2% ha già ricevuto la prima dose. Tra la popolazione di età superiore ai 12 anni, più del 75% è stata vaccinata. Nel confronto internazionale, però, questa è una cifra bassa, ha sottolineato più volte la Confederazione.
Molte persone non vogliono comunque essere vaccinate contro il Covid. blue News ha chiesto a tre scettici il perché di questa scelta. E Rudolf Hauri, presidente dell'Associazione dei medici cantonali, risponde alle loro perplessità per tentare di convincerli.
Eva*, 38 anni, impiegata in un negozio a San Gallo
«L'intera pandemia è legata a una forte pressione sociale, che è già iniziata con la mascherina obbligatoria. E ora la pressione per farsi vaccinare è davvero molto grande. Non ho mai escluso categoricamente una vaccinazione contro il Covid, ero solo scettica e volevo aspettare e vedere.
Nel frattempo, però, ho deciso di prendere la strada della non vaccinazione. Il che non è sempre piacevole. Devo spesso spiegare la mia posizione, nel negozio dove lavoro sono quasi l'unica che deve indossare la mascherina. Ci sono amici che non vogliono accettare la mia decisione e devo imparare a gestire anche questo, nonostante dovrebbe essere una libera scelta.
Non sono affatto contro le vaccinazioni in generale, sono stata immunizzata anche per altre malattie. Ma ad oggi, mi farei vaccinare contro il Covid solo per cedere a questa pressione, non perché ne sono convinta. E se poi avessi degli effetti collaterali, non me lo perdonerei mai. Così come non perdonerei coloro che mi hanno spinta a farlo.
Forse la penserei diversamente se ci fossero stati più casi di Covid nel mio ambiente, chi lo sa. Ma non me la sento e non voglio andare contro questa mia sensazione».
*nome cambiato
La risposta del medico cantonale Hauri
Rudolf Hauri
Keystone
Rudolf Hauri è il medico cantonale di Zugo e presidente dell'Associazione dei medici cantonali della Svizzera.
«La diffusione epidemica o pandemica di un agente patogeno porta naturalmente alla pressione sociale. Che si tratti di un coronavirus, un virus HIV, un altro virus o un batterio come gli agenti patogeni che causano la lebbra o la tubercolosi.
Queste malattie trasmissibili non colpiscono solo una singola persona, ma si diffondono in tutta la società. Pertanto, la protezione contro tali malattie non è una questione individuale, ma di tutta la popolazione. La vaccinazione, insieme all'igiene, è il mezzo migliore per non rischiare di subire le gravi conseguenze che potrebbero verificarsi se si entrasse in contatto con questi agenti patogeni trasmissibili.
Inoltre, gli eventuali effetti collaterali indesiderati della vaccinazione appaiono molto rapidamente, mentre le conseguenze a lungo termine della malattia potrebbero insorgere solo più tardi, ma durare anche per anni».
Franziska, 30 anni, naturopata dei Grigioni
«Ho avuto il Covid a dicembre dell'anno scorso. Generalmente non mi ammalo praticamente mai, ma il Covid mi ha stesa per dieci giorni. Avevo la febbre a 38,5° (che è già estremamente alta per me), una tosse persistente, mal di gola e mal di testa, un po' tutti i sintomi possibili insomma.
L'ho curato da sola con i miei rimedi naturali. Nei giorni che seguirono, mi sentivo estremamente debole, e in quel momento ero anche trascinata dal panico di massa diffuso dai media. Ma con il tempo ho riacquistato la mia compostezza, e oggi mi viene da dire che forse - con tutte le misure anti-Covid che avevo preso in precedenza - ho indebolito il mio sistema immunitario. E ritengo che questo sia stato l'unico motivo per cui il virus è stato in grado di colpirmi in maniera così forte. Indossare sempre una mascherina e disinfettare le mani non è normale e sano.
Ora, come persona guarita, mi dico: non ho bisogno di una vaccinazione. Recentemente ho anche fatto un test degli anticorpi che ha dato buoni risultati. Sono grata che il mio sistema immunitario abbia gestito così bene questa malattia e confido quindi di essere protetta».
La risposta del medico cantonale Hauri
«Le misure prese in precedenza non hanno indebolito il sistema immunitario, perché non hanno portato e non portano a un ambiente sterile. Il decorso della malattia avuto da Franziska mostra che un'infezione da Covid può portare conseguenze importanti anche in una persona giovane.
Anche un sistema immunitario generalmente buono non può infatti semplicemente neutralizzare un agente patogeno specifico. Deve prima «conoscerlo», il che - tranne nel caso della vaccinazione - avviene attraverso il contatto con il virus e poi un decorso imprevedibile della malattia. La vaccinazione non è quindi altro che insegnare al sistema immunitario una caratteristica essenziale del virus senza esporre l'organismo alle proprietà patogene del virus. Con questa descrizione del virus, il sistema immunitario è quindi in grado di reagire rapidamente in caso di contatto effettivo con il virus, così che non ci siano o quasi sintomi di malattia.
Gli studi attuali mostrano che le persone che sono guarite hanno effettivamente una buona protezione contro una reinfezione. Tuttavia, ci sono persone che si infettano una seconda volta e hanno di nuovo sintomi gravi. Quindi la vaccinazione è raccomandata anche dopo una guarigione».
Samuel, 35 anni, nutrizionista e mental coach dei Grigioni
«Non mi faccio vaccinare per diversi motivi. In primo luogo, i virus rafforzano il sistema immunitario, almeno nelle persone con uno stile di vita sano. E io stesso vivo una vita sana in termini di dieta ed esercizio fisico.
Secondariamente, non credo che il Covid sia dannoso per me. Nella mia ex comunità di coinquilini abbiamo avuto alcuni casi, ma non mi sono infettato anche se abbiamo continuato a vivere insieme normalmente. E l'anno scorso ho dovuto fare diversi test antigenici e, anche se non faccio affatto attenzione a tutte le misure, erano tutti negativi. Questo mi dimostra che non posso prendere il virus o che il mio corpo può combatterlo da solo.
In terzo luogo, sono scettico nei confronti delle vaccinazioni perché portano all'aggregazione nel sangue. Lo si può vedere nelle analisi in campo oscuro, ma non se ne parla, io lotto contro questo.
Infine, ho deciso che non mi faccio più vaccinare per principio, perché non mi piace tutto il sistema messo in piedi. Questa è una specie di società a due livelli, quando si devono far vaccinare i propri diritti fondamentali. Io non ci sto».
La risposta del medico cantonale Hauri
«La vaccinazione non rappresenta una società a due livelli, poiché fondamentalmente ogni persona può essere immunizzata. Almeno questo vale per le persone di età superiore ai 12 anni.
Per essere infettati dal virus, sono necessari diversi fattori: per esempio, una concentrazione sufficiente di virus, virus attivi, contatto con le mucose delle vie respiratorie superiori, ecc. Anche se il rischio di infezione è alto, questo non significa che di certo vi infetterete. Tuttavia, più o più frequentemente si è esposti a tali rischi, più è probabile che ci si infetti, anche se si ha un sistema immunitario reattivo.
Il corso della malattia non può essere previsto nei singoli casi. Gli effetti collaterali indesiderati della vaccinazione sono invece strettamente monitorati e analizzati. Questo è il compito di Swissmedic in collaborazione con la comunità scientifica. Finora, è stato stabilito che i «coaguli di sangue», che generalmente non sono molto pronunciati, possono verificarsi molto raramente. Questo è molto più raro e anche meno grave di quanto avviene comunque nel corso naturale di un'infezione da Covid».