Carenza di personale sanitario Un ex medico racconta: «Spesso ci si dimentica che si vuole curare il paziente»

Di Alex Rudolf, Fabienne Berner e Alessio Blaser

16.4.2023

André Vauthey.
André Vauthey.

André Vauthey è medico di formazione, ma oggi lavora come attore e insegnante di yoga. Cosa ha spinto il 34enne di Neuchâtel a voltare le spalle al settore sanitario? blue News ha voluto approfondire l'argomento.

Di Alex Rudolf, Fabienne Berner e Alessio Blaser

16.4.2023

Non hai tempo? blue News riassume per te

  • In Svizzera c'è è una crescente carenza di lavoratori qualificati. Soprattutto negli ospedali: nei prossimi anni saranno necessari medici e infermieri.
  • André Vauthey, di Friburgo, è un medico qualificato, ma oggi non può più immaginarsi a lavorare nella sua professione. Il motivo: tra le altre cose, c'è una mancanza di spirito di squadra negli ospedali.
  • Inoltre, vengono spesso guidati da persone che non sanno cosa è importante come medico o infermiere.

Le previsioni non sono buone. Stando ai dati della società di revisione PwC, il sistema sanitario svizzero sarà a corto di circa 32.500 infermieri e medici entro il 2030. Dieci anni dopo, ci sarà addirittura una carenza di 45.000 professionisti del settore. PwC sostiene quindi senza mezzi termini che la situazione sta precipitando.

Ma cosa possono fare la politica e il sistema sanitario per rimediare al problema? blue News ha deciso di vederci più chiaro attraverso una persona che ha deciso di lasciare la professione. Si tratta del 34enne André Vauthey, che ora lavora come attore e insegnante di yoga, ma che in realtà ha una formazione medica.

Dopo aver studiato medicina a Friburgo e a Basilea e aver conseguito il dottorato, avrebbe dovuto iniziare a lavorare a Berna. «Ma già durante gli studi ho dubitato che questa fosse la strada giusta per me», racconta a blue News.

Quel sogno d'infanzia di recitare

Vauthey ha quindi deciso di prendersi un anno sabbatico prima di iniziare seriamente la vita da medico. L'obiettivo era quello di provare a soddisfare i desideri dell'infanzia, e ha quindi stilato una lista al riguardo. Su di essa ha scritto, tra le altre cose, che ai tempi voleva fare l'attore, pensiero che non gli era mai del tutto passato.

Chi è André Vauthey?
André Vauthey

Il 34enne André Vauthey è nato nel Canton Friborgo, dove ha iniziato gli studi di medicina, che ha poi completato a Basilea. Dopo la laurea, ha deciso di cimentarsi nella recitazione. Ha vissuto e lavorato a New York per quattro anni prima di tornare in Svizzera dopo lo scoppio della pandemia. Qui lavora come attore, ha fondato un festival culturale e lavora come insegnante di yoga.

«Quando ho frequentato un corso di recitazione a Londra, ho capito che amavo recitare. Non mi sembrava di lavorare, per me era solo puro divertimento». Dopo aver potuto cimentarsi in alcuni film studenteschi, ha deciso di prendersi un altro anno sabbatico e di fare un corso di formazione come attore negli Stati Uniti. Vauthey ha quindi vissuto e lavorato a New York per circa quattro anni, fino allo scoppio della pandemia.

E, proprio durante la pandemia, il personale sanitario svizzero è stato messo sotto pressione. I reparti di terapia intensiva si sono riempiti e medici e infermieri hanno accumulato ore di straordinari. Alla fine del 2021, poi, l'elettorato elvetico ha approvato l'iniziativa per l'assistenza infermieristica, volta a promuovere le nuove generazioni nel settore. Ma questo sembra non essere comunque sufficiente.

Secondo lo studio di PWC, la carenza di personale si sta aggravando anche a causa della crescita demografica in Svizzera e dell'invecchiamento della società, che porta sempre più spesso a malattie croniche, e quindi a trattamenti multipli. Nel frattempo, la pandemia ha praticamente esaurito il personale esistente.

