Tensione USA-Cina Pelosi vola a Taiwan e fa arrabbiare Pechino 

SDA

2.8.2022 - 20:39

La linea ufficiale di Washington è che Nancy Pelosi ha tutto il diritto di fare visita a Taiwan e il viaggio non cambia la politica di sostegno degli Stati Uniti alla politica dell'Unica Cina. Ma la decisione della speaker della Camera Nancy Pelosi ha fatto arrabbiare Pechino e messo in imbarazzo Joe Biden.

Scesa con agilità, a dispetto dei suoi 82 anni, dalla scaletta del Boeing C-40C della Us Air Force appena atterrato al Taipei Songshan Airport, è stata accolta con tutti gli onori dal ministro degli Esteri dell'isola Joseph Wu e da Sandra Oudkirk, direttrice dell'American Institute di Taiwan, l'ambasciata de facto Usa nell'isola, nell'ambito di una cerimonia curata nei dettagli e con tanto di diretta streaming voluta dal governo di fronte alla visita della terza carica istituzionale degli Usa, per la prima volta da quella fatta nel 1997 dallo speaker di allora, Newt Gingrich.

In prossimità dell'arrivo del suo aereo, quando è stato preso in carico dai caccia dell'aeronautica militare dell'isola, l'iconico grattacielo della capitale, il Taipei 101, ha lanciato i banner luminosi: «Benvenuta a Taiwan, grazie speaker Pelosi, Taiwan ama gli Usa», a rimarcare che l'impresa era ormai cosa fatta malgrado le molte e continue minacce della Cina contro «una mossa inaccettabile» ritenuta «una violazione della propria sovranità».

In altre parti della città sono apparse manifestazioni anche spontanee di benvenuto, come l'esposizione della bandiera a stelle e strisce americana, secondo le foto postate sui social media. Dove non sono mancati commenti preoccupati su quello che la Cina, come reazione, potrà fare contro una «provocazione» inaspettata dopo il recente colloquio che il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo Usa Joe Biden hanno tenuto di recente.

La tensione militare è alta

Un'avvisaglia della possibile reazione è maturata in prossimità dell'atterraggio dell'aereo della speaker, quando il network statale cinese, la Cctv, ha riferito che i caccia Su-35 dell'Esercito popolare di liberazione stavano sorvolando lo Stretto di Taiwan, facendo scattare a Taipei gli allarmi anti-aereo.

La pressione militare non è affatto destinata a diminuire, ma già la notte precedente alla visita, con una mossa inattesa, la Cina ha sospeso l'import di beni alimentari da oltre 180 imprese di Taiwan con un'azione apparsa come una prima ritorsione contro la visita di Pelosi. I media di Taipei hanno rimarcato che «l'improvvisa mossa delle dogane cinesi causerà un duro colpo» all'industria alimentare locale, includendo agricoltura e pesca.

Le dogane hanno contestato «la violazione delle normative pertinenti e interrotto d'urgenza l'import». Dal 2021 Pechino ha messo al bando ananas e altri beni taiwanesi per la presunta presenza di parassiti e sostanze vietate. La presenza di Pelosi è più che gradita nell'isola cinese dotata di un modello democratico, su cui però si proietta l'ombra inquietante della vicina Cina.

Perché Pelosi ha deciso di volare a Taiwan?

Per giorni funzionari dell'amministrazione hanno provato a dissuadere Pelosi, invano. Il Pentagono ha informato nel dettaglio il suo staff sui rischi del viaggio senza risultati. Il presidente Usa ha pubblicamente scoraggiato la democratica rivelando ancora due settimane fa che per i generali americani la missione sull'isola in questo momento non era un buona idea.

Ma l'82enne Pelosi, eletta a Washingotn nel 1991, non si fa dare ordini. La visita «della nostra delegazione a Taiwan onora l'incrollabile impegno dell'America nel sostenere la vivace democrazia taiwanese», ha twittato appena atterrata all'aeroporto di Taipei.

In un editoriale pubblicato sul Washington Post, ha attaccato la Cina per la sua repressione del dissenso non solo sull'isola ma anche ad Hong Kong, invitando il mondo a scegliere tra «democrazia e autocrazia». Già nel 2019 la speaker si era schierata al fianco delle proteste anti-Pechino nell'ex colonia britannica.

Pelosi non è mai stata timida nell'attaccare le politiche della Cina in diversi ambiti a lei cari come le nozze gay o la cyber security. Attivista nell'animo e non da oggi, la democratica della California è stata una delle più determinate critiche di Donald Trump, di cui ha strappato davanti alle telecamere il discorso sullo stato dell'Unione nel 2020 e per il quale ha evocato l'impeachment in più di un'occasione.

Di recente, lei fervente cattolica, si è schierata a favore del diritto all'aborto e contro la Corte Suprema accusando i massimi giudici di essere asserviti ai repubblicani.

Tra le ragioni della sua missione a Taiwan c'è anche una componente di ambizione politica. Accompagnata da una delegazione di parlamentari, Pelosi è consapevole che il sentimento anti-cinese è uno dei pochi temi bipartisan e aver messo piede sull'isola, accresce la sua influenza a Capitol Hill.

Una mossa poco gradita a Biden

Certo adesso dovrà vedersela con il disappunto di Biden, imbarazzato da un mossa controversa che arriva a pochi giorni dal suo colloquio telefonico con il leader cinese Xi Jinping che aveva rilanciato le relazioni tra le due super potenze.

Per non parlare della preoccupazione della Casa Bianca per il rischio di escalation militare al largo dell'isola nelle prossime 48-72 ore.

L'amministrazione ha assicurato che il suo compito è garantire la sicurezza della Pelosi e della sua delegazione ma a Washington nessuno vuole uno scontro diretto con le forze cinesi.

Fonti del Pentagono hanno confermato che quattro navi da guerra Usa – la USS Ronald Reagan, l'incrociatore missilistico USS Antietam, il cacciatorpediniere USS Higgins e un'altra – si sono spostate nell'area per quelle che ufficialmente sono definite operazioni militari di routine con i rischio che la situazione possa precipitare rapidamente.

«Gli Usa non sostengono l'indipendenza di Taiwan e continuano a sostenere la politica dell'Unica Cina'», ha continuato a ribadire il portavoce della Sicurezza nazionale americana, John Kirby, tentando di smarcare l'amministrazione dalla scelta «indipendente» della speaker, mentre il segretario di Stato, Antony Blinken ha scaricato su Pechino il peso di qualsiasi escalation militare. «Se la Cina tenterà di creare una crisi o di far salire la tensione, la responsabilità sarebbe interamente di Pechino».

La Cina avverte: «Conseguenze molto gravi»

La visita della presidente della Camera americana Nancy Pelosi «a Taiwan è un'escalation della collusione tra Taiwan e Stati Uniti, che è di natura pessima e che ha conseguenze molto gravi».

Si tratta, ha scritto in una nota l'Ufficio per gli affari di Taiwan del Comitato centrale del Partito comunista cinese, «di una grave violazione della sovranità e dell'integrità territoriale della Cina, una grave violazione del principio della Unica Cina».

La riunificazione «della madrepatria e il grande ringiovanimento della nazione sono entrati in un processo storico irreversibile. La madrepatria deve essere unificata e lo sarà».