Sessione «Whistleblower», nessuna regolamentazione

ATS

5.3.2020 - 10:39

La consigliera federale Karin Keller-Sutter stamattina al Consiglio Nazionale.
La consigliera federale Karin Keller-Sutter stamattina al Consiglio Nazionale.
Source: KEYSTONE/ANTHONY ANEX

Dopo anni di discussioni, il Consiglio nazionale ha definitivamente respinto oggi – con 147 voti a 42 – il progetto del governo volto a proteggere maggiormente i cosiddetti «whistleblower», ossia i dipendenti che segnalano irregolarità sul posto di lavoro.

Per la maggioranza, la soluzione proposta è troppo complicata e non offre una reale tutela degli «allertatori civici» dai licenziamenti abusivi.

Il risultato finale era scontato tenuto conto della raccomandazione della commissione preparatoria che, per 20 voti a 5, chiedeva la non entrata nel merito, ribadendo così il primo voto dello scorso giugno. Un doppio «no» che equivale all'archiviazione di una progetto di legge le cui origini risalgono al 2013 e lascia i futuri «whistleblower» nell'incertezza.

Unici a sostenere in aula il progetto sono stati i gruppi del Centro (PPD, PBD e Evangelici) e i Verdi liberali, cui si è aggiunta la consigliera federale Karin Keller-Sutter. Secondo diversi oratori susseguitisi alla tribuna, il progetto governativo non sarà perfetto, ma almeno non criminalizza chi denuncia misfatti all'interno della sua azienda o organizzazione e affronta una volta per tutte un problema reale. La modifica del Codice delle obbligazioni nel senso voluto dal governo consentirebbe inoltre di raccogliere esperienze in materia e, in futuro, di migliorare la situazione se necessario.

Situazione non ideale

La ministra di giustizia e polizia ha fatto notare che il progetto elaborato dal governo e accolto dal Consiglio degli Stati è già stato semplificato rispetto alla sua versione originale del 2015 ed è meno macchinoso di altre normative in vigore in altri Paesi.

Keller-Sutter ha poi sottolineato che l'OCSE – l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – ha più volte rimproverato alla Svizzera di non aver alcuna legge che regoli il problema. «Se non facciamo nulla rimarremo sempre sotto pressione», ha spiegato la consigliera federale PLR. Ciò spiega anche perché il mondo economico sia favorevole alla nostra proposta, ha aggiunto.

Oggi sono i tribunali che di volta in volta decidono se una segnalazione di un'irregolarità sul posto di lavoro sia ammissibile o no. Questa situazione, secondo Keller-Sutter, non è ideale: il disegno di legge non fa altro che rispondere a questa incertezza.

Troppo burocratico

L'intervento della ministra non ha tuttavia scalfito la maggioranza, cui si è aggiunto anche il PS, deluso dalla soluzione governativa poiché troppo poco incisiva per quanto riguarda la protezione di un eventuale «allertatore» da un licenziamento.

La maggioranza ha criticato la complessità della struttura stessa del progetto, che prevede una soluzione «a cascata» secondo cui un'informazione dell'opinione pubblica può avvenire soltanto a condizioni molto restrittive. Il sistema proposto rischia di scoraggiare chi è testimone di atti illeciti poiché troppo sbilanciato a favore del datore di lavoro.

Diversi deputati hanno inoltre ricordato che nel frattempo in molte aziende private sono stati istituiti meccanismi di segnalazione interni che funzionano. Non è vero quindi che non si è fatto nulla in materia.

Una lunga storia

Lo scorso dicembre, gli Stati avevano accolto il progetto legislativo preferendo una chiara normativa giuridica all'attuale situazione, nella quale le parti sociali sono confrontate all'incertezza della giurisprudenza del Tribunale federale.

Le proposte sulle quali aveva discusso la Camera dei Cantoni erano state formulate nel settembre 2018 dal Consiglio federale che aveva rielaborato un precedente progetto giudicato pure lui troppo complesso dal Parlamento nel 2015.

Il succo della nuova proposta governativa era però rimasto invariato. In linea di massima, una segnalazione sarebbe stata ammessa solo se il dipendente si fosse rivolto prima al datore di lavoro, poi a un'autorità e, in ultima istanza, al pubblico. Denunce anonime sarebbero state possibili.

L'esecutivo aveva però rinunciato a rafforzare la tutela dei lavoratori che vengono licenziati abusivamente dopo aver lanciato un allarme giudicato lecito. Le persone avrebbero ricevuto, come oggi, un'indennità equivalente a un massimo di sei mesi di stipendio. Una soluzione che ha spinto oggi anche la sinistra, da sempre favorevole a una regolamentazione del problema, a respingere il progetto.

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