Ritorno in Svizzera a causa della pandemia

Vista la situazione di emergenza, Vauthey voleva dare il suo contributo. È quindi tornato in Svizzera nel marzo 2020, su richiesta dell'Ospedale di Friburgo, a causa proprio della carenza di personale. «Poiché le sale operatorie di New York stavano gradualmente chiudendo, il piano prevedeva che io tornassi per qualche mese, per poi riprendere la vita a New York», ci racconta.

Ma le cose sono andate diversamente: quando è arrivato in Svizzera, l'ospedale di Friburgo aveva abbastanza medici e le competenze di Vauthey non erano più necessarie.

Ma visto che la situazione a New York andava a rilento, per via del Covid, piano piano, ma inesorabilmente, si è reso conto che sarebbe rimasto a Friburgo. «Da tre anni, quindi, vivo di nuovo in Svizzera, dove faccio teatro. Inoltre, ho fondato un festival d'arte e lavoro come insegnante di yoga», ci dice ancora.

Può immaginare di lavorare di nuovo come medico? Gli chiediamo. E la risposta è chiara: «No, al momento no».

«Vedo i miei ex compagni di studi ridurre l'impiego all'80% o aprire un proprio studio solo dopo otto o dieci anni di professione»

Ma cosa ha spinto Vauthey ad abbandonare la medicina? «Sicuramente gli orari di lavoro infiniti. Vedo i miei ex compagni di studi ridurre il loro orario all'80% o aprire un proprio studio dopo otto o dieci anni di professione», ci spiega. Prima di allora, il lavoro li portava allo sfinimento.

Naturalmente ci sono ospedali e cliniche: «Ma spesso i fumatori sono gli unici che possono fare regolarmente una pausa all'aria aperta. Molti miei colleghi medici hanno iniziato a fumare per questo motivo. È assurdo!».

In molti ospedali manca lo spirito di squadra

Anche la mentalità di molti ospedali è difficile. «Spesso manca lo spirito di squadra e si è tutti contro tutti», ci confida Vauthey. I medici si infastidiscono con il personale infermieristico e viceversa. «Spesso si dimentica che entrambi vogliamo curare il paziente». E ora, nella sua nuova funzione di insegnante di yoga e di coach, riesce a rispondere molto meglio ai suoi clienti.

«Sono convinto che tutti i partecipanti vogliano dare il meglio di sé e fare una buona prestazione»

Cosa deve cambiare per rendere il settore sanitario di nuovo più attraente? «Sono convinto che tutte le persone coinvolte vogliano fare del loro meglio e lavorare bene». Da un lato però la comunicazione tra gli operatori sanitari dovrebbe migliorare. «In modo che l'attenzione si concentri di nuovo sul paziente». Dall'altro lato è diventato comune che a dirigere gli ospedali siano persone che non sanno cosa significhi essere un medico o un infermiere. «Ma gli ospedali non possono essere ridotti alla mera efficienza».

La tendenza, tuttavia, è diversa. Perché la «NZZ am Sonntag» ipotizza che il 20-25% di tutti gli ospedali si troverà ad affrontare enormi problemi finanziari. Solo un nosocomio su quattro è davvero sano dal punto di vista finanziario. Perché? Con l'inflazione, si legge nel documento, aumentano anche i costi del personale e dei materiali, mentre le entrate non riescono a tenere il passo a causa del «rigido sistema tariffario».

Sembra quindi improbabile che la speranza di Vauthey di avere più tempo per i pazienti e meno pressione operativa si concretizzi.

Ma il nostro interlocutore ha mai avuto la coscienza sporca perché ha conseguito una laurea costosa, ma ora non lavora nel settore? All'inizio sì, ci risponde sinceramente. Ma col tempo, aggiunge, è diventato chiaro che non dipendeva solo da lui, ma che anche il sistema sanitario doveva diventare più piacevole per il personale.

Da allora se n'è fatto una ragione.

Guarda l'intervista in tedesco:

«Oft geht vergessen, dass wir den Patienten heilen wollen»

«Oft geht vergessen, dass wir den Patienten heilen wollen»

Eigentlich ist André Vauthey Arzt, heute arbeitet er als Schauspieler und Yoga-Lehrer. Was bringt den Neuenburger dazu, dem Gesundheitswesen den Rücken zu kehren? blue News fragt nach.

06.04.2023