Locarno Film festival Noémie Schmidt: «Locarno valorizza la nostra cultura»

Teleclub / pab

13.8.2020

Noémie Schmidt 
Noémie Schmidt 
KEYSTONE/JEAN-CHRISTOPHE BOTT

Momenti magici, film commoventi e ricordi nostalgici di Piazza Grande: alcune personalità svizzere raccontano i loro momenti speciali legati al Locarno Film Festival, che quest'anno ha luogo dal 5 al 15 agosto. Oggi: l'attrice Noémie Schmidt.

Durante l'intervista «Bluewin» ha pure scoperto quali sono i tre film che la vallesana si porterebbe sull'isola deserta e con quale personaggio famoso chiacchiererebbe volentieri in Piazza Grande.

Il primo film è come il primo grande amore, indimenticabile. Signora Schmidt, qual è il suo primo ricordo cinematografico?

Non mi ricordo quanti anni avevo, ma ricordo che è stato grazie all’associazione «La lanterna magica», una sorta di cineclub svizzero per bambini tra i 6 e i 12 anni. Era molto interessante perché ogni anno ci mostravano tre film: una commedia, uno che faceva paura e un altro ancora che parlava di sogni. Il primo che ho visto è stato «La Bella e la Bestia» di Jean Cocteau che mi aveva molto impressionato. Poi abbiamo guardato «Le Roi et le oiseuax», un film d’animazione di Paul Grimault. Il terzo era una pellicola di Charlie Chaplin: «La febbre dell’oro».

Se potesse portare solo tre film sull'ipotetica isola deserta, quali sarebbero?

Più che portarmi dei film, prenderei con me un bel mazzo di carte per poter giocare a Jass. Poi mi porterei anche una telecamera per poter girare un film: trovo davvero interessante poter fare un’esperienza del genere su un’isola. Come ispirazione mi porterei la pellicola «Jodorowsky's Dune». Ma se proprio devo scegliere un film da avere con me, allora sarebbe «Hair» di Milos Forman, perché fa ballare e sognare. C’è molta amicizia in quel film.

Noémie Schmidt
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Noémie Schmidt è nata a Sion nel 1990. Si appassiona al canto lirico tanto da studiare al Conservatorio di Sion. Dopo il diploma parte per gli Stati Uniti. Al rientro in Europa si iscrive all'École Internationale de Théâtre Lassaâd di Bruxelles. Nel 2015 grazie alla sua interpretazione nel film «L'étudiante et monsieur Henri» con Claude Brasseur, è candidata al premio César come miglior promessa femminile. Ottiene visibilità internazionale con il ruolo di Enrichetta nella serie TV di Canal + «Versailles»trasmessa dal 2015 al 2017. Nel 2016 interpreta la figlia di Dani Boon, umorista francese, divenuto coi suoi film uno dei maggiori attori di successo al botteghino, nella commedia «Radin!».

Qual è il suo film preferito fra quelli proiettati al Locarno Film Festival?

Non è un film che ho visto a Locarno, ma … si tratta di «BlaKkKlansman» di Spike Lee. L’ho trovato molto interessante per i temi che tocca, in particolare la condizione dei neri negli Stati Uniti. È un film importante per il suo bagaglio storico e culturale.

Qual è il suo «momento magico» legato al Locarno Film Festival?

Purtroppo non sono mai stata a Locarno, ma spero un giorno di andarci. Il mio più bel ricordo legato al Locarno Film Festival è dello scorso anno, quando siamo quasi stati scelti con un film che ho prodotto con i miei amici e che s’intitola «Paris est à nous», una pellicola sperimentale. Alla fine non siamo stati selezionati ed eravamo molto delusi. Spero però di venire scelta in futuro. Con i miei amici abbiamo realizzato un altro film dopo il confinamento. Anche questo è sperimentale e sono molto contenta che siamo riusciti a farlo malgrado il contesto difficile.

Perché c'è bisogno del Locarno Film festival?

Credo che il Locarno Film Festival sia molto importante per la cultura e per l’apertura al mondo. Credo che gli altri paesi non pensino molto alla Svizzera come a un paese di cultura. E il Festival promuove la nostra diversità. Locarno dà un valore alla nostra cultura.

In che modo il periodo della pandemia di COVID-19 ha cambiato il suo modo di fruire i film?

Non è cambiato molto, ma ho scoperto una piattaforma online, Moby, che è come un festival, perché la programmazione cambia ogni settimana e mostra solo film d’autore, dei capolavori. 

Se potesse scegliere una persona famosa con cui chiacchierare in Piazza Grande, chi sarebbe?

Sarebbe qualcuno come Delphine Chanéac così intelligente, elegante e forte, oppure anche con Chris Marker, Ettore Scola, Spike Lee o Alejandro Jodorowsky.

Swisscom – di cui «Bluewin» fa parte – è media partner del LFF.

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