Estero Florida: il lento innalzamento degli oceani costerà miliardi

AFP

25.6.2018

Sulle coste della Florida, il mercato immobiliare è in piena forma nonostante le ricorrenti inondazioni. Uno nuovo rapporto pubblicato di recente afferma che decine di migliaia di case sono in pericolo, sebbene non siano ufficialmente posizionate in zone a rischio inondazione.

A solo qualche isolato di spiaggia al di fuori delle zone a rischio, alcune aziende stanno costruendo case sulle quali non vi è l'obbligo legale di sottoscrivere un'assicurazione contro le inondazioni: un business a breve termine che lascia presagire un disastro economico a lungo termine.

Il rapporto pubblicato dalla Union of Concerned Scientists (UCS), un'organizzazione scientifica americana, prevede che, soltanto in Florida, 64.000 case, per un valore totale di 26 miliardi di dollari, rischiano di essere coinvolte in inondazioni croniche nei prossimi 30 anni, la normale durata dei prestiti immobiliari negli Stati Uniti.

Nell'intero territorio degli Stati Uniti, 311.000 abitazioni costiere del valore di 120 miliardi di dollari, presentano un rischio di inondazione cronico entro il 2045, prosegue il rapporto.

Tale rischio non ha nulla a che fare con uragani e tempeste: il pericolo viene dalle alte maree, sempre più imponenti, che si riversano nelle strade, sui marciapiedi, nei negozi e nelle case – anche con il bel tempo.

"Questo rischio è relativamente a breve termine, ben prima che tutto sia completamente inondato, e ciò può accadere senza tempeste", spiega Rachel Cleetus, economista all'UCS.

Ma il mercato immobiliare non tiene conto di tali rischi, afferma la ricercatrice, che avverte anche che un cambiamento di rotta a livello economico è "inevitabile".

- "Una catastrofe a rallentatore" -

L'organizzazione ha pubblicato sul proprio sito una carta geografica che mostra quelle che essa ritiene essere le zone realmente a rischio, in base alla previsione di un forte innalzamento delle acque. I proprietari, per cui spesso la casa è il bene più importante, dovrebbero considerare il rischio più elevato, afferma Rachel Cleetus.

Per inondazioni croniche si intende un fenomeno che si ripete almeno 26 volte l'anno.

Secondo tale previsione, in Florida, il livello degli oceani dovrebbe aumentare di 55 centimetri entro il 2045, e di 1,95 metri entro il 2100 – considerato che l'altitudine media nello Stato è di circa 1,800 m e che molte costruzioni sono al di sotto dello zero.

" Una catastrofe a rallentatore ", riassume l'economista.

Miami, la baia di Tampa e le turistiche isole Florida Keys sono le più esposte. Interi quartieri potrebbero essere inondati in maniera permanente; un costo astronomico per i proprietari, ma anche per i comuni che subirebbero perdite sia per quanto riguarda la popolazione che le entrate fiscali.

Il problema è che gli acquirenti di immobili visionano unicamente le carte geografiche dello Stato federale americano, che spesso non vengono aggiornate da anni o addirittura da decenni.

A Sarasota, molti abitanti affermano di non aver bisogno di un'assicurazione contro le inondazioni poiché la loro abitazione non si trova nelle zone ufficialmente a rischio.

Una decisione assurda, si affannava a spiegare recentemente Desiree Companion, esperta di inondazioni della contea di Sarasota, durante una riunione pubblica.

L'esperta ha spiegato ai partecipanti che le carte geografiche federali si basano su di un rischio di precipitazioni di 25 centimetri in 24 ore, un evento meteorologico che si ipotizza possa verificarsi una volta ogni secolo. L'anno scorso, l'uragano Harvey ha riversato 129 cm in 24 ore sul Texas.

"Tutti si trovano in zone a rischio", conclude.

- Di chi è la colpa? -

Ma non è solo colpa del governo federale, chiarisce Jeffrey Huber, professore alla facoltà di architettura della Florida Atlantic University.

"Gli agenti immobiliari non sono legalmente tenuti ad informare gli acquirenti che la loro casa è a rischio di fronte all'innalzamento del livello degli oceani", dichiara all'AFP, richiamando l'attenzione sulla responsabilità dei comuni.

"Le persone non sono sufficientemente informate", si rammarica.

Una soluzione esiste: limitare le emissioni di gas a effetto serra e quindi il riscaldamento del pianeta e lo scioglimento dei ghiacci, obiettivo dell'accordo di Parigi sul clima.

Secondo Astrid Caldas, scienziato dell'UCS, l'85% delle case a rischio potrebbe essere salvato se l'obiettivo dell'accordo di Parigi di limitare a 2 gradi il riscaldamento del pianeta venisse raggiunto.

Ma l'anno scorso il presidente americano Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi.

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