Va risarcito con 25'000 euro per torto morale più 7000 euro per le spese uno svizzero, oggi 29enne, condannato nel 2011 a quattro anni di carcere per avere brutalmente stuprato e assassinato – nel 2008 quando era ancora minorenne – una prostituta nel canton Argovia.
Lo impone una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo pubblicata martedì. Secondo Strasburgo il collocamento «a scopo di cura o di assistenza» del giovane allo scadere della pena era privo di base legale e ha violato l'articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, relativo al «diritto alla libertà e alla sicurezza».
Brutale assassinio
Nel febbraio 2008 il giovane, che non aveva ancora compiuto i 18 anni (è nato nel 1990), si era arrampicato sulla facciata di un edificio di Aarau che ospitava un salone erotico ed era penetrato in una camera. Qui l'adolescente aveva dapprima violentato per due volte una prostituta 40enne, che aveva poi ucciso «in modo particolarmente odioso», secondo quanto rammenta la Corte di Strasburgo.
Il Tribunale dei minorenni di Lenzburg (AG) gli aveva inflitto nel novembre 2011 quattro anni di carcere, la massima pena prevista dal diritto penale minorile. Per proteggere la società dal giovane, cui erano state riscontrate turbe psichiche, aveva inoltre ordinato una «privazione della libertà a scopo di assistenza» una volta scontata la condanna.
Il Tribunale federale ha in seguito confermato la fondatezza della misura, ritenendo che il rischio di recidiva non potesse essere sottovalutato a causa degli impulsi sadici del giovane delinquente.
Battaglia a Strasburgo
Il giovane è così rimasto in carcere ma ha proseguito la sua battaglia fino alla Corte di Strasburgo, che ha ricevuto il 19 dicembre 2014 il suo ricorso, relativo al periodo tra aprile 2014 e aprile 2015. Lo svizzero sosteneva che la misura a suo carico non poggiava su alcuna base legale e si lamentava inoltre di non essere stato posto in un istituto appropriato.
Il giudizio del tribunale europeo non concerne dunque i successivi prolungamenti della detenzione. Nella sentenza la Corte – secondo quanto riassume un suo comunicato – constata che «il richiedente era detenuto senza base legale e a titolo puramente preventivo» nell'ala di sicurezza del penitenziario di Lenzburg.
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