BERNA
La popolazione svizzera sembra guardare con scetticismo all'idea - avanzata dal Consiglio federale - di limitare l'apertura di nuovi studi medici anche dopo il 2019, quando scadrà l'attuale moratoria.
Il 48% delle persone interpellate nell'ambito di un sondaggio si dice più o meno contraria, mentre il 36% è più o meno favorevole e il 16% non esprime opinioni.
I dati emergono da un periodico rilevamento sul settore della salute realizzato da H+, l'associazione degli ospedali svizzeri. Secondo l'organizzazione comunque le opinioni sul tema non si sono ancora cristallizzate: solo il 16% del campione ha infatti una posizione netta, vale a dire assai favorevole o assai contraria alla proposta.
Importanti appaiono le differenze regionali: l'opposizione è più forte in Romandia (61% contro 31%) e nella Svizzera italiana (56% contro 32%), che fra gli svizzeri tedeschi (44% a 39%).
Se comunque si dovesse giungere a limitazioni quattro persone su cinque vorrebbero che si tenesse conto della qualità dell'offerta e due su tre del numero degli studi già esistenti nonché dei costi. Riguardo a chi debba decidere in materia l'opinione è chiara: per il 70% devono farlo i cantoni, solo il 37% vorrebbe un coinvolgimento degli assicuratori malattia.
Il sondaggio ha toccato anche diversi altri punti. Torna di prepotenza la libera scelta del medico e dell'ospedale, ora propugnata dal 93% del campione (+19 punti rispetto al 2016). Interessante è anche l'aumento costante - nei quattro sondaggi condotti dal 2014 - di coloro che in Ticino considerano molto buona la qualità degli ospedali: quest'anno sono circa il 50%. Al sud delle Alpi è molto alta anche la fiducia nei medici (82%), meno comunque che nelle altre regioni del paese.
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