Guerra nello YemenIl costruttore di aerei svizzero Pilatus sostiene i piloti di caccia sauditi
sob
2.11.2018
Il costruttore di aerei Pilatus lavora a Riyad dal 2017 per l'esercito saudita, che da anni sgancia bombe sullo Yemen. I politici svizzeri sono costernati.
Un contratto di assistenza fin qui passato inosservato tra il costruttore di aerei Pilatus di Stans e l'aeronautica militare dell'Arabia Saudita suscita vive discussioni in Svizzera. Riyad può effettuare così tante azioni distruttrici sullo Yemen proprio grazie all'aiuto del nostro Paese?
La cooperazione tra la Pilatus e la Forza aerea reale saudita risale all'inizio del 2017, ovvero circa due anni dopo l'avvio del conflitto con lo Yemen, come riportato dal «Tages-Anzeiger».
55 aerei da addestramento
Pilatus fornisce un sostegno importante all'Arabia Saudita attraverso i 55 aerei da addestramento che il regime ha acquistato nel 2012. Al fine di soddisfare i termini del contratto di assistenza, l'azienda ha aumentato il proprio personale a Riyad. La cooperazione tra la Pilatus e l'aeronautica miliatare saudita è limitata ad un periodo di cinque anni.
Le bombe piovono dal cielo sullo Yemen e colpiscono molto spesso obiettivi civili come ospedali, bus scolastici e perfino matrimoni. Migliaia di bambini sono stati già vittime della guerra aerea cominciata nel marzo del 2015 e condotta da una coalizione militare diretta proprio dall'Arabia Saudita.
La questione preoccupa enormemente i politici federali. «È chiaramete inaccettabile!», ha dichiarato la consigliera nazionale Kathy Riklin. È possibile d'altra parte che l'Arabia Saudita benefici di un sostegno diretto da parte della Pilatus per effettuare le operazioni aeree. «Il Consiglio federale deve cessare di fornire questo servizio».
Per la presidente dei Verdi, Regula Rytz, si potrebbe ipotizzare anche una violazione della legge sul mercenariato, che vieta alle imprese svizzere di fornire consulenze e formare membri di forze armate, se queste ultime si sono macchiate di gravi violazioni dei diritti umani.
La protezione civile punta sui droni e forma piloti al loro utilizzo
La protezione civile punta sui droni e forma piloti al loro utilizzo
Formazione della squadra «droni» della protezione civile del Canton Appenzello Esterno. Foto scattata mercoledì 19 settembre 2018 a Teufen.
Immagine: Keystone
La protezione civile del Canton Appenzello Esterno è uno dei primi enti svizzeri per la protezione civile a disporre di una squadra di questo tipo.
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Attualmente otto membri della protezione civile stanno frequentando un corso di addestramento professionale al pilotaggio dei droni.
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«Matrice 200», un drone di quasi quattro chili, sorvola come un grosso insetto l'area della protezione civile del Canton Appenzello Esterno, a Teufen.
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Un efficiente trio: il pilota, il cameraman e l'operatore radio si preparano per l'esercitazione. Una volta ultimati tutti i controlli, il drone è «ready to fly».
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Sotto gli occhi dell'istruttore Ueli Sager, il drone a quattro rotori si alza in volo e si dirige verso il luogo dell'«incidente», rappresentato per l'occasione da una casa parzialmente distrutta e da macerie.
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Il sole splende e la telecamera orientabile fissata sul drone restituisce al cameraman immagini molto nitide.
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I droni possono volare anche di notte e con la pioggia. Soltanto nebbia fitta, grandine e vento forte rendono impossibile qualsiasi tipo di intervento.
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Il Canton Appenzello Esterno è uno dei primi cantoni a disporre di una sezione della protezione civile interamente dedicata ai droni, che dovrebbe diventare operativa entro l'inizio del 2019.
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La «flotta» è composta dal grande drone nero Matrice, da un altro apparecchio bianco dalle dimensioni più piccole, da diversi accessori e da una custodia per riporli. Prezzo: circa 15'000 franchi.
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