Svizzera Bruno Zwahlen: l'omicidio di sua moglie non è mai stato chiarito

grö con SDA

30.5.2018

È senza dubbio uno dei fatti criminali più noti in Svizzera: nel 1987, Bruno Zwahlen è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di sua moglie. In seguito, il 29 maggio del 1993, 25 anni fa, l'uomo è stato assolto nell'ambito di un procedimento di revisione. Il fascicolo Zwahlen è stato definitivamente chiuso nel 1998. Ancora oggi continua a persistere una fitta nube di mistero intorno all'efferato omicidio di Christine Zwahlen, 23 anni, avvenuto durante l'estate del 1985.

"Ormai, non resta che sperare che un aiuto del caso riesca a far luce sull'omicidio di Kehrsatz". Queste le parole pronunciate nel 1998, quando il caso, che ha destato molto clamore in tutta la Svizzera, è stato definito chiuso. A fine luglio 1997, la Corte di cassazione della Corte suprema del cantone di Berna aveva già rifiutato di aprire un terzo processo contro Bruno Zwahlen, il marito della vittima. Nel dicembre 1987, Bruno Zwahlen era stato condannato al carcere a vita in seguito a un processo indiziario, ma aveva finito per essere assolto in virtù del principio «in dubio pro reo» nel maggio 1993, nell'ambito del procedimento di revisione. Nel 1987, dopo un processo di diverse settimane, il tribunale aveva dichiarato Bruno Zwahlen, che allora aveva 29 anni, colpevole di aver ucciso sua moglie Christine in maniera brutale e perfida durante l'estate del 1985.

I suoi genitori l'hanno ritrovata morta nel congelatore

Per il tribunale, il suo movente era chiaro: l'uomo voleva sbarazzarsi della moglie per poter vivere liberamente la relazione con la sua amante. Secondo le dichiarazioni fatte dall'amante davanti al tribunale, l'uomo le aveva riferito che non c'era più spazio per la moglie nella sua vita. E le aveva anche manifestato la speranza che la sua amante l'avrebbe aiutata a evolvere socialmente.

Secondo la ricostruzione organizzata dal tribunale, sulla base degli indizi in suo possesso, l'omicidio ha avuto luogo nella notte tra il 26 e il 27 luglio 1985. Il tribunale pensa che l'autore abbia ucciso la vittima a sorpresa, forse durante il sonno. Le avrebbe inflitto delle gravi ferite alla testa con un martello o un oggetto simile, cosa che probabilmente le ha fatto perdere coscienza. La vittima in seguito è stata soffocata, probabilmente con un cuscino. Dopo questo omicidio apparentemente premeditato, l'autore ha spostato il cadavere della vittima nel congelatore, situato nella cantina dell'abitazione. Il suo corpo è stato scoperto solo il primo agosto.

Sono stati i genitori della vittima, che vivevano a Kehrsatz, proprio di fronte al domicilio della giovane coppia, a fare la macabra scoperta. All'epoca, i sospetti si erano immediatamente rivolti sul marito, che era stato arrestato subito. Per il tribunale, non potevano esserci altri sospetti. Per un luogo che presiede alla giustizia, non c'è nulla di più delicato del dover emettere una sentenza sulla base di indizi. Nell'esposizione delle motivazioni, si poteva leggere che il giudizio era «certamente severo, ma perfettamente giustificato per un uomo che aveva ucciso la moglie in maniera così brutale per puro egoismo».

I sospetti di falsa testimonianza smontano le accuse

Il «caso Zwahlen» è stato anche l'affare del procuratore bernese Heinz W. Mathys, che ha tentato per anni — alla fine senza successo — di far condannare Bruno Zwahlen.

«Il sabato, è venuto a chiedermi come si pulivano le macchie di sangue da un materasso»: è su questa frase che Heinz W. Mathys ha fondato la sua ultima accusa. Secondo un testimone, si trattava delle dichiarazioni di un sellaio di Kehrsatz. Quest'ultimo, tuttavia, lui stesso testimone nel processo principale di Bruno Zwahlen, ha negato di aver mai pronunciato queste parole.

È stato accusato di false dichiarazioni e alla fine è stato assolto incondizionatamente il 7 luglio 1997, dopo l'apertura, da parte del procuratore, di un processo di revisione contro l'assoluzione in prima istanza. Se il tribunale l'avesse condannato, il procuratore Heinz W. Mathys avrebbe avuto delle buone ragioni per chiedere l'apertura di un terzo processo contro Bruno Zwahlen. Quel che resta al giorno d'oggi è che l'omicidio di Christine Zwahlen non è ancora stato chiarito.

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