Digitale & Lifestyle Pisolino: si abbassa il rischio di ictus

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17.9.2019 - 16:08

Young woman with closed eyes lying on the floor at home

When: 13 Dec 2017
Credit: harrylidy/Westend61/Cover Images
Young woman with closed eyes lying on the floor at home When: 13 Dec 2017 Credit: harrylidy/Westend61/Cover Images
Source: harrylidy/Westend61/Cover Images

Dormire di pomeriggio fa bene, ma solo se lo facciamo due volte alla settimana.

La siesta non è solo una prerogativa dei pigroni. Secondo gli scienziati della University Hospital di Lausanne, in Svizzera, dormire di pomeriggio fa benissimo alla salute e addirittura servirebbe ad abbassare il rischio di ictus e infarti.

Tuttavia, farlo ogni giorno non è altrettanto salutare: bastano una o due volte alla settimana per fare il pieno dei benefici.

I ricercatori svizzeri hanno preso un campione di 3.400 individui di un’età compresa tra i 35 e i 75 anni, monitorando le loro abitudini pomeridiane per un arco di tempo di 5 anni. Sotto scrutinio la frequenza e la durata del riposo, in associazione alle probabilità di incappare in questi problemi di cuore.

Durante il periodo di studio, sono stati rilevati 155 infarti/ictus: le persone che avevano dormito di pomeriggio solo una o due volte ogni settimana, avevano il 48% di probabilità in meno di essere tra questi partecipanti.

Inoltre, la frequenza della siesta aumentava a seconda del peso e del sesso degli individui. Il team ha osservato che gli uomini più grandi di età (in particolare gli over 65) e in sovrappeso, dormivano di più sia nel pomeriggio che la notte. Tuttavia, questi individui erano anche quelli che maggiormente soffrivano di apnee notturne.

Secondo la dottoressa Nadine Hausle, leader dello studio, non dormire abbastanza può causare arteriosclerosi, cioè un pericoloso accumulo di placche nelle arterie, che causano assottigliamento e indurimento.

«Il legame tra gli esatti pattern fisiologici del riposo pomeridiano e il rischio di malattie cardiovascolari non è chiaro, ma questo studio contribuisce ad alimentare il dibattito sulle implicazioni del “pisolino” sulla nostra salute, ed indica che il fattore più importante potrebbe essere non la durata, bensì la frequenza», hanno dichiarato gli esperti.

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica BMJ Heart.

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