Cantonali Zurigo dice sì a «detective sociali» e menzione della nazionalità

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7.3.2021 - 18:20

Immagine d'illustrazione
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Il Canton Zurigo ha accolto alle urne la base legale che regola le indagini dei «detective sociali» e il controprogetto all'iniziativa popolare che chiede di menzionare la nazionalità degli autori e delle vittime di reati nei comunicati di polizia.

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I due argomenti, cari all'UDC che incassa qui una doppia sconfitta, hanno ottenuto rispettivamente il 67,7 e il 55,2% dei voti. La partecipazione è stata del 50%.

Il primo tema si riferiva alla legge d'applicazione cantonale elaborata in seguito all'approvazione, nel novembre 2018, della nuova base legale che regola a livello federale la sorveglianza dei beneficiari di aiuti sociali. In base al testo approvato di stretta misura dal Gran consiglio zurighese, per poter sorvegliare chi è sospettato di ottenere indebitamente prestazioni sarà necessaria un'autorizzazione dei prefetti distrettuali (l'autorità di vigilanza sui comuni).

Le visite ai sospetti truffatori dovranno inoltre essere annunciate. Altra particolarità: gli investigatori zurighesi, che agiscono a nome dei comuni, non potranno attaccare dei GPS all'auto di un sospetto per controllarne gli spostamenti, come invece permette la legge federale con l'autorizzazione di un giudice.

Contro queste regole, giudicate troppo limitanti, una cinquantina di comuni hanno lanciato un referendum. Della stessa idea anche l'UDC e il PLR. Contrari, ma per ragioni opposte, pure i Verdi e la sinistra alternativa, i quali ritengono che simili controlli debbano essere di competenza esclusiva della polizia.

Nazionalità ma non passato migratorio

Una decisione del municipio rosso-verde della città di Zurigo è all'origine del secondo tema, ovvero l'iniziativa dell'UDC che chiede di menzionare in tutti i comunicati di polizia la nazionalità dei presunti autori e delle vittime di reati. Da tre anni a questa parte, la polizia cittadina non nomina più la nazionalità di persone che commettono reati. Informazioni al riguardo vengono fornite ai giornalisti soltanto su richiesta.

Questo cambio di paradigma ha provocato indignazione tra gli esponenti dell'UDC. Il partito ha accusato la città di praticare una «politica della censura» ed ha lanciato l'iniziativa cantonale che ha raccolto 9500 firme sulle 6000 necessarie.

Il testo chiedeva non soltanto di indicare nazionalità, età e sesso dei presunti autori di reati, ma anche l'eventuale passato migratorio di persone naturalizzate. In seguito ad un referendum della sinistra, il parlamento cantonale ha quindi elaborato un controprogetto, pure sottoposto oggi al voto, che esclude le informazioni sul passato migratorio. Al termine dello scrutinio il testo dell'UDC ha ottenuto solo il 43,7% dei suffragi.