In un'agenda culturale devastata dal coronavirus prende il via oggi il Festival internazionale del film alpino di Les Diablerets (FIFAD): gli appassionati di montagna potranno nel corso di una settimana visionare oltre 50 pellicole a tema.
La decisione di portare avanti la manifestazione «quasi» normalmente – con proiezioni nelle due sale come di consueto – è stata presa nel rispetto scrupoloso delle misure di protezione adottate dalla Confederazione. «È impossibile fare alpinismo senza correre rischi. Siamo consapevoli del rischio, ma pensiamo che sia ragionevole», ha spiegato il direttore artistico Benoît Aymon alla Keystone-ATS.
Gli organizzatori hanno provveduto a montare schermi in plexiglas e si sono dotati di gel disinfettante, hanno riveduto la programmazione e previsto ingressi e uscite separate. In sala dovrà essere lasciato un posto libero tra ogni spettatore o gruppo di spettatori. Non hanno neppure dimenticato la tracciabilità: «abbiamo creato un sistema di biglietteria completamente nuovo. Per ogni biglietto venduto, sapremo chi c'è. Bisognerà anche registrarsi per gli eventi gratuiti», ha aggiunto Aymon
Il festival attende circa un terzo di spettatori in meno rispetto alle scorse edizioni. Per compensare, almeno in parte, le perdite ha deciso di tenere proiezioni supplementari al mattino.
La programmazione non ha risentito del Covid. Il festival ha ricevuto 188 film – un numero record – e ne ha selezionati circa 50 per questa 51a edizione. La manifestazione si preannuncia eclettica, come d'altronde il mondo della montagna. «Ogni sera presento film in cui credo. Film eccellenti che hanno diritto a un premio», ha sottolineato Aymon.
Il festival romando mira a costruire ponti con la Svizzera tedesca – la SRG è diventata partner dell'evento a fianco di RTS – e il Ticino, che quest'anno sarà rappresentato dalla pellicola «Aux origines du ski» del ticinese Mario Casella.
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