DemocraziaStop olio di palma: depositato referendum
ATS
22.6.2020 - 12:00
Stamane è stato depositato presso la Cancelleria federale a Berna il referendum «Stop all'olio di palma» contro l'accordo di libero scambio con l'Indonesia, corredato da 59'200 firme. Le sottoscrizioni devono ancora essere convalidate.
L'Indonesia non è ancora pronta ad attuare standard ecologici e sociali per prevenire la distruzione delle foreste tropicali, scrive il comitato referendario. Un'area equivalente a 100 campi da calcio viene distrutta ogni ora nel Paese, secondo la presidente dei Giovani Socialisti Ronja Jansen.
Ogni anno, tra le altre cose, un milione di ettari vengono disboscati per far posto alla monocoltura della palma da olio. Questo «deserto verde» copre già quasi 17 milioni di ettari, quattro volte la superficie della Svizzera e quasi il 10% di quella dell'Indonesia. Questo accordo di libero scambio è «un contratto tra potenti»: le belle promesse di sostenibilità che contiene non valgono molto se non sono garantiti controlli rigorosi», dice ancora Jansen.
Willy Cretegny, viticoltore biologico e promotore del referendum, ritiene da parte sua che le proteste per il clima che hanno riunito migliaia di persone in tutto il mondo debbano portare a un vero cambiamento. Dobbiamo produrre e consumare in modo diverso: «dobbiamo rispettare il nostro ambiente nel suo insieme, cioè la natura, le risorse, il paesaggio, i diritti umani, il tessuto sociale ed economico.
L'accordo di libero scambio con l'Indonesia è stato approvato dal Parlamento in dicembre. L'opposizione non è dettata soltanto da motivi di sostenibilità. Gli agricoltori svizzeri temono in particolare una concorrenza sleale con gli oli vegetali locali. Per questo motivo il Consiglio federale ha negoziato contingenti per le importazioni di olio di palma, che saranno però aumentati nell'arco di più anni. Sono inoltre previste norme che dovranno garantire la tracciabilità delle importazioni.
Queste misure non sono però ritenute sufficienti. L'olio di palma è in effetti già oggi meno costoso dell'olio di colza e di girasole. Il comitato referendario deplora inoltre il fatto che nella maggior parte dei Paesi il libero scambio non abbia aumentato né la prosperità né la qualità di vita, ma serva soltanto agli interessi economici delle multinazionali.
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