AttoriCristiana Capotondi: «Il mio esame di maturità? Un disastro»
Covermedia
22.6.2023 - 11:00
L’attrice ricorda il momento catartico: «Rappresenta un passaggio. È un salto quantico: entri nel mondo degli adulti».
Covermedia
22.06.2023, 11:00
22.06.2023, 11:02
Covermedia
Protagonista del film cult «Notte prima degli esami», Cristiana Capotondi ha voluto raccontare la sua maturità, dalla quale sono trascorsi circa 24 anni.
«Mi sono trovata spesso a pensarci: sono passati 24 anni da quella notte e 17 dal film, posso dire di avere una doppia maturità», dice l’attrice al Corriere della Sera.
«Rappresenta un passaggio. È un salto quantico: entri nel mondo degli adulti. Ti ritrovi a condividere con tanti quel sentimento di spaesamento legato al pensiero della scelta sul da farsi dopo: smettiamo di essere tutti uguali. Qualcuno inizia a lavorare, sei meno parte di un gruppo».
La Capotondi è stata una studentessa a tratti insofferente, che anelava ai rapporti interpersonali.
«Studiosa anche se abbastanza indisciplinata: ho sofferto molto il banco, la sedentarietà. Invece amavo le dinamiche della classe, il rapporto con i compagni, quello con i professori. Mi piaceva la vita comune, la scuola è un progetto di condivisione. Finirla significa interrompere quella dimensione: quella quotidianità non ci sarebbe più stata».
Il test di maturità però non è andato benissimo.
«Ho sbagliato tutto il compito di italiano, sono andata in palla. L’ho consegnato mezzo vuoto, non sapevo cosa scrivere e da allora ho l’ansia del foglio bianco. Solo di recente ho imparato a disinnescare quel meccanismo. Poi mi ricordo la scena meravigliosa di un rotolo di carta igienica che abbiamo visto srotolarsi alla finestra, dal piano sopra: c’erano scritti i risultati della prova di matematica... rivivo l’ansia all’idea che i professori lo vedessero».
Per fortuna Cristiana quando era adolescente aveva comunque le idee chiare sul suo futuro.
«Avevo già iniziato a lavorare, ero una ragazzina con una fortuna in più rispetto agli altri: sapevo cosa volevo fare. Ma il disorientamento l’ho avuto alla scelta dell’università: ho optato per Scienze della Comunicazione per portare avanti il mio lavoro anche se amavo le materie scientifiche. Avrei voluto fare Fisica o Ingegneria Navale, ma c’era la frequenza obbligatoria».