Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan è al potere nel suo Paese dal 2003. E potrebbe rimanere al posto di comando fino al 2029, grazie al nuovo testo della Costituzione che lo stesso leader ha voluto fortemente e che è stato approvato dalla popolazione turca con un referendum nel mese di aprile del 2017.
Recep Tayyip Erdogan è nato nella città di Beyoglu, in Turchia, il 26 febbraio 1954. È presidente della nazione euro-asiatica dal 10 agosto 2014, ma è al potere da molto più tempo.
Il leader di Ankara è entrato per la prima volta in Parlamento il 9 marzo 2003 e pochi giorni dopo è stato nominato primo ministro, carica che ha ricoperto fino al 2014.
Quella di Erdogan è sempre stata una presidenza «forte», ma è a partire dall'estate del 2016 che l'azione del leader turco è divenuta ancor più decisa. Il 15 luglio 2016, infatti, è stato sventato un tentativo di colpo di Stato militare. La sua reazione è stata immediata e determinata: decine di migliaia di dipendenti pubblici sono stati licenziati nelle settimane e nei mesi successivi. Moltissime persone sono finite inoltre in carcere, compresi alcuni rappresentanti parlamentari d'opposizione. Tanto che la stampa internazionale ha parlato di autentiche «purghe».
Nel mese di aprile del 2017, poi, Erdogan ha organizzato un referendum costiruzionale che ha trasformato la forma di governo da parlamentare a presidenziale: i sì hanno prevalso di poco (51,42%) sui no.
La figura del primo ministro è stata così soppressa e tutti i poteri sono stati concentrati nella sola figura del presidente. Grazie al nuovo testo costituzionale, inoltre, l'attuale capo di Stato potrà rimanere teoricamente al potere fino al 2029.
In questa foto è ritratto con la cancelliera tedesca Angela Merkel. I rapporti con l'Europa sono stati altalenanti: l'Ue ha siglato ad esempio un accordo con la Turchia (contestato da numerose associazioni umanitarie) per la gestione dell'ondata migratoria in arrivo dalla Siria.
Al contempo, però, Bruxelles e gli Stati membri dell'Unione euroepa hanno criticato aspramente alcune scelte di Erdogan, in particolare quelle legate alla libertà di stampa: nel corso del suo mandato numerosi giornalisti d'opposizione sono stati arrestati. Il caso del quotidiano Cumhuriyet è stato in questo senso emblematico.
Erdogan ha inoltre partecipato alla guerra in Siria con il proprio esercito, sostenendo i gruppi che si sono ribellati al governo di Bashar al-Assad. Al contempo, il presidente turco ha sfruttato il conflitto per colpire i curdi, che nel nord della Siria cercano di creare un territorio indipendente. A febbraio è stato lanciato così l'assedio di Afrin, importante centro della regione curda.
Già nel novembre del 2016, inoltre, Erdogan aveva ordinato l'arresto in blocco di tutti i principali esponenti del Partito democratico dei popoli (HDP), formazione politica filo-curda. Tra le persone finite in manette figuravano anche i due co-presidenti Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag.
Un'importante crisi è stata poi registrata nel 2017 con i Paesi Bassi. Durante la campagna per il referendum costituzionale, Erdogan ha inviato alcuni suoi ministri in Europa per parlare con gli elettori all'estero. L'Olanda ha tuttavia affermato che una manifestazione di piazza a Rotterdam avrebbe rappresentato una minaccia per l'ordine pubblico.
Erdogan ha reagito duramente: «Pagheranno un prezzo molto alto», ha affermato. Il governo dei Paesi Bassi ha replicato parlando di «ricatto» da parte della Turchia e ha ritirato all'aereo di Stato che trasportava il ministro degli Esteri di Ankara, diretto a Rotterdam, il diritto di atterrare. L'escalation è proseguita con il leader turco che ha definito «fascisti» i governanti olandesi.
In questa immagine, Erdogan è ritratto tra il presidente dell'Iran Hassan Rohani e il suo omologo russo Vladimir Putin.
Questa fotografia, scattata il 16 aprile 2018, mostra il presidente Erdogan in compagnia del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel corso di una visita presso il palazzo presidenziale di Ankara.
Nella vita privata, Erdogan è sposato con Emine Gulbaran, che incontrò nel corso di un meeting del partito islamista Selamet: lei faceva parte di un'organizzazione fermminista chiamata Associazione delle donne idealiste.
