DemocraziaTA-SWISS: «Coinvolgere popolo e politica nell'evoluzione digitale»
fl, ats
17.8.2021 - 15:05
La digitalizzazione può trasformare la nostra democrazia, in particolare facilitando la partecipazione alla vita pubblica. Ma c'è anche il rischio che coinvolga principalmente i cittadini già politicamente attivi o a loro agio con le tecnologie.
fl, ats
17.08.2021, 15:05
17.08.2021, 15:13
SDA
La Confederazione quindi deve prendere provvedimenti per migliorare la capacità di ricerca e di elaborazione delle informazioni per tutta la popolazione, raccomanda uno studio della Fondazione per la valutazione delle scelte tecnologiche (TA-SWISS), che, su mandato dalla Legge federale sulla promozione della ricerca e dell'innovazione, ha il compito di esaminare i rischi e le opportunità delle nuove tecnologie.
Tra le opportunità delle nuove tecnologie spicca quella di aprire canali di dibattito e di partecipazione che permettono un accesso più completo all'informazione politica, che è spesso filtrata. In questo senso, la digitalizzazione promuove la libera formazione dell'opinione, scrive TA-SWISS in un comunicato odierno.
Essa facilita inoltre la mobilitazione di gruppi che finora erano poco coinvolti nei processi politici. Alcune idee o organizzazioni possono ottenere una visibilità senza precedenti, e avvicinarsi ai cittadini comunicando in modo più diretto e trasparente sulle piattaforme online.
Anche la raccolta in rete di firme o di fondi può facilitare la partecipazione ai processi politici. È un'opportunità per superare le disuguaglianze esistenti nel mondo analogico in questo ambito.
Nuovi strumenti di partecipazione digitale
I nuovi strumenti di partecipazione digitale possono però portare a una proliferazione di referendum che va a sovraccaricare il sistema politico. E c'è anche il rischio che la digitalizzazione favorisca principalmente la partecipazione dei cittadini che sono già politicamente attivi o a loro agio con le tecnologie digitali, nota TA-SWISS. Bisogna quindi fare in modo che i processi di partecipazione mantengano una componente «offline» per evitare l'emergere di nuovi meccanismi di esclusione.
In questo senso, i processi digitali devono essere facili da usare. E i meccanismi di controllo delle informazioni, come la verifica dei fatti, devono essere accessibili al maggior numero di persone possibile. Data l'età media dell'elettorato (57 anni), la Confederazione deve in particolare prendere misure per migliorare la capacità di ricerca e di elaborazione delle informazioni, con campagne nazionali di educazione e prevenzione rivolte a tutta la popolazione.
Se poi le informazioni pubblicate sui social media sono selezionate da giornalisti secondo criteri di qualità giornalistica, tutto ciò amplia la portata del contributo dei media alla libera formazione della volontà politica.
Si tratta di lavoro fondamentale perché «con la velocità e la potenza di diffusione dei contenuti digitali, la disinformazione deliberata (infox) può avere un impatto molto maggiore e quindi aumentare la polarizzazione della società», avverte TA-SWISS. Sottolinea anche che le piattaforme dei social media non sono state create per il discorso politico e quindi non sono nemmeno strumenti democratici trasparenti.
La digitalizzazione può cambiare i processi politici
In sostanza, la digitalizzazione può cambiare i processi politici e trasformare la nostra democrazia; occorre quindi che la popolazione e i politici siano coinvolti attivamente a questi cambiamenti. In seguito all'esame di tre studi distinti, la fondazione chiede un monitoraggio regolare dello sviluppo della digitalizzazione, «che può rafforzare la nostra democrazia ma anche danneggiarla».
«Per sopravvivere, la democrazia deve evolvere con la società», conclude la fondazione, che è un centro di competenza delle Accademie svizzere delle scienze, senza scopo di lucro e finanziata esclusivamente con fondi pubblici.
Per le sue conclusioni TA-SWISS ha esaminato tre studi. Il primo, dell'istituto di ricerca gfs.bern, sugli effetti della digitalizzazione sul sistema politico svizzero. Il secondo, della Federazione Svizzera dei Parlamenti dei Giovani (FSPG), sulle condizioni in cui i giovani usano gli strumenti digitali per partecipare. E infine uno di think & do tank che proietta tre scenari sulle forme che la democrazia digitale potrebbe assumere nel 2050.