UcrainaMosca ammette il raid su Odessa, «ma l'intesa sul grano resta»
SDA
24.7.2022 - 21:49
È stata la Russia a lanciare sabato i suoi missili contro il porto di Odessa, ma non per colpire i depositi di grano pronto a essere esportato in base all'accordo siglato due giorni fa a Istanbul: l'obiettivo erano le infrastrutture militari ucraine.
24.07.2022, 21:49
25.07.2022, 08:53
SDA
Il giorno dopo, Mosca ammette la paternità dell'attacco e lo fa secondo il copione consueto di una narrativa in base alla quale, anche contro l'evidenza, l'armata di Putin non colpisce mai edifici civili come scuole, case, ospedali, fabbriche, ma solo ed esclusivamente target militari.
E all'allarme del mondo Mosca risponde rassicurando tutti sul rispetto degli impregni presi con l'Onu e la Turchia sull'esportazione dei cereali ucraini da tre porti del Mar Nero (Odessa, Chernomorsk e Yuzhny).
Sono stati i portavoce del Ministero degli Esteri e della Difesa, Maria Zakharova e Igor Konashenkov, a precisare rispettivamente che «missili Kalibr hanno distrutto delle infrastrutture militari nel porto di Odessa, con un attacco ad alta precisione» e che «sono stati distrutti una nave da guerra ucraina e un deposito di missili Harpoon forniti dagli Stati Uniti a Kiev».
Glissando disinvoltamente sull'assicurazione fornita meno di 24 ore prima tramite il ministro della Difesa turco Hulusi Akar di non avere «assolutamente nulla a che fare con questo attacco».
«La Russia manterrà i suoi impegni»
Ci ha pensato poi il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, dal Cairo dove è in visita, a precisare che la Russia manterrà i suoi impegni sull'export di cereali a prescindere dalla revoca o meno delle restrizioni applicate a Mosca e che saranno la Marina russa e quella turca a garantire la sicurezza delle navi.
Salvo in seguito specificare, parlando agli ambasciatori della Lega Araba, che oltre a Mosca e Ankara ci sarà «un'altra parte, che sarà determinata in seguito», a scortare le navi verso il Bosforo. Nessun dettaglio sul terzo garante, ma nella stessa sede il capo della diplomazia russa ha voluto mettere in chiaro che il memorandum Russia-Onu firmato in contemporanea all'accordo di Istanbul «vincola il segretario generale delle Nazioni Unite ad avviare il processo, persuadendo i Paesi occidentali a revocare tutte le restrizioni» imposte all'esportazione di grano russo.
Lavrov, fine diplomatico specializzato nel gioco su più tavoli, sta in sostanza mandando un messaggio neanche tanto implicito sul legame tra applicazione dell'accordo sul grano e il fatto che gli occidentali «devono rimuovere gli ostacoli che si sono creati da soli» con le «sanzioni contro le aziende che assicurano le forniture alimentari, contro le aziende che assicurano i pagamenti per il cibo».
Un segnale di cedimento da parte dell'UE
Un segnale, sia pure parziale, di cedimento da parte dell'Ue Lavrov lo ha già individuato. Nel nuovo pacchetto di sanzioni anti-russe varato il 21 luglio dal Consiglio europeo è stata decisa l'estensione dell'esenzione dal divieto di effettuare transazioni con determinate entità statali per quanto riguarda prodotti agricoli e il trasporto di petrolio verso Paesi terzi.
Una misura mirata ad evitare o contenere conseguenze negative per la sicurezza alimentare ed energetica globale e sulla quale il Consiglio Ue ha voluto precisare che «nessuna delle misure adottate oggi o in precedenza riguarda in alcun modo il commercio di prodotti agricoli e alimentari, tra cui grano e fertilizzanti, tra Paesi terzi e Russia».
Kiev da parte sua ribadisce l'impegno ad andare avanti sull'applicazione dell'accordo sul grano attraverso «i preparativi tecnici per l'avvio delle esportazioni», ha detto il il ministro delle Infrastrutture ucraino Oleksandr Kubrakov.
Sul campo la controffensiva ucraina prosegue
Dal fronte dei combattimenti, intanto, arriva più di un segnale che la controffensiva ucraina prosegue. Secondo lo Stato maggiore ucraino sono stati respinti attacchi russi in più direzioni nella regione del Donetsk, mentre l'amministrazione militare di Kherson si è detta certa che l'area sarà liberata «definitivamente» entro settembre.
Ma proseguono anche le operazioni russe. Bombe su Mykolaiv, con due morti e cinque feriti, esplosioni a Melitopol e attacchi nel Donetsk dove sono state distrutte due scuole.
E mentre il presidente ucraino Voldymyr Zelensky assicura che la guerra, entrata nel suo quinto mese, non spezzerà l'Ucraina, Lavrov ammonisce che Mosca aiuterà il popolo ucraino «a sbarazzarsi del regime assolutamente antipopolare e antistorico». Ribadendo, sul consueto doppio binario, di non avere «pregiudizi» sulla ripresa dei colloqui con gli ucraini. Decisione, dice, che dipende da loro.