GiustiziaIl vaccino contro il morbillo può essere imposto se i genitori sono in disaccordo
ats
15.7.2020
Se i genitori sono in disaccordo sulla vaccinazione contro il morbillo, le autorità devono intervenire nell'interesse del bambino. Secondo il Tribunale federale (TF), esse devono seguire le raccomandazioni dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) a favore della vaccinazione.
In una decisione di principio pubblicata oggi, la Seconda corte di diritto civile ricorda che i genitori risolvono insieme le questioni relative ai figli. Il legislatore ha voluto che l'autonomia della famiglia avesse la precedenza sull'intervento dello Stato.
Il TF sottolinea che la sua sentenza non significa che le autorità possano ordinare la vaccinazione dei bambini quando i genitori hanno deciso di comune accordo di non farlo. Spetta infatti solo al legislatore la facoltà di decidere se rendere obbligatoria la vaccinazione oppure no.
Una decisione dell'autorità è quindi possibile solo se le divergenze tra i genitori minacciano lo sviluppo del bambino. In particolare quando il piccolo è esposto a un grave rischio di danni fisici. Dal momento che questa tutela è una misura preventiva, non è necessario che il rischio si materializzi.
Secondo l'UFSP e la Commissione federale delle vaccinazioni, il morbillo provoca un indebolimento del sistema immunitario in quasi tutti i malati e in circa il 10% dei casi si verificano complicazioni potenzialmente gravi.
Per la corte suprema non è quindi tollerabile una situazione di stallo dovuta ai genitori sulla questione della vaccinazione. In caso di disaccordo l'autorità di tutela dell'infanzia oppure un tribunale devono prendere una decisione e farsi indirizzare dalle raccomandazioni dell'UFSP. Solo una controindicazione di tal vaccinazione consente di scartarla, sottolineano i giudici del TF.
Nel caso specifico il padre aveva chiesto al tribunale, nell'ambito di un divorzio, di ordinare alla madre di far vaccinare i loro tre figli. I giudici si erano rifiutati e la loro decisione era stata confermata dal tribunale cantonale di Basilea Campagna.
Con la decisione pubblicata oggi, la corte suprema con sede a Losanna ha parzialmente accolto il ricorso del padre e ha rinviato il caso alla giustizia basilese, che dovrà in particolare stabilire se vi siano controindicazioni alla vaccinazione.