Il Tribunale federale ha respinto il ricorso di un imam somalo della moschea An'Nur di Winterthur, condannato nel canton Zurigo per istigazione alla violenza a 18 mesi di carcere con la condizionale e all'espulsione dalla Svizzera per 10 anni.
Il 21 ottobre 2016 l'imam, all'epoca 25enne, aveva affermato in un sermone tenuto davanti a una sessantina di fedeli riuniti nella moschea, poi chiusa definitivamente, che i musulmani che non pregano nella comunità devono essere «banditi, respinti, evitati e calunniati fino a che non vi ritornino». Nel caso dovessero perseverare con questo comportamento, andrebbero addirittura uccisi.
Per quelle frasi l'africano – un richiedente asilo in un primo tempo ritenuto etiope e poi rivelatosi somalo – era stato condannato nel novembre 2017 in primo grado a 18 mesi di detenzione con la condizionale e a 10 anni di espulsione. Nel novembre 2018, la decisione è stata confermata in appello dal Tribunale superiore zurighese. Lo scorso 4 maggio, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ne ha annunciato l'avvenuta espulsione in Somalia.
In una sentenza pubblicata oggi, il Tribunale federale (TF) respinge il suo ricorso contro la condanna. Contrariamente a quanto pretende l'interessato, i giudici di Losanna ritengono attendibile la traduzione del sermone fatta da una interprete. Per il TF non esiste alcun indizio che la traduttrice sia stata parziale. Durante il suo intervento l'imam era stato filmato da un privato e una perquisizione aveva permesso di trovare la versione scritta del sermone sul computer dell'imputato.
I giudici federali danno inoltre ragione alla giustizia cantonale, giunta alla conclusione che i passaggi controversi del sermone costituiscono una pubblica istigazione a un crimine o alla violenza secondo l'articolo 259 del codice penale.
La moschea An'Nur (la Luce), chiusa definitivamente nel giugno 2017, era ripetutamente finita sotto i riflettori della cronaca come luogo di radicalizzazione islamista. Secondo varie fonti, sarebbero almeno cinque i ragazzi partiti dalla città zurighese verso la Siria per la jihad, la guerra santa islamica, nelle file dell'Isis.
Il 22 novembre del 2016, due suoi frequentatori vennero picchiati e minacciati quali «traditori» da un gruppo di fedeli, convinti che avessero trasmesso a un giornalista il testo del controverso sermone tenuto il mese prima dall'imam africano. Il tribunale distrettuale di Winterthur ha condannato in prima istanza il 23 ottobre 2018 otto giovani fra i 17 e i 24 anni d'età a pene detentive con la condizionale per una serie di accuse che comprendono il sequestro di persona, le lesioni personali, la coazione e le minacce, mentre a un imam 54enne ha inflitto una pena pecuniaria, essa pure con la condizionale. Il pubblico ministero, che chiedeva pene più severe, ha presentato ricorso in appello.
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