La coppia ha quattro figli: Ahmet Burak, Necmettin Bilal, Sumeyye e Esra.
Recep Tayyip Erdogan in immagini
Recep Tayyip Erdogan è nato nella città di Beyoglu, in Turchia, il 26 febbraio 1954. È presidente della nazione euro-asiatica dal 10 agosto 2014, ma è al potere da molto più tempo.
Il leader di Ankara è entrato per la prima volta in Parlamento il 9 marzo 2003 e pochi giorni dopo è stato nominato primo ministro, carica che ha ricoperto fino al 2014.
Quella di Erdogan è sempre stata una presidenza «forte», ma è a partire dall'estate del 2016 che l'azione del leader turco è divenuta ancor più decisa. Il 15 luglio 2016, infatti, è stato sventato un tentativo di colpo di Stato militare. La sua reazione è stata immediata e determinata: decine di migliaia di dipendenti pubblici sono stati licenziati nelle settimane e nei mesi successivi. Moltissime persone sono finite inoltre in carcere, compresi alcuni rappresentanti parlamentari d'opposizione. Tanto che la stampa internazionale ha parlato di autentiche «purghe».
Nel mese di aprile del 2017, poi, Erdogan ha organizzato un referendum costiruzionale che ha trasformato la forma di governo da parlamentare a presidenziale: i sì hanno prevalso di poco (51,42%) sui no.
La figura del primo ministro è stata così soppressa e tutti i poteri sono stati concentrati nella sola figura del presidente. Grazie al nuovo testo costituzionale, inoltre, l'attuale capo di Stato potrà rimanere teoricamente al potere fino al 2029.
In questa foto è ritratto con la cancelliera tedesca Angela Merkel. I rapporti con l'Europa sono stati altalenanti: l'Ue ha siglato ad esempio un accordo con la Turchia (contestato da numerose associazioni umanitarie) per la gestione dell'ondata migratoria in arrivo dalla Siria.
Al contempo, però, Bruxelles e gli Stati membri dell'Unione euroepa hanno criticato aspramente alcune scelte di Erdogan, in particolare quelle legate alla libertà di stampa: nel corso del suo mandato numerosi giornalisti d'opposizione sono stati arrestati. Il caso del quotidiano Cumhuriyet è stato in questo senso emblematico.
Erdogan ha inoltre partecipato alla guerra in Siria con il proprio esercito, sostenendo i gruppi che si sono ribellati al governo di Bashar al-Assad. Al contempo, il presidente turco ha sfruttato il conflitto per colpire i curdi, che nel nord della Siria cercano di creare un territorio indipendente. A febbraio è stato lanciato così l'assedio di Afrin, importante centro della regione curda.
Già nel novembre del 2016, inoltre, Erdogan aveva ordinato l'arresto in blocco di tutti i principali esponenti del Partito democratico dei popoli (HDP), formazione politica filo-curda. Tra le persone finite in manette figuravano anche i due co-presidenti Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag.
Un'importante crisi è stata poi registrata nel 2017 con i Paesi Bassi. Durante la campagna per il referendum costituzionale, Erdogan ha inviato alcuni suoi ministri in Europa per parlare con gli elettori all'estero. L'Olanda ha tuttavia affermato che una manifestazione di piazza a Rotterdam avrebbe rappresentato una minaccia per l'ordine pubblico.
Erdogan ha reagito duramente: «Pagheranno un prezzo molto alto», ha affermato. Il governo dei Paesi Bassi ha replicato parlando di «ricatto» da parte della Turchia e ha ritirato all'aereo di Stato che trasportava il ministro degli Esteri di Ankara, diretto a Rotterdam, il diritto di atterrare. L'escalation è proseguita con il leader turco che ha definito «fascisti» i governanti olandesi.
In questa immagine, Erdogan è ritratto tra il presidente dell'Iran Hassan Rohani e il suo omologo russo Vladimir Putin.
Questa fotografia, scattata il 16 aprile 2018, mostra il presidente Erdogan in compagnia del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel corso di una visita presso il palazzo presidenziale di Ankara.
Nella vita privata, Erdogan è sposato con Emine Gulbaran, che incontrò nel corso di un meeting del partito islamista Selamet: lei faceva parte di un'organizzazione fermminista chiamata Associazione delle donne idealiste.
La coppia ha quattro figli: Ahmet Burak, Necmettin Bilal, Sumeyye e Esra.